BOTTA, Vincenzo
Nacque a Cavallermaggiore (Torino) l'11 febbr. 1818 da Angelo Giacinto e Agnese Siccardi.
Non ha, perciò, fondamento la tradizione che lo voleva figlio dello storico Carlo Botta: lo stesso B. negò più volte questa circostanza, ma il fatto che egli consigliasse all'editore Barbera una ristampa della Storia degli Stati Uniti per venire in aiuto al figlio di Carlo Botta, Scipione, ridotto in miseria, fece sì che questo equivoco si prolungasse presso molti studiosi posteriori.
Non si è potuto rintracciare alcun dato che descriva l'ambiente familiare del B., la sua giovinezza e la sua formazione culturale. Certo è, comunque, che egli intraprese dapprima la carriera ecclesiastica, presto però abbandonata; questa decisione venne polemicamente ribadita in una sua lettera a Giacomo Dina del 17 sett. 1850: "Non qualificatemi però sacerdote, che siamo finiti a tal tempo che tale qualificazione sarebbe per me disonorante...". Si laureò in filosofia all'università di Torino, dove rimase in qualità di ripetitore di questa materia dal 1844 al 1848. Accostatosi agli ambienti liberali, nel 1848 fu nominato professore di filosofia presso il liceo di Cuneo, iniziando un'aspra polemica contro il monopolio clericale dell'istruzione. Nel gennaio 1849 entrò alla Camera subalpina come deputato per il collegio di Carrù, nella seconda breve legislatura che si chiuse il 30 marzo. Ivi strinse amicizia con il collega L. Parola, con il quale decise nel novembre 1849 di recarsi in Germania allo scopo di studiarvi i sistemi scolastici e pedagogici.
Questa missione, che non ebbe un riconoscimento ufficiale, si concretò nella pubblicazione di un volume, Del pubblico insegnamento in Germania (Torino 1851), accurata inchiesta sulle condizioni dell'insegnamento primario, secondario e superiore in Prussia, Sassonia e Austria. In questi paesi il B. apprezzò soprattutto l'istituzione di seminari civili per la preparazione dei maestri e il principio dell'obbligatorietà della scuola elementare.
Per dare vita a una analoga inchiesta sulle strutture scolastiche americane, il B. si recò nel 1853 negli Stati Uniti. Affascinato da questo paese e conquistato da alcuni suoi aspetti quale quello della libertà religiosa, egli decise di restarvi, si naturalizzò americano e accettò la cattedra di lingua e letteratura italiana presso l'università di New York, proseguendo così quell'opera di diffusione della cultura italiana che era stata iniziata da Lorenzo da Ponte e tenuta viva dalla fitta emigrazione politica risorgimentale. In quegli anni, pur non ricoprendo alcuna carica ufficiale, fu negli Stati Uniti il rappresentante d'Italia moralmente più influente, grazie anche al matrimonio che lo legò alla poetessa americana Charlotte Lynch (1855), animatrice di uno dei salotti letterari più vivaci di New York.
I numerosi contatti del B. con l'ambiente intellettuale americano e i legami che egli mantenne con le antiche amicizie liberali fecero sì che egli divenisse un tramite importantissimo tra la cultura americana e quella italiana. Egli fu, ad esempio, per l'editore Barbera di Firenze, un'eccellente fonte di informazione circa le attività editoriali degli Stati Uniti e gli suggerì, fra altre cose, di tradurre in italiano la Autobiografia di B. Franklin.
Ricoprì il duplice ruolo di divulgatore della civiltà americana in Italia, soprattutto con le sue numerose corrispondenze al giornale L'Opinione (la sua collaborazione fu continua dal 1853 alla morte), e di interprete e sostenitore della causa dell'indipendenza italiana negli Stati Uniti, come collaboratore di giornali americani e popolarissimo oratore. I suoi scritti pedagogici come An Account of the Education and of the Institutions of Science and Art in the Kingdom of Sardinia (Hartford 1858), i suoi articoli politici di condanna della schiavitù e di appoggio al partito unionista, i suoi discorsi per la morte di Cavour e di Vittorio Emanuele e per l'inaugurazione di una statua a Garibaldi, un panorama della filosofia moderna in Italia (in History of philosophy from Thales to the present time, London-New York 1874) sono i frutti principali dell'attività letteraria del Botta.
Accanto a lavori minori e a spunti di studio interessanti, ma non realizzati, quali un libro su Leopardi e un esame sistematico della letteratura americana, merita menzione speciale il libro di B. su Dante (Dante as philosopher,patriot and poët. With an analysis of the Divina Commedia,its plots and episodes, New York 1865), per il suo valore di pietra miliare nella diffusione degli studi danteschi nei paesi di lingua inglese.
In seguito, rimasto ancorato alle posizioni politiche degli antichi gruppi moderati, il B. decadde da interprete autorevole della situazione politica italiana a ostinato e patetico organizzatore di iniziative di sapore provinciale, come appare dal suo carteggio inedito con G. Dina, pieno di amarezza per l'ingratitudine dei suoi connazionali e per la consapevolezza di un suo progressivo, doloroso distacco dalla realtà italiana.
Morì a New York il 5 ott. 1894.
Fonti eBibl.: Torino, Museo del Risorgimento, Carte Dina (cfr. Catalogo del Carteggio politico di G. Dina,direttore del giornale l'Opinione, 1848-79, Torino 1909, pp. 36-37); Annali bibliografici e catalogo ragionato delle ediz. Barbera 1854-1880, Firenze 1914, pp. 345, 545; G. B.Michelini, Un italiano in America, in Rivista contemp., VII (1859), p. 18; F. Zampini Salazar, V. B., in Nuova Antologia, 1º giugno 1895, pp. 540-46; G. Boni, Studi danteschi in America, in Riv. d'Italia, giugno 1898, pp. 296-316; V. Cian, Il Piemonte e l'America, in Il Fronte interno, IV, Roma, 12-13 luglio 1918, p. 191; L. Negri, Un Dantista piemontese in America, in Miscell. di studi danteschi: Dante e il Piemonte, Torino 1922, pp. 405-416; G. Vidari, L'educazione in Italia dall'Umanesimo al Risorgimento, Roma 1930, pp. 355ss.; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 89; A. Pace, B. Franklin and Italy, Philadelphia 1958, p. 199; Diz. del Risorgimento naz.,ad vocem; Dict. of American Biography,ad vocem.