BRUNI, Vincenzo
Nato a Rimini nel 1532, iniziò gli studi universitari a Bologna, sostentandosi con un beneficio sulla chiesa della Polverara di Rimini, concessogli da Paolo III nel 1541. Passato in seguito a Padova ("excitus fama Bassiani Landi", afferma il Papadopoli), vi si addottorò in medicina nel 1555. In seguito tornò a Rimini, dove esercitò la professione medica. Ammesso nella Compagnia di Gesù nel luglio 1558 a Venezia, il B. passò quindi a Roma, dove, l'anno successivo, fu ordinato sacerdote e nel 1566 divenne coadiutore spirituale. In questo modo vedeva quindi delineato il suo compito all'interno della Compagnia nelle funzioni, che spettavano al coadiutore spirituale, di direzione e di insegnamento nelle istituzioni scolastiche della medesima. Così, dopo aver diretto il collegio di Loreto (dove, il 25 apr. 1568, pronunciò i voti solenni), passò al Seminario romano, e, infine, al Collegio romano della Compagnia. Qui fu nominato rettore nel 1571 e nel 1576, ed esercitò un influsso considerevole sia come direttore spirituale sia come autore di opere destinate alla meditazione e alla formazione religiosa dei giovani. Profondamente legato al modello dei primi padri della Compagnia, dedicò la sua nutrita produzione letteraria a riproporne la tematica spirituale per le nuove leve dell'Ordine, fra cui si annoveravano figure come quella di s. Luigi Gonzaga, a lui personalmente molto vicino. Fra le sue opere si ricordano: un martirologio, redatto intorno al 1580, e pubblicato a Venezia nel 1585 presso il Giolito, un Trattato del Sacramento della penitenza con l'esame della confessione generale...(più volte ristampato e tradotto) e varie raccolte di meditazioni sulla vita di Cristo, sulla Madonna, sui santi. Particolarmente rilevante nell'ambito di questa produzione fu l'opera Meditazioni sopra i misterii della Passione et resurrettione di Christo N. S. con le figure et profetie del vecchio testamento,et con i documenti che da ciascun passo dell'Evangelio si cavano, la cui prima edizione (Venezia, Giolito, 1586, con dedica di Giovanni Giolito a Eleonora d'Austria) fu seguita ben presto da numerose altre ristampe, nonché da traduzioni in latino, francese, tedesco, inglese, polacco, ecc.: l'impiego, immediato e costante per tutta la prima metà del sec. XVII, fattone nei collegi della Compagnia è alla base di tale cospicua fortuna editoriale. Le opere del B. venivano a colmare l'esigenza di testi di spiritualità prodotti da membri dell'Ordine e dedicati a divulgarne il metodo e la tematica religiosa. In questo senso esse costituiscono un esempio significativo di una produzione editoriale che cominciava solo in quegli anni a diventare notevole.
Lo schema delle singole "meditazioni" è così esposto dal B.: "Nella prima (parte)... si propone l'essemplare, il qual dobbiamo riguardare, et imitare, che è un'attione di Christo... Nella seconda parte si mette il modo, come si ha da riguardare... in che ho procurato, quanto si può, di metter copia di concetti, non tanto di dottrina, quanto di affetto, i quali servano più per mover la volontà, et infiammar il cuore nell'amor di Christo, che per pascere l'intelletto. Nella terza... s'insegna, come lo dobbiamo imitar con le opere...". La centralità ignaziana dell'imitazione di Cristo trova nelle pagine del B. una traduzione fedele, anche se inevitabilmente impoverita nella meccanica ripetizione dello schema e delle formule. Lo stesso può dirsi per molti altri temi del patrimonio spirituale della Compagnia - primo fra tutti quello dell'obbedienza ai superiori, - di cui le opere del B. offrono in qualche modo un repertorio e un significativo documento del modo in cui venivano sentiti e divulgati verso la fine del sec. XVI. L'importanza e la diffusione delle meditazioni del B. sono testimoniate dal fatto che l'uso, raccomandato anche da s. Francesco di Sales, fu praticamente reso obbligatorio nel 1625 dal padre Acquaviva, nell'ambito della Compagnia, per i padri del terzo anno, o anno di prova.
Il B. morì a Roma il 13 ag. 1594.
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