VILLINO
. Casa piccola e isolata costruita in città, nelle zone che offrono amenità di soggiorno, per l'abitazione permanente di una sola famiglia. Fa parte integrante della casa un piccolo appezzamento di terreno, tenuto a giardino, che circonda la maggior parte dell'edificio. Villino non è diminutivo di villa intesa come casa di larga impostazione fuori città con vasti annessi rustici per un soggiorno relativamente breve, in generale estivo: questa villa così definita ha tradizioni remote, mediterranee; il villino è invece un moderno organismo architettonico, con caratteristiche sue proprie, che ebbe modeste origini oltralpe, e ampia diffusione solo nel secolo XIX e nel XX.
Il villino soddisfa l'esigenza assai diffusa del possesso di una residenza permanente, isolata, cioè libera da soggezioni di vicinato, e nella quale il padrone sia arbitro dal sottotetto alla cantina. Come forma architettonica è diretto discendente del cottage, che tanto sviluppo ha avuto nei dintorni delle ciità inglesi, pur accanto alla serie interminabili delle casette a schiera dei quartieri esterni.
Possiamo considerare come modelli i villini che sorsero in Inghilterra prima che altrove, orientando questo tipo di casa in tutti i continenti, sebbene anche la casetta alla svizzera e le case rustiche mediterranee e perfino il gusto degl'interni giapponesi abbiano influito sensibilmente.
Come si vede ancor oggi in alcuni quartieri residenziali di Londra, la disposizione tipica dei villini è quella a successione continua, un poco arretrata dal filo stradale. Riportandoci ai primi esempî, specialmente inglesi, si osserva che ogni costruzione reca un'impronta di gusto personale sempre distinto e pittoresco; essa prende carattere dal colore dei materiali di rivestimento, dal chiaroscuro degli avancorpi e delle vetrate, dei bow windov, che creano nell'interno simpatici e accoglienti allargamenti nella stanza in corrispondenza delle finestre
È caratteristico e notevole il fatto che il tipo di costruzione a villino ha trovato il favore tanto delle famiglie di modestissime possibilità economiche, quanto di quelle signorili, più esigenti e raffinate; ne consegue che si ha tutta una scala di tipi e di forme, che, agli estremi, presenta differenze grandissime di soluzione anche sulla stessa impostazione schematica.
Il tipo più comune di villino è realizzato in due piani fuori terra e uno seminterrato. Al piano sopraelevato, oltre l'ingresso, si trova la hall, vasto ambiente di soggiorno e di smistamento, che talvolta prende due piani; intorno alla hall sono distribuiti gli altri ambienti destinati alla vita diurna, come la stanza da pranzo, la biblioteca e la stanza da studio o lavoro del padrone di casa, il salotto per le visite della signora e talvolta anche tutti i servizî costituenti la cucina, frequentemente allogati anche nel seminterrato. Al primo piano si trovano le stanze da letto, le stanze per i bambini, quella per l'ospite, per la prima colazione, i servizî di bagno, le terrazze e altro. Nel sottotetto, se non è utilizzato per ripostiglio, si trovano gli alloggi per il personale di servizio. Nel seminterrato sono disposti i servizî necessarî al buon funzionamento, all'ordine, alla pulizia del villino, e cioè cantina e dispensa, impianto di riscaldamento, lavatoio, guardaroba, tinello per la servitù e camere eventuali di servizio.
L'autorimessa, la casetta del giardiniere, le serre, ecc., trovano eventualmente posto in apposita costruzione situata in un angolo del giardino.
All'inizio del sec. XX anche il problema estetico del villino venne affrontato da alcuni valorosi innovatori (pittori, decoratori e architetti), i quali, con scritti e con opere, hanno portato chiarimenti formali nel problema, tanto per ciò che riguarda la singola costruzione quanto per i rapporti urbanistici che derivano ai quartieri residenziali costituiti da siffatto tipo di costruzioni. Si è posto il problema della città giardino.
Fra i migliori innovatori va ricordato l'inglese W. Morris, del secolo XIX, al quale si deve l'ultimo affinamento della villa inglese: tradizione e spirito moderno sono mirabilmente fusi nelle sue opere, e in quelle di qualche allievo, come Ph. S. Webb. Gli esempî inglesi hanno avuto larghissima applicazione nelle colonie e specialmente nell'America Settentrioriale, dove è importante rilevare l'opera innovatrice di Frank Lloyd Wright (opere in California e in Giappone). Vanno ricordati i libri di Muthesius che diffondono specialmente le idee inglesi; e ancora gli scritti polemici e le opere di Adolfo Loos (opere a Vienna e a Parigi), gli scritti e le opere di Le Corbusier (opere a Auteuil, al Bois de Boulogne, e molte altre, e soprattutto la rivista Esprit Nouveau e i libri Vers une Architecture, 1923 e Urbanisme, 1925). Sono da ricordare le opere del Tesse Now, di W. Gropius,P. Behrens, L. Mies Van der Rohe e di molti altri in Germania; di H. van der Velde e di V. Bougeois nel Belgio, di J. Hoffmann e di J. Franck in Austria, di R. Neutra e di moltissimi altri.
Il villino moderno, dopo aver superato il periodo di esperimento e d'internazionalismo nel primo decennio dopo la guerra mondiale si avvia verso forme più sane e più appropriate alle caratteristiche delle varie regioni nelle quali sorge e al carattere nazionale e tecnico. Fra i più noti architetti di queste tendenze si ricordano in Germania, P. Bonatz, P. Schmitthenner; in Ungheria il Kozma e il Lázló; in Italia G. Ponti, T. Buzzi, C. Busiri-Vici; per l'Austria C. Holzmeister. (V. tavv. LXXXIX-XCII).