BRIANI, Vincenzo
Nacque a Venezia, il 14 sett. 1587, da Girolamo di Ludovico e da Contarina Contarini di Nicolò. Di Girolamo si ricorda la podestaria a Lendinara: scaduto l'incarico, il letterato Giacomo Litegato ne pianse la partenza pubblicando, a Venezia nel 1613, e, nel 1615, ad Asolo L'Adige sconsolato. Idillio.
Quanto al B. una colpa tutt'altro che lieve, frutto tuttavia più d'incoscienza e leggerezza che di deliberata volontà di violare la legge, gli tolse ogni possibilità di carriera politica. Era membro della Quarantia criminale, quando il 23 giugno 1628 si verificava in questa un "disordine", di cui subito s'interessò il Consiglio dei dieci, lieto di non lasciarsi sfuggire un'occasione per ribadire la propria autorità: un altro membro della Quarantia, Nicolò Foscolo, aveva confessato che un suo collega aveva "ballottato per lui" in una seduta alla quale non aveva partecipato. Ben presto, forse per ammissione del Foscolo e anche del notaio Gian Vittore Contarini e del "comandador" Francesco D'Andrea, emerse il nome del B., e successivamente venne coinvolto anche Pietro di Domenico Michiel, altro membro dello stesso Consiglio. Il 28 giugno pertanto il Consiglio dei dieci accusava esplicitamente il B. di broglio elettorale, "ciò commettendo scientemente, con mal esempio, con scandalo, con pregiuditio della giustitia, del buon governo et della retta intentione della Republica nostra et contra le leggi". Severa la sentenza del 4 luglio - il giorno dopo i Dieci deliberarono fosse "publicata nel Maggior Consiglio" - contro il B. "absente, ma legitimamente citato": fu condannato al bando perpetuo, e, in caso di violazione, a vent'anni "di prigione serrata alla luce" (Renier Zeno, uno dei capi del Consiglio dei dieci, era riuscito a mitigare la pena prevista qualora il B. avesse trasgredito al bando "rompendo il confin", propendendo altri per il carcere a vita).
Tuttavia, nonostante la prescrizione che il B. non potesse liberarsi "dal presente bando... se non passati anni dieci" - se si fosse invece presentato, avrebbe dovuto essere relegato "per anni dieci continovi" a Zante -, questi, di lì a poco, nel dicembre del 1629, coll'esborso di 168 ducati, poteva ottenere l'annullamento
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun,Nascite V, 55, c. 41v; Ibid., Consiglio dei X. Criminal, reg. 45, cc. 29v-36r e filza 55, passim, delibere 23 giugno-10 luglio 1628; Venezia, Museo Civico Correr, Cod. Cicogna 1495: G. A. Venier, Relatione delli moti interni della Republica dal 1616 sino al 1630, pp. 253-254; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, pp. 185-186; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini. Ricerche sul patriziato veneziano agli inizi del Seicento, Venezia-Roma 1958, pp. 257 s., 270.