CATERA, Vincenzo
Nacque, probabilmente a Siracusa, intorno all'anno 1770: figlio di Antonino, fratello di Silvestro (che erano ambedue argentieri) e marito di Vincenza Chindemi, probabile consanguineo del maestro Gaspare Catera, il cui nome compare in un atto matrimoniale del 1743.
Formatosi nella bottega del padre, che nel 1781 operava a Catania, lo seguì quell'anno a Noto, dove Antonino era stato chiamato con il figlio per partecipare, con un folto gruppo di maestri (Silvestro e Tommaso Gianneri, Gaetano Abita, Francesco Perricone, Gaetano Furnò, Giuseppe Pirrone e Francesco Scarrozza), al restauro - o, meglio, rifacimento - della cinquecentesca urna argentea con le reliquie di s. Corrado Confalonieri; restauro ultimato due anni dopo (ill. in M. Accascina, Oreficeria diSicilia...,Palermo 1974, p. 284).
È lecito supporre un'operosa attività successiva a questo primo giovanile intervento: il nome del C. riappare tuttavia solo nel 1800, allorché venne incaricato d'eseguire per il duomo di Siracusa una "navicella",uguale a quella realizzata nel 1762 (e sempre per il duomo) dal romano Lorenzo Petroncelli. Sufficientemente documentata è poi l'attività svolta nel 1813-14: sappiamo infatti che nel '13 il C. ebbe l'incarico di eseguire, forse su disegno di Salvatore Alì, il trono con l'urna per le specie eucaristiche da porre sull'altare maggiore del duomo, ma l'opera, per la prematura scomparsa del maestro, fu completata nel 1815 dal cognato Giuseppe Chindemi, il quale si avvalse dell'aiuto del fratello del C., Silvestro, che, l'anno precedente, aveva restaurato il paliotto ed il gradino del medesimo altare.
Si devono altresì al C. la croce da altare, il reliquiario ed i sei candelieri grandi commissionati dalla famiglia Arezzo della Targia per la cappella del SS. Sacramento nel duomo di Siracusa (1813); arredo integrato l'anno successivo con la fornitura di sei candelieri piccoli eseguiti, sembra, con la collaborazione di Michele Chindemi, altro argentiere siracusano di cui si hanno notizie a datare dal 1770.
Il C. morì a Siracusa il 2 dic. 1814, e fu sepolto nella chiesa della Congregazione di S. Anna.
Bibl.: G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secc. XV e XVI, I, Palermo 1880, p. 632; G. Agnello, Argentieri e argenterie del Settecento, II, in Per l'Arte sacra, VI(1929), pp. 155, 157 s.; Id., Orafi e argentieri dei secc. XVI, XVII e XVIII, in Archivi, XXIII(1956), pp. 345 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 184 s.