VILIA
(Vila, Ούἰλας, Wilia). – Nacque in data imprecisata, verso la fine del V o agli inizi del VI secolo d.C.
Di stirpe germanica, ufficiale del goto Teoderico (493-526), è menzionato in alcune epistole di Cassiodoro (morto nel 580 circa) – quaestor sacri palatii e magister officiorum di Teoderico e dei suoi successori – che lo definisce comes patrimonii, cioè ufficiale della burocrazia regia, investito di compiti attinenti all’amministrazione del demanio. Nella prima lettera, datata 523-524, Vilia è invitato da Cassiodoro a trasferire al più presto a Ravenna, capitale del regno, uomini e legname per la costruzione di imbarcazioni da guerra e a consentire al prefetto del pretorio Abbondanzio il prelievo di tutte le risorse necessarie a questo scopo (Cassiodori Senatoris Variae, a cura di Th. Mommsen, 1894, XII, l. V, 18, p. 154). Nella seconda lettera, datata 526-527, in vista della prossima indizione fiscale e, quindi, del censimento, Vilia è invitato da Cassiodoro a incrementare di 50 solidi aurei l’aliquota dell’imposta annuale (annona) rispetto ai 210 solidi già percepiti dal fisco nelle passate indizioni a carico degli uomini del demanio regio (Cassiodori Senatoris Variae, cit., IX, 13, pp. 277 s.). Salvo che si tratti di un caso di omonimia, Vilia è menzionato – con l’antroponimo grecizzato Ούλἰας – anche da Procopio di Cesarea (morto nel 565 circa), che gli attribuisce altolocate origini, definendolo espressamente un «nobile goto» (La guerra gotica, a cura di D. Comparetti, 1896, II, 11, p. 49). Lo storico greco non fa peraltro alcun riferimento all’ufficio di comes patrimonii, né ad altra carica, limitandosi a ricordare, appunto, la nobile ascendenza del personaggio e la partecipazione all’assedio di Roma durante la cosiddetta guerra greco-gotica, molti anni dopo la morte di Teoderico.
Secondo Procopio, Vilia prese parte, infatti, ad alcune trattative diplomatiche avvenute tra il re goto Vitige (536-540) – successore del nipote di Teoderico, Teodato (534-536) – e il generale imperiale Belisario (morto nel 568 circa) durante l’assedio di Roma da parte dei Goti tra il 537 e il 538. Vilia sarebbe stato consegnato ai Bizantini come ostaggio, a garanzia dell’adempimento di una tregua militare di tre mesi stipulata con Belisario, in attesa del ritorno degli ambasciatori da Costantinopoli.
Si ignorano la data e il luogo della morte.
Da escludere – data la differente origine etnica – l’identificazione con Vilia di un altro nobile di etnia germanica menzionato da Procopio nella sua opera, anch’egli con l’antroponimo grecizzato di Ούἰλας. Secondo lo scrittore greco, Ούἰλας era d’origine gepida e non gota, e fu membro del comitatus del successore di Vitige, il re dei Goti Ildibaldo, di cui aveva favorito l’elezione nel 540, poco tempo dopo la conquista di Ravenna da parte di Belisario e la deportazione di Vitige a Costantinopoli. Nel 541 questo Vilia ebbe contrasti con Ildibaldo per una questione di donne in cui era coinvolta la moglie del primo, e, come racconta Procopio, decise di ucciderlo a Ravenna in quello stesso anno (La guerra gotica, cit., III, 5, p. 219).
Fonti e Bibl.: Cassiodori Senatoris Variae, a cura di Th. Mommsen, in MGH, Auctores Antiquissimi, XII, Berlin 1894, l. V, 18, p. 154, IX, 13, pp. 277 s.; La guerra gotica di Procopio di Cesarea, a cura di D. Comparetti, Roma 1896, II, 11, p. 49, III, 5, p. 219; H. Wolfram, Storia dei Goti, Roma 1985, pp. 45-50; Iordanes, Storia dei Goti, a cura di G. Pilara, Roma 2016, LIX-LX, 304-314, pp. 157-160.
P. Heather, I Goti. Dal Baltico al Mediterraneo. La storia dei barbari che sconfissero Roma, Genova 1998, pp. 40-45; G. Ravegnani, I Bizantini in Italia, Bologna 2003, pp. 63-70; N. Francovich Onesti, I nomi degli Ostrogoti, Firenze 2007, pp. 25 s.; F. Cardini, Cassiodoro il Grande. Roma, i barbari e il monachesimo, Milano 2009, pp. 32-40; C. Azzara, Teoderico, Bologna 2013, pp. 28-31.