VILLAGGIO
È una località di campagna, non cinta da mura e formata da case di contadini. Nel suo significato odierno si distingue quindi dagli altri agglomerati edilizî analoghi, quali il borgo, la borgata e il paese, proprio per lo specifico carattere "agricolo indifeso" quantunque nell'uso corrente il vocabolo di villaggio venga riferito anche ad altre formazioni urbane di altri tipi: villaggio peschereccio, industriale, operaio, di minatori, ecc. La storia del villaggio, l'evoluzione delle sue varie forme e quella della sua struttura organica rivestono una notevole importanza nella storia dell'urbanistica, poiché talvolta proprio nelle planimetrie dei villaggi antichi o in quelle dei villaggi dei popolì primitivi sono da ricercare le origini di talune delle fondamentali impostazioni planimetriche osservabili nelle città odierne.
Va da sé che il carattere di "indifeso" manca completamente in quasi tutte le impostazioni di vita urbana collettiva dei popoli primitivi e in quelle della preistoria: all'opposto anzi, proprio la necessità di una difesa da nemici, uomini o animali, rappresenta una delle forze che hanno costretto al raggruppamento delle varie famiglie sotto la forma complessa del villaggio.
La preistoria europea ci mostra i villaggi divisi anzitutto in tre grandi categorie: stazioni terrestri, stazioni lacustri, terramare. Le prime (età neolitica) ci mostrano il principio di un ordinamento lineare nella disposizione delle capanne (allineamento), oppure quello di una serie di allineamenti paralleli o addirittura delle serie di allineamenti paralleli e perpendicolari, oppure infine delle serie di allineamenti (paralleli o perpendicolari) orientati. Le seconde ci si rivelano come grandi gruppi di abitazioni su palafitte (v. abitazione; palafitte, ecc.): dalla disposizione delle quali ultime a quinconce si può dedurre per le sovrapposte capanne una distribuzione del tutto corrispondente. Infine le stazioni dei terramaricoli (v. terramare) ci palesano una ben definita e precisa espressione urbanistica a scacchiera con gerarchia di valori stradali.
Accanto a queste impostazioni proprie dell'Europa centrale e occidentale, che affermano una disposizione a scacchiera orientata, stanno le impostazioni proprie dei popoli orientali e moltissime di quelle tipiche dei popoli primitivi dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania, che racchiudono entro un contorno circolare (palizzata, vallo, 1huro, ecc.) le capanne disponendo poi queste o senza ordine alla rinfusa, oppure proprio con un ordinamento concentrico molto preciso, affermando così la disposizione radio-concentrica. La quale ultima può apparire talvolta orientata secondo un diametro passante per il centro e per l'apertura di accesso al villaggio praticata sulla palizzata di difesa.
Villaggi su palafitte vere e proprie sono tipici in molte regioni dell'Asia e dell'Arcipelago indiano dove, come nelle regioni dei grandi laghi africani (Lago Alberto Edoardo) esistono perfino esempî di villaggi natanti o galleggianti.
In Europa la forma della struttura del villaggio come organismo edilizio si presenta variamente a seconda della varia struttura degli ordinamenti agricoli in uso.
Nelle colonizzazioni romane il villaggio si può identificare nelle stesse città coloniali impostate sulla nota pianta a scacchiera di tipo militare. Talvolta invece la residenza dei coltivatori, come nel caso frequente delle divisioni delle terre fra i soldati, si identificava con i lotti dei terreni. Del resto l'abbondanza degli schiavi adibiti all'agricoltura dei latifondi ha impedito il sorgere, soprattutto verso la fine dell'impero, di veri e proprî villaggi di contadini.
È invece nei paesi germanici che vediamo delinearsi con grande precisione la struttura tipica dei villaggi agricoli. La quale si fissa con il movimento di colonizzazione iniziato nell'alto Medioevo e continuato fino al principio del sec. XV. La storia del villaggio nell'Europa centrale e orientale può essere considerata divisa in tre grandi periodi, ognuno dei quali corrisponde grosso modo a una forma sia giuridica sia planimetrica della struttura dei villaggi.
