Vijayanagara
Impero indiano fondato nel 1340 nel Deccan centromeridionale. Approfittando della frammentazione del sistema Chola, avviatasi nel 13° sec. nel Sud della penisola, nonché del vuoto politico creatosi fra il sultanato di Delhi e il Deccan settentrionale, dove i Tughlaq avevano sconfitto gli Hoysala nel 1329, un abile capitano di nome Sangama, assieme ai suoi cinque figli Bukka, Harihara, Kampana, Mudappa e Marappa, riuscì ad affermare una propria signoria a V., sul fiume Tungabhadra. Con Harihara I ebbe inizio la dinastia Sangama, destinata a regnare fino al 1485; le succedettero i Saluva (1485-1491), i Tuluva (1491-1550), e gli Aravidu (1550-1646) sotto i quali si ebbe la rovinosa disfatta di Talikota (➔ Talikota, battaglia di). Nella sua massima espansione V. arrivò a controllare l’intero meridione dell’India. La struttura del dominio non fu mai omogenea: oltre all’area della capitale, amministrata direttamente, erano assoggettati a V. i regni di antiche dinastie, come Chola e Pandya, nonché territori nominalmente affidati a emissari del sovrano ma di fatto in mano a signori locali con proprie truppe, che riuscirono a strappare sempre maggiori concessioni in cambio della nominale fedeltà all’impero. Soltanto sotto Krishna Deva Raya (1509-29) si tentò una centralizzazione, la cui efficacia fu peraltro effimera: a capo di fortezze dislocate in posizioni strategiche furono posti generali fedeli all’imperatore, ma ben presto anche costoro si legarono alle fonti locali del potere, il cui appoggio era indispensabile per governare. V. rappresentò uno «Stato segmentale», nel senso che i centri di autorità su cui era incardinata la compagine imperiale erano disparati e disseminati sul territorio: capitani militari, signori locali, antiche dinastie, presidenti di influenti gilde commerciali e artigianali, titolari di diritti sulle aree rurali e istituti religiosi, come templi e monasteri. Tutti partecipavano all’impero riconoscendo la sovranità universale dei raya sia nella ritualità delle grandi assemblee nella capitale, sia come parte di una rete di relazioni clientelari al cui interno un ruolo cruciale spettava ai grandi gruppi templari. La complessità del mosaico imperiale era inoltre acuita dal diverso grado di sviluppo economico dei territori, alcuni estremamente fertili e di antico insediamento, altri aridi e scarsamente abitati, nonché dalla crescente militarizzazione delle relazioni politiche dovuta al costante progresso della tecnologia bellica, sul modello dei vicini Stati sultanali. La vita sociale fu caratterizzata da una notevole urbanizzazione, grazie anche allo sviluppo dei commerci a lunga distanza e alla crescente monetizzazione dell’economia. L’impero di V., se da un lato rappresentò la naturale evoluzione delle economie politiche distributive dei secoli precedenti, dall’altro avviò una profonda trasformazione delle istituzioni sociali, economiche e politiche, realizzando la transizione verso le organizzazioni statuali dell’epoca moderna.