BELLINI, Vincenzo
Nato a Gambulaga, presso Ferrara, da Gerolamo e da Teresa Pocaterra, il 22genn. 1708, frequentò le scuole dei gesuiti della sua città, dove iniziò lo studio del latino e del greco, e soprattutto cominciò a manifestare interesse per la numismatica e la medaglistica.
Risoluto ad abbracciare lo stato ecclesiastico, a diciassette anni entrò nel seminario arcivescovile e nel 1732 fu ordinato sacerdote. Nel 1737 venne norninato rettore della parrocchia di Cassana, dove rimase fino al 1758. Cominciò allora ad occuparsi di storia medievale e moderna, oltre che di ebraico e di francese; ma specialmente attese ai suoi studi numismatici, riuscendo altresì a formare una cospicua collezione di monete, per lo più medievali, che presto suscitò l'interesse di G. R. Carli ed ebbe il plauso di L. A. Muratori (1749).
Nel 1757 l'imperatore d'Austria, Francesco I, esperto ed appassionato collezionista, riuscì, per mezzo del conte B. Cristiani, cancelliere imperiale a Milano, e dell'abate P. Salandri, ad acquistare le monete del B., cui fu offerto invano l'incarico d'antiquario alla corte di Vienna, e che peraltro tenne per sé i doppioni dell'intera serie. In seguito, aderendo alle richieste dei suoi concittadini, ed anzituto di F. Calcagnini, giudice dei Savi, il B. accettò di cedere la serie dei doppioni conservati alla città di Ferrara, assumendone l'incarico di custode, col titolo di lettore "de antiquis monumentis", dietro compenso di 100 scudi-annui. L'atto di cessione fu stipulato il 23 genn. 1758 e segnò l'origine del Museo Civico di Ferrara (ora al palazzo di Schifanoia), che fu provvisoriamente sistemato nel palazzo dell'università.
Lasciata allora la parrocchia di Cassana, il B. si trasferì a Ferrara e si dedicò interamente alla cura del Museo, aumentandone le collezioni e redigendone il catalogo (Ferrara, Bibl. Ariostea, ms. 567). Riuscì ancora a farsi una nuova collezione di monete, che alla sua morte andò sfortunatamente dispersa.
Morì a Ferrara il 27 febbr. 1783.
Nel notevole risveglio culturale che seguì la pace di Aquisgrana e il ritiro delle truppe tedesche dal Ferrarese, gli interessi del B. non furono quelli d'un erudito locale, e le sue opere, che i contemporanei consideravano quasi un supplemento alle dissertazioni del Carli Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia (I, La Haye 1754; II, Pisa 1757; III, Lucca 1760) e la continuazione di quelle muratoriane sulla moneta (De moneta, sive iure condendi nummos, in F. Argelati, De monetis Italiae variorum illustrium virorum dissertationes, I, Mediolani 1750, pp. 1 ss.; De diversis pecuniae generibus, ibid., pp. 99 ss.), contribuirono a dar tono e vigore agli studi italiani di numismatica medievale.
Nel 1754 apparve a Ferrara la dissertazione Dell'antica lira ferrarese di marchesini detta voliarmente marchesana, fondata su ampie ricerche d'archivio ed assai favorevolmente recensita dalle Novelle della repubblica letteraria (1755, pp. 36 ss.) e dalle Novelle letterarie pubblicate in Firenze (XVII[1756], coll. 471 ss.). Si tratta d'un notevole esempio di "descrizione storica" d'una moneta ideale condotta, con acume e con diligenza, attraverso le vicende della sua circolazione, anche se una volta soltanto il suo vero valore ècalcolato sul reale valore delle merci. Ogni documento pur minimamente utilizzabile viene attentamente esaminato in ogni sua parte; mentre le notizie di storia, invece che per delineare il quadro economico e politico in cui iscrivere le monete, sono riferite piuttosto per non procurar "tanto tedio" al letore.
Dense ed accurate, nonostante alcune imprecisioni e qualche errore, sono le dissertazioni latine su monete inedite del Medioevo italiano, che ancora alla fine dell'Ottocento costituivano una delle fonti più importanti per la ricostruzione della storia monetaria dell'Italia centrale e settentrionale dal sec. X al XV. Stampata a Milano nel 1754 senza indicazione di luogo e di anno e successivamente inclusa nell'appendice al De monetis Italiae dell'Argelati (V, Mediolani 1759, pp. 1 ss.), la dissertazione De monetis Italiae Medii aevi hactenus non evulgatis quae in suo musaeo [sic] servantur una cum earundem iconibus presenta l'illustrazione di centodiciotto monete, descritte "ab urbibus, iuxta alphabeticum ordinem, neglecta temporum serie" ed è in pratica il primo tentativo, dopo quelli del Muratori e del Carli, di studiare singolarmente le zecche medievali italiane. Nel 1755 ne fu pubblicata a Ferrara una seconda edizione contenente la descrizione di duecentosessantacinque monete, della quale diedero entusiastico annuncio le Novelle della repubblica letteraria (1756, pp. 11 ss.), mentre nelle Memorie per servire all'istoria letteraria (VII, 6 [1756], pp. 38 ss.) se ne criticavano con maggiore o nunor fondamento talune affermazioni. In seguito, fra il 1767 ed il 1779, videro la luce, sempre a Ferrara, altre tre dissertazioni che illustravano, secondo il metodo precedente, nuove monete medievali non pubblicate: De monetis Italiae Medii aevi hactenus non evulgatis quae in patrio musaeo [sic] servantur una cum earundem iconibus altera dissertatio, 1767: trecentosessantotto monete; De monetis Italiae Medii aevi... postrema dissertatio, 1774: duecentotrentatré monete; De monetis Italiae Medii aevi... novissima dissertatio, 1779: centosessantotto monete.
