BONA, Vincenzo
Nato ad Alba (Cuneo) l'11 sett. 1811, interruppe gli studi di retorica ed entrò nella tipografia del torinese A. Alliana, ex torcoliere della Stamperia reale; qui ebbe nel proto A. Pugnani il suo primo maestro. Fu poi lavorante presso la stamperia Fodratti, e capo reparto composizione nella tipografia G. B. Paravia, che lasciò nel 1837 per impiantare, in società col tipografo Enrico Mussano, la Nuova tipografia Mussano e Bona. Questa però non ebbe vita lunga: due anni dopo il B. si associava con Luigi Zecchi, direttore dell'azienda Eredi Bianco.
La tipografia in cui, come socio, il B. veniva a portare il suo impulso, aveva già una tradizione. Fondata nel 1777 da Giovanni Ranza, e da lui diretta fino a quando le turbinose vicende dell'anno 1790 lo avevano costretto a cederla al tipografo torinese Giacomo Fea, era considerata una delle più quotate tipografie piemontesi. Quando il Fea, a sua volta per ragioni di salute, dovette cederla nel 1805, fu rilevata dal torinese Vincenzo Bianco; alla morte di questi (1817) gli eredi (famiglia Albera) ne avevano continuato l'attività valendosi dell'opera dello Zecchi.
Nel 1839, con la nuova società Bona-Zecchi, veniva in proprietà ai due tipografi non soltanto la tipografia torinese, ma anche quella di Chambéry, che era la Stamperia del real governo in Savoia.
I due soci, dopo un inutile tentativo con la dagherrotipia, adattarono sin dal 1841 la calotipia del Talbot alla tipografia; da allora tutti i progressi della fotomeccanica furono da essi applicati. Nel 1855 lo Zecchi moriva a Cuneo di colera, lasciando la sua parte dell'azienda al B., il quale cambiò la ragione in Tipografia Vincenzo Bonn, e proseguì per la strada delle innovazioni e dei perfezionamenti. Lo stesso anno infatti acquistò il primo esemplare della macchina tipografica del Koenig, che veniva a sostituire parecchi torchi a mano.
Celebre in tutto il Piemonte, nel 1858 il B. fu nominato tipografo dell'Accademia Albertina di Belle Arti: stampò i volumi dell'Arte in Italia, gli Album della Società promotrice di Belle Arti, gli Atti e le Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino, ecc. I suoi elzeviri, unici a quel tempo in Italia, e la serie di caratteri (greco, arabo, amarico, copto, falisco, etrusco, ebraico, egizio, russo, ecc.) erano rinomatissimi, come erano ammiratissimi i caratteri tipografici per la composizione della musica.
Verso gli ultimi anni il B. venne aiutato dal figlio Carlo Emanuele che alla morte del padre, avvenuta a Torino l'11 giugno 1874, ne continuò l'attività.
Fonti e Bibl.: oltre l'archivio privato della Tipografia Vincenzo Bona, in Torino, si veda: G. Fumagalli, Lexicon Typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 422; D. Gianolio, La Tipografia, Torino 1914, p. 621; G. I. Arnaudo, Dizionario esegetico, tecnico e storico per le arti grafiche, I, Torino 1913, p. 207; D. Gianolio, Il libro e l'arte della stampa, Torino 1926, s. v. Si veda inoltre: Ricordo del banchetto offerto dal Sig. Carlo Emanuele Bona in occas. della sua nomina a caval. d'Italia, Torino, 16 sett. 1877; A ricordo del 25º anno di carriera tipogr. il personale dello stabilimento offre al Sig. Comm. Carlo Emanuele Bona, a cura di G. V. Bona, Torino 1963.