AGNELLO, Vincenzo
Bandito siciliano vissuto negli anni intorno al 1560 a capo di una banda di quaranta uomini a cavallo terrorizzava le campagne del Palermitano e, abilissimo nella guerriglia, tendeva continue imboscate alle forze dell'ordine, facendo una vera strage di capitani d'arme. Protetto da alcuni potenti baroni, non identificati, il suo ardire arrivò a tanto che una volta si spinse fino alle porte di Palermo per uccidere un cavaliere della famiglia Afflitto, con cui aveva un conto da regolare. Un'altra volta osò schernire lo stesso viceré, duca di Medinaceli, facendosi trovare, durante un viaggio di questo da Palermo a Messina, su un'altura, a capo della sua banda, con una bandiera raffigurante un teschio, spiegata a suon di tromba. Il Medinaceli mise sul suo capo una grossa taglia e gli fece dar la caccia da quattro capitani d'arme finché uno di questi, certo Frisone, riuscì a coglierlo di sorpresa, uccidendolo in uno scontro. La stessa fine fecero gli altri componenti della banda, che, caduti poco dopo in una imboscata, furono tutti giustiziati.
Intorno alla figura dell'A. non mancò di sorgere la leggenda popolare, raccolta dai diaristi, secondo la quale l'A. avrebbe distribuito ai poveri quello che toglieva ai ricchi.
Fonti e Bibl.: V. Di Giovanni, Del Palermo restaurato, in G. Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, s. 2, II, Palermo 1872, pp. 168-171; V. Auria, Historia cronologica delli Signori Viceré di Sicilia, Palermo 1697, p. 46; H. G. Koenigsberger, The government of Sicily under Philip II of Spain, London 1951, p. 117.