L'opera più importante del B. è, però, il trattato Delle monete di Ferrara, stampato a Ferrara nel 1761, al quale egli lavorava sin dal '55 (cfr. Corpus Nummorum Italicorum, X, Roma 1927, pp. 418ss.). In esso la storia della zecca di Ferrara è ampiamente descritta in tutte le sue vicissitudini da Federico Barbarossa a papa Clemente XI, sulla base di una documentazione veramente notevole e con una estrema precisione: solo in poche occasioni l'illustrazione non corrisponde alla descrizione del testo o la moneta non è riprodotta con esattezza. Vi s'incontrano tutti i pregi e i difetti delle, opere precedenti; e se pur i riferimenti storici vi sono introdotti "non solamente per dare una serie, e continuazione alla principale materia troppo sconnessa e spesse volte per molti anni interrotta, ma ancora per ammollire, e far grato... un argomento assai secco e rincrescevole per se medesimo" vi si sente una sempre maggior preoccupazione di dare a persone e a fatti una più esatta dimensione che agevoli l'effettiva comprensione delle cose passate.
Non tutte le opere del B. furono pubblicate, ed alcune, delle quali le più significative sono Breve cronaca di Ferrara dal 1412 al 1597; Memoria sui 4000 sesterzi lasciati dal Giraldi al Duca Ercole II d'Este; Ragionamento del ducato in oro veneziano, furono fartunosamente ritrovate da G. Boschini e si conservano ora nella Biblioteca Ariostea di Ferrara (fondo Antonelli, 211).Le sue lettere, per lo più inedite, sono conservate nella Biblioteca Estense di Modena, nell'Universitaria di Bologna e nell'Ariostea di Ferrara. Fra i suoi corrispondenti figurano, oltre al Muratori, G. c. Trombelli, F. L. Bertoldi e G. A. Zanetti.
Fonti e Bibl.: Oltre alle opere e agli articoli. già riferiti, cfr. Novelle della repubblica letteraria, 1754, pp. 363 ss.; Memorie per servire all'istoria letteraria, IV, 5 (1754), p. 64; Novelle letterarie pubblicate in Firenze, XVI(1755), coll. 423 s.; XVII (1756), coll. 36 s.; Memorie per servire all'istoria letteraria, VII, 2 (1756), p. 64; Storia letteraria d'Italia, X, Modena 1157, pp. 245-55.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 691 s.; Novelle letterarie pubblicate in Firenze, XXIX(1768), coll. 76 s.; n.s., V (1774), coll. . 776 s.; n.s., XIV (1783), coll. 340 ss.; L. A. Muratori, Epistolario, a cura di G. Campori, XII, Modena 1911, pp. 5398, 5409, 5552 s.; G. Marini, Lettere inedite, a cura di E. Carusi, I, Roma 1916, p. 34; G. A. Zanetti, Nuova raccolta delle zecche e delle monete d'Italia, III, Bologna 1783, pp. IX s., XII, XV, 473 s.; G. Ferri, Orazione detta per l'esequie celebrate al rettore don V. B. custode del Museo il di 8 marzo 1783, Ferrara 1783; L. Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, II, Ferrara 1793, pp. 378 s. L. Ughi, Diz. storico degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, pp. 38 s.; G. Mayr, Gli ultimi periodi della zecca di Ferrara, Ferrara 1823, pp. 3 ss., 19. 33 s.; G. Petrucci, Vite e ritratti di XXX illustri ferraresi, Bologna 1833, pp. 143 ss.; G. M. Bozoli, in E. De Tipaldo, Biografie degli Italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 342 ss.; G. Antonelli, Indice dei manoscritti della Civica Biblioteca di Ferrara, I, Ferrara 1884, pp. 284 s.; c. Luppi, V. B., Milano 1889; A. Engel-R. Serrure, Traité de numismatique du Moyen Age, I, Paris 1891, p. XVIII; G. Rivani, Il Museo archeologico di Ferrara, Ferrara 1892, pp. 5 ss.; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1955, p. 423; G. A. Facchini, Storia di Ferrara, 2 ediz., Ferrara 1959, p. 160; A. Sorbelli-G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti d. Bibl. d'Italia, XXIII, pp. 100 s. Le monete vendute all'imperatore furono destinate al medagliere imperiale a Vienna; ma di esse non si trova traccia sicura nei cataloghi G. Arneth, Das k. k.Münz- und Antiken-Kabinet, Wien 1854, pp. 22 ss.; E. F. von Sacken-F. Kenner, Die Sammiungen des k. k. Münz- und Antiken-Kabinetes, Wien 1866, pp. 7, 358 ss.) e non se ne conserva alcun ricordo presso l'odierna Bundessammlung von Medaillen.