VILLÈLE, Jean-Baptiste-Séraphin-Joseph, conte di
Uomo politico francese, nato a Tolosa il 14 aprile 1773, morto ivi il 13 marzo 1854. Discendente da una famiglia aristocratica, ufficiale di marina in colonia e proprietario fondiario nell'Isola della Riunione nel 1807, in Francia, fu eletto sindaco di Morvilles. La restaurazione gli permise di spiegare liberamente i suoi sentimenti di conservatore e di realista. Sindaco di Tolosa (luglio 1815) e deputato dell'Alta Garonna alla Camera introvabile, si pose a capo, nel 1816, dell'opposizione di destra, e riuscì a far mettere il ministero in minoranza (1820). Fu nominato allora ministro senza portafoglio, ma dovette dimettersi l'anno appresso. Vicepresidente della Camera alle elezioni dell'ottobre 1821, fu nominato (dicembre) ministro delle Finanze rivelando in questa carica notevole talento di amministratore. Nel 1822 fu creato conte e (7 settembre) presidente del consiglio. Ma il progetto di legge che accordava un miliardo di indennità agli emigrati, a lui imposto del resto dalla maggioranza, gli alienò ogni popolarità. Reazionario per istinto, favorì la politica reazionaria di Carlo X. Fece approvare la legge sul sacrilegio (aprile 1825), sull'indennità agli emigrati e tentò, invano, di far ristabilire il diritto di primogenitura (aprile 1826). Nel giugno del 1827 sciolse la guardia nazionale e ristabilì la censura. Di fronte all'opposizione della Camera, tentò, con nuove elezioni (novembre 1827) di ottenere una più docile maggioranza: non vi riuscì, e nel gennaio 1828 dovette dimettersi. Furono pubblicati postumi a Parigi 5 volumi di Mémoires et correspondance.
Bibl.: De Neuville, Notice historique sur le comte de Villèle, Parigi 1855.