CASTELLINI, Vincenzo
Nato a Roma nel 1742, fu mosaicista dello Studio del mosaico della Reverenda Fabbrica di S. Pietro. Vi fu ammesso probabilmente entro il 1762, poiché il 7 di marzo di quell’anno in una supplica a Clemente XIII (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 A., c. 73) chiedeva di essere annoverato tra i mosaicisti dello Studio. A tal fine stilava un suo profilo dichiarando di avere venti anni e di aver vinto per due volte il premio di pittura che si soleva dare a Roma, in Campidoglio, agli studenti più meritevoli.
Nel gennaio del 1765 eseguì il suo primo lavoro all’interno della basilica vaticana, partecipando alla realizzazione dei mosaici ornamentali della seconda cornice della cupola e del primo cornicione del tamburo (Ibid., ibid., pacco 14 C., c. 23). Dal 1770 al 1772 fu impegnato con Alessandro e Filippo Cocchi nel porre in mosaico il Miracolo di s. Gregorio Magno, tratto dall’originale di Andrea Sacchi, ora nella cappella Clementina in S. Pietro. Per volere di Pio VI, attese, con gli altri mosaicisti dello Studio tra cui il fratello Antonio, dalla fine dell’agosto del 1779, alla lavorazione dei paliotti per gli altari comuni di S. Pietro, ancora oggi in situ (Ibid., ibid., pacco 14 A., c. 659rv).
Nell’ultimo decennio del XVIII sec. nello Studio vaticano si copiavano diversi quadri in mosaico, destinati alla S. Casa di Loreto, dove ancora oggi si trovano; il C. collaborò alla realizzazione di alcuni e precisamente: S. Gioacchino, s. Anna e la Vergine da A. Kauffmann, SS. Filippo e Ignazio da C. Unterberger, S. Francesco di Paola da Antonio da Sermoneta, SS. Carlo ed Emidio da A. von Maron, Ultima Cena da S. Vouet e SS. Domenico ed Agostino da D. De Angelis.
Insieme con B. Tomberli il 1° luglio 1806 si impegnava ad eseguire in mosaico, per 4.000 scudi, l’Incredulità di s. Tommaso di V. Camuccini, oggi nella prima cappella a destra del transetto meridionale (Ibid., ibid., pacco 14, cc. 151-158). Cinque anni dopo, mentre ancora attendeva a quest’opera, morì, probabilmente tra il settembre e l’ottobre del 1811, poiché nel novembre di quell’aùno il fratello Antonio era incaricato di continuare il lavoro da lui lasciato incompiuto. Un documento (Ibid., ibid., pacco 14, c. 5011, informando brevemente dell’attività svolta dal C., rende nota la sua partecipazione ai lavori eseguiti (dal 1774 circa) nella cupola della cappella Gregoriana in S. Pietro, e ai restauri condotti nella cupola della cappella Clementina sempre nella basilica vaticana.
Il figlio Raffaele ne continuò il mestiere.
Fonti e Bibl.: Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 A.: Studio del Musaici, Mosaicisti, ecc. (1762-1779) cc. 73, 659rv; Serie armadi, vol. 454: Registro dei mandati, 1792-1800, ad nom.; serie 3, pacco 14: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., ad nom. (dal 1806 al 1810 circa); pacco 14 C.: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., ad nom. (1812 circa); A. Busiri Vici, Il cel. Studio del mosaico..., Roma 1901, pp. 25, 27 s., 115 ss.