Il primo tipo, e più antico, è quello del villaggio germanico primitivo, sotto il quale si può classificare la massima parte delle impostazioni ad ovest dell'Elba. Rappresenta questo tipo la prima e fondamentale organizzazione urbana fissa del popolo germanico, con la quale si pone fine al nomadismo e alle grandi migrazioni. I lotti di terreno costituenti i varî fondi rustici componenti il villaggio erano misurati in base tempo occorrente per la loro coltivazione in una intera giornata (Morgen). La loro dimensione quindi dipendeva dal clima e dal tipo del terreno. Ogni lotto o fondo rustico aveva in situ una casa e ad ogni lotto spettava il diritto di uso di un territorio comune indiviso situato fuori del villaggio. Fondo rustico, casa e diritto di uso (bosco e pascolo) costituivano un insieme inscindibile (Hufe). Il secondo tipo di villaggio è costituito dai veri e e proprî villaggi di colonizzazione fondati specialmente sotto i Carolingi e moltiplicati nei secoli XII e XIII in un vasto movimento di conquista agricola della terra. Essi sono più numerosi verso gli Slavi e al nord fino al dilà della Vistola e fino all'Oder, a sud fino ai Carpazî e alle Alpi della Stiria.
I villaggi di colonizzazione segnano rispetto ai precedenti un progresso nel senso individualistico. I fondi o lotti di terreno (Hufen) erano disposti in generale sui due margini di una lunghissima strada ed erano costituiti da strette e profonde strisce di terreno accostate l'una all'altra. La casa, o fattoria, era collocata o in testa al lotto, verso la strada, oppure nel mezzo del fondo. I lotti erano tutti uguali eccetto quello del capo-villaggio, il quale possedeva un lotto maggiore insieme col diritto di mandare in maggior numero degli altri coloni i suoi animali al pascolo nel territorio comune indiviso. Questo territorio comune, o Allmenda (bosco e pascolo), era situato discosto dal villaggio.
Oltre a questa forma, che potremmo chiamare lineare, se ne riscontrano molte altre tuttora in uso e che sono notevolmente interessanti, quale, per es., la forma anulare (Rundling), tipica specialmente nelle regioni slave e costituita da una grandissima piazza circolare a prato, intorno alla quale sono disposti le case e i lotti a raggiera, ognuno dei quali assume la forma di un settore circolare. Altre forme di villaggio sono quelle a riga con le fattorie allineate su di una fila, quelle a incrocio stradale, ecc.
Infine un terzo tipo di villaggio è quello costituito da una sola grande fattoria (Weiler) o tutt'al più da un piccolo gruppo di fattorie. Il Weiler è proprio delle regioni montuose (Tirolo, Svizzera, ecc.) ove il terreno non permetteva la creazione di un villaggio a gruppi numerosi di lotti. Il Weiler costituisce quindi una unità urbanistica elementare completa in sé.
In Italia non è possibile rintracciare forme e tipi così precisi e caratteristici. In generale nell'Italia settentrionale è possibile trovare villaggi di colonizzazione impostati su schemi lineari a scacchiera: questa disposizione si può rintracciare nelle località designate con i nomi di Francavilla, Villafranca, Salvaterra, Terrasalva, Borgo Franco, Castelfranco, ecc.
I grandi latifondi dell'Italia centromeridionale e meridionale hanno naturalmente impedito la formazione di veri villaggi agricoli: hanno portato invece alla formazione di cittadine di contadini, talvolta di considerevole entità e di gran numero di abitanti (10-30 mila); questi ultimi sono costretti dunque a percorrere grandi distanze per recarsi al lavoro e talvolta, nella stagione dei raccolti, sono costretti addirittura ad accamparsi provvisoriamente nella campagna. Contro questa forma antieconomica si sta opponendo ora un'organizzazione agricola più razionale, la quale, con la creazione di borgate agricole e rurali, viene a dare vita a veri e proprî villaggi nel significato completo della parola. Tali sono per esempio tutti i borghi di bonifica sorti recentemente in seguito alle opere di bonifica che sono state compiute sia nell'Agro Pontino e sia nella Puglia (v. bonifica; pontina, regione).
Comunque, formazioni tipiche, in un certo senso raffrontabili al Weiler, con il quale hanno molte analogie, sono i grandi casali della Campagna Romana, alcuni dei quali rappresentano unità urbane complete.
Molto impropriamente nell'uso corrente vengono identificate con la parola villaggio anche altre formazioni edilizie che fondano la loro ragione d'essere su altri usi che non quello agricolo e che altro non sono che quartieri residenziali a carattere molto estensivo (città giardino, villaggio dei giornalisti, villaggio operaio, ecc.).
Tuttavia l'urbanistica moderna, con la tendenza attuale al decentramento urbano, propone tipi urbani che si possono senz'altro identificare con i villaggi, dei quali hanno le caratteristiche e gli scopi. Tali i villaggi agricoli e i quartieri per i disoccupati creati recentemente in Inghilterra, in Austria e in Germania e i quartieri agricoli disposti intorno a qualche città (per es., Francoforte) con l'ottimo criterio di costituire una barriera a salvaguardia del carattere campestre delle zone libere e verdi (v. urbanistica).
