ŠKLOVSKIJ, Viktor Borisovič
Prosatore russo e teorico del formalismo, nato nel 1893. Il suo opuscolo Voskresenie slova (Resurrezione della parola, 1914) può essere considerato l'atto di nascita della scuola formalistica russa. Nel 1916 fu uno dei fondatori dello "Opojaz" (Obščestvo po izučeniju poetičeskogo jazyka, Associazione per lo studio della lingua poetica) che fiancheggiò dapprima il cubofuturismo e poi il "Fronte di sinistra dell'arte", e le cui teorie fondamentali furono esposte nel 1919 nella raccolta Poetika. Essi intendevano reagire alla critica astratta dei simbolisti L. Gestov, Dm. Merežkovskij, Vjač. Ivanov e a quella sociologica e consideravano loro maestri A. A. Potebnja e, soprattutto, A. N. Veselovskij.
Testo basilare del formalismo è la Teoria della prosa, 1925, di Šklovskij: qui, come, in Zoo, ili pis′ma ne o ljubvi (Zoo, ovvero lettere non amorose, 1924) e nel Sentimental′noe putešestvie (Viaggio sentimentale, 1924) egli sostiene che l'opera letteraria è pura forma, relazione di materiali. La poesia - avvertono i formalisti - non ha sempre contenuto, anzi i canti primitivi erano spesso esclamazioni, e il cantore si preoccupava, non di dare alle parole un pensiero, ma di costruire una serie di suoni aventi tra loro una data relazione che suol chiamarsi forma. Veri ingegneri della letteratura, quelli di "Opojaz" si interessarono in particolar modo della tecnica dell'opera d'arte. In questo senso furono scritti fra l'altro, il saggio di Š. sul Tristram Shandy di Sterne, qoello di Ejchenbaum sul Cappotto di Gogol′, quello di Slonimskij sulla tecnica del comico in Gogol′ e quello di Tynjanov su Dostoevskij e Gogol′; S. vede l'opera d'arte come "somma di procedimenti", parla di "dominante" che assoggetta e deforma gli altri elementi, di "denudamento del metodo", di "procedimento ritardativo", di "motivazione" e di altri trucchi compositivi elencati poi da B. Tomaševskij nella sua preziosa Teoria della letteratura, 1927. Si ha l'impressione di esser di fronte alla scomposizione cubistica nel campo filologico. Nonostante la scarsa attenzione prestata al contenuto ideologico dell'arte, i formalisti non furono, come si crede, insensibili al marxismo e al regime socialistico. Il loro interesse per ì generi popolari e per il cinema è un segno dell'adesione ai tempi, e così l'amore del documento e della cosiddetta "fattologia". Ad ogni modo, prima che venisse proclamato il realismo ufficiale, i formalisti furono all'avanguardia della letteratura sovietica. Essi aprirono la strada al romanzo storico, condussero una brillante rivalutazione della letteratura del secolo diciottesimo, elaborarono una poetica del cinema, le cui tracce si trovano in Eisenstein e Džiga Vertov. Lo stesso Šklovskij è un esperto cinesceneggiatore. Nelle pagine di questo scrittore il materiaie narrativo s'intreccia con la teoria letteraria. Non ci sono limiti per lui tra indagine scientifica e romanzo. La sua prosa risulta da una serie di feuilletons, aneddoti, istantanee, frottole, sentenze sul metodo formale. Il particolare sale in primo piano, ingigantito a scapito dell'insieme e ciò forse dipende da una insensibilità per la trama tipica in Šklovskij come nei suoi modelli Sterne e Rozanov.
Tra le altre sue opere citiamo: Tret′ja fabrika (Terza fabbrica, 1926), e il romanzo storico Minin i Požarskij; 1940; notevoli anche gli studî critici: Čulkov i Levšin, 1933, Material i stil′ v romane L′va Tolstogo "Vojna i mir", 1928.