BRUNACCI, Vincenzo
Nato a Firenze il 3 marzo 1768 da Ignazio Maria e da Elisabetta Danieli, ricevette la prima istruzione nel collegio degli scolopi, iniziando quindi lo studio della matematica con S. Canovai. La sua passione per tale materia venne ostacolata dal padre, che avrebbe voluto avviarlo a una carriera più remunerativa: verso i diciassette anni venne inviato perciò a Pisa a seguire i corsi di medicina, ma egli proseguì ugualmente lo studio preferito durante le vacanze estive. Così, se riusciva un mediocre studente di medicina, si andava qualificando come matematico esperto e aggiornato sui recenti progressi dell'analisi, seguendo i corsi dell'astronomo Paoli; ben presto cominciò a tenere ripetizioni agli studenti della facoltà di matematica. Nel 1788, l'anno stesso in cui si laureò in medicina, ottenne la cattedra di professore straordinario di fisica all'università di Pisa. Il granduca Pietro Leopoldo gli assegnò, quindi, una pensione perché studiasse idraulica con gli ingegneri Fantoni e Salvetti, ma l'incontro con le opere di Lagrange fece capire al B. che la sua vera vocazione era quella per la matematica pura. La conoscenza dell'opera del grande matematico torinese fu fondamentale per la sua evoluzione ulteriore, e nella diffusione nell'area italiana dell'impostazione data ai problemi dell'anafisi da quel maestro sta il suo principale contributo storico.
Intorno al 1790 il B. fu nominato professore di matematica e nautica nell'istituto di marina a Livorno e poi anche docente di balistica nello stesso istituto.
Nell'ambito di questo incarico compì diversi viaggi nel Mediterraneo per insegnare astronomia pratica ai giovani guardiamarina. Ma le mansioni di docente non esauriscono la sua attività in quegli anni: nel 1792 pubblicò a Livorno un Opuscolo analitico sopra l'integrazione delle equazioni a differenze finite, e l'anno dopo, negli Atti dell'Accademia di Siena, una Memoria sopra l'integrazione di alcune equazioni a differenze finite. Nel 1795 pubblicò a Livorno una libera traduzione italiana del Nuovo trattato di navigazione del Bouguer, a cui aggiunse una seconda parte di tavole numeriche. Si trattò di un avvenimento significativo nell'evoluzione della nautica italiana, perché l'opera, saldamente ancorata a principi scientifici, contribuiva al trapasso delle attività di calcolo della rotta e di guida della nave dalla sfera empirica, fortemente venata di tradizionalismo, a quella di attività strutturata, su una netta base concettuale. L'opera ebbe successo, e venne poi ripubblicata più volte sia in Italia sia all'estero.
Nel 1796 il B. fece un viaggio nell'Italia settentrionale, e a Pavia frequentò matematici come il Mascheroni e i due Fontana. Fu il primo contatto con un ambiente relativamente più aperto ed europeo, del quale entrerà poi a far parte. Tornato in Toscana, pubblicò nel 1798 a Firenze, con l'aiuto economico del granduca Ferdinando III, il Calcolo integrale delle equazioni lineari, la prima delle sue opere analitiche più importanti. L'anno dopo, quando, in seguito ai rivolgimenti politico-militari della scena europea, anche il governo lorenese della Toscana soccombeva, il B. si mostrò pronto a collaborare coi Francesi sopraggiunti, e accettò un incarico nella municipalità fiorentina, benché non vi siano notizie su un suo orientamento ideologico filorivoluzionario. Comunque, quando le vicende militari costrinsero i Francesi ad abbandonare la Toscana, la posizione del B. divenne critica ed egli fu costretto a seguirli. Se sul piano personale questa si può considerare una disavventura, essa non lo fu su quello scientifico: infatti a Parigi egli conobbe matematici come Cousin, Legendre, Léveque e Lagrange, e fu ammesso alle sedute delle società scientifiche. Nel 1800, tornato in Italia al seguito dei Francesi, sostituì sulla cattedra pisana di matematica il Paoli e l'anno dopo fu chiamato ad analogo incarico a Pavia. Trovati ivi gli studi di matematica in una situazione organizzativa precaria, avanzò proposte di riforma, che per incarico del governo estese poi alle università di tutta la Repubblica cisalpina. Nel 1802 pubblicò a Pavia la Analisi derivata, e negli anni seguenti dette alle stampe un ponderoso Corso di matematica sublime in quattro volumi (Firenze 1804-1808), che si può considerare la sua opera maggiore, nonché il primo trattato italiano di analisi realmente completo.
Nel 1803 era stato chiamato a far parte della commissione che preparò il progetto di un canale navigabile da Milano a Pavia (Naviglio di Pavia): il B., che lo firmò (21 ott. 1805), fu incaricato, con il grado di ispettore generale delle acque e strade, della direzione dei lavori fino al 1809, quando, non potendo conciliare tale impegno con l'insegnamento universitario, fu sostituito prima dal Giudici e poi da C. Parea. Frattanto nel 1806 era stato nominato cavaliere della Corona ferrea e membro del Collegio elettorale dei dotti e, per la terza volta, rettore magnifico dell'università (come precedentemente nel 1801 e 1803). Nel 1811 fu promosso alla carica di ispettore generale della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia.
Alle opere precedenti si aggiunsero poi un testo di Elementi di algebra e geometria per i licei (Milano 1909), che ebbe numerose edizioni, ed il Trattato dell'ariete idraulico, scritto originato da un concorso indetto dall'Accademia berlinese delle Scienze, edito a Milano nel 1813.Vanno poi citate comunicazioni accademiche di matematica (Memoria sull'uso delle variazioni nelle costanti nella integrazione delle equazioni e coefficienti variabili, 1805;la Memoria sopra i principi e le applicazioni del calcolo differenziale ed integrale, 1806; lo scritto Sopra le soluzioni particolari delle equazioni a differenze finite, 1806; e vari altri); di idraulica (Memoria sulla dispensa delle acque, edita postuma a Milano nel 1827), e su argomenti fisico-biologici, quali la capillarità e la meccanica animale.
Il B. morì a Pavia il 18 giugno 1818.
Bibl.: G. Chiappa, Relazione della malattia e morte del cav. B., Milano 1833; Id., Considerazioni apologetiche sui meriti e sulle opere del cav. B., Milano 1835;E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 57-61; F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Fiesole 1843, p. 333; G. B. Corniani, I secoli della letter. ital., VII, Torino 1856, p. 224; Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia, I, Pavia 1878, p. 453; W. W. Rouse Ball, Compendio di storia delle matematiche, I, Bologna 1927, pp. 339-341; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, II, p. 174.