Etnologia. - Da un punto di vista etnologico, il villaggio può essere considerato come la forma elementare di un insediamento umano primitivo: il villaggio può essere anche un accampamento, quando la forma normale dell'abitazione è la tenda invece della capanna. Se le capanne, o le tende, hanno pianta circolare, il villaggio è generalmente costituito di una serie di abitazioni disposte in circolo o su una linea ellittica, con le porte volte verso lo spazio libero centrale: questo è riservato alle cerimonie religiose, alle adunate del gruppo, talora, nei gruppi agricoli-pastorali, a custodire il bestiame o i suoi elementi più preziosi. L'abitazione del capo, quando esiste, si stacca un po' dalle altre, ma è in fila con queste (Andamanesi, Cayapó, Sioux). Dove le abitazioni sono a pianta rettangolare, si ha la tendenza a disporle in una o più file parallele: lo spazio comune è allora la strada interposta o quello che le abitazioni, comunque disposte, fronteggiano. Poiché la casa a pianta rettangolare è sempre una casa di agricoltori, e il villaggio che ne è composto ha una certa stabilità, emergono meglio, in tale tipo di villaggio, le costruzioni con scopi speciali: l'abitazione del capo, la casa dei celibi, i granai e i magazzini, le stalle per taluni animali domestici (per i suini, per es., già alle Isole Salomone).
In questa tendenza alla concentrazione delle abitazioni è da segnalare anche un prodotto che ha larga diffusione nella stessa zona asiatica-oceanica-americana occupata dalle colture agricole: la casa per più famiglie. nell'America Settentrionale, questo tipo d'insediamento aveva guadagnato anche una parte dei gruppi specializzati nella pesca (Indiani del NO., Aleuti, Eschimesi occ.). La casa collettiva poteva anche raggiungere dimensioni notevoli e richiedeva in ogni modo una notevole capacità costruttiva: non è quindi, come si disse talvolta in passato (Gerland), un sintomo di primitività, ma piuttosto una forma di concentrazione di popolazioni sedentarie a densità demografica relativamente alta. Le case collettive raccolgono talvolta il parentado, ma spesso anche l'intero clan o il gruppo locale, e in certi casi erano così riunite sotto lo stesso tetto centinaia di persone. Nell'America Meridionale le moloke per più famiglie sussistono ancora e il villaggio risulta in tali casi formato da un paio di abitazioni che non di rado si riducono a una sola.
Ma in pari tempo opera una tendenza alla disseminazione e alla frammentazione della sede. Essa opera da prima sull'abitazione stessa, e ciò poté avvenire assai precocemente nelle strutture inadatte all'introduzione di partizioni interne, come, per es., le capanne ad alveare. Un'abitazione di agricoltori Cunama (Eritrea) si compone abitualmente di 5-6 capanne, chiuse da un recinto: abitazione per adulti, per ragazzi, per forestieri, stalle, granai. Una famiglia poligamica Zulu occupa, analogamente, una serie di capanne disposte in circolo intorno al craal del bestiame. Anche nell'Europa settentrionale e orientale l'abitazione si compone di un buon numero di costruzioni separate, mentre nell'Europa meridionale e nelle vicine regioni dell'Oriente vi è la tendenza a raccogliere tutto sotto lo stesso tetto. Fra gli edifici che più spesso s'incontrano separati sono i granai o i magazzini per le provviste, le stalle per gli animali giovani, la cucina e, nel nord, anche la capanna per il bagno o sudatoria (Finni, antichi Germani, Eschimesi e altri gruppi dell'America Settentrionale).
In pari tempo si manifesta la tendenza all'isolamento delle famiglie, purché esso sia consentito dalle condizioni di sicurezza del territorio. La popolazione agricola sparsa, in sedi isolate, che è comune e diffusissima in molte parti dell'Europa, non manca a forme più basse di agricoltura: non è, per es., rara fra i negri e s'incontra anche nei distretti più popolati delle vecchie civiltà asiatiche.
V. tavv. LXXXVII e LXXXVIII.
Bibl.: W. Koppers, Die Anfänge des menschlichen Gemeinschaftslebens im Spiegel der neueren Völkerkunde, München-Gladbach 1921; E. Huntington, The human habitat, londra 1928; F. Klute, Die ländlichen Siedlungen in verschiedenen Klimatozonen, Breslavia 1933.