INAMA, Vigilio de (la particella nobiliare fu gradualmente abbandonata)
Nacque a Trento il 2 dic. 1835, quartogenito del nobile Vigilio, magistrato, e di Carlotta Martini dei conti di Calliano.
Battezzato con il nome di Giovanni, alla morte del padre, quando egli aveva solo due anni, gli fu imposto il nome di quello. Originaria di Fondo, in Val di Non, dove conservava le case avite, la famiglia era di antica nobiltà vescovile e il 17 ott. 1634 aveva ottenuto dall'imperatore Ferdinando II d'Asburgo un diploma di conferma, con la concessione del predicato di Sternfeld.
Dopo la morte del marito la madre si ritirò per sei anni a Fondo con i figli; nel 1845 l'I. fu mandato al collegio Vigiliano di Trento per gli studi ginnasiali, e nel 1848 manifestò per la prima volta i suoi sentimenti filoitaliani prendendo parte ai moti trentini, che per la verità vennero definiti "una parodia di rivoluzione". Nel 1854, compiuti con successo gli studi liceali, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Innsbruck, ma già nel secondo semestre cambiò facoltà, passando a quella di lettere e filosofia. Continuò quindi gli studi nelle università di Monaco e Praga completandoli a Padova, dove si laureò in filologia nel 1858, ottenendo altresì un diploma di abilitazione all'insegnamento dell'italiano e del greco, con attestazione di eccellenza in entrambe le discipline. Nell'anno scolastico 1858-59 e in parte dell'anno 1859-60 insegnò come supplente nel ginnasio di Trento, e per alcuni mesi sostituì T.A. Gar nella conduzione della Biblioteca cittadina. Messosi in viaggio per Torino con la speranza di ottenervi un incarico in qualche biblioteca, volle fare una tappa di pochi giorni a Milano: in questa città finì invece col rimanere per tutta la vita. Gli inizi non furono facili, giacché nella Biblioteca Braidense, dove sperava di poter venire impiegato, fu scoraggiato decisamente; orientatosi, allora, verso l'insegnamento, entrò come supplente al collegio Calchi-Taeggi, continuando a coltivare i prediletti studi di filologia, nel qual campo pubblicò il suo primo lavoro, La Batracomiomachia, volgarmente attribuita a Omero, con note grammaticali e speciale dizionarietto greco-italiano, preceduta da un discorso sul poema (Milano 1862). L'opera venne apprezzata, e se ne rilevò "la misura, la perizia e l'erudizione": fu così che, quando nell'autunno 1865 l'Accademia scientifico-letteraria di Milano fu riaperta per volontà di M. Amari, l'I., presentato dall'illustre geografo trentino B. Malfatti, vi ottenne la cattedra di grammatica greca, che in verità non era considerata molto qualificante, ma che egli accettò ugualmente. Ben presto gli venne affidato anche l'incarico di letteratura comparata, che conservò per tutta la vita, dapprima come straordinario, poi dal 1877 come ordinario. Dal 1877 al 1903 fu anche preside di quell'istituto, e fu amatissimo dagli allievi per la schiettezza, l'avversità alle infiorettature retoriche, la serena pacatezza e la tempra di sportivo (era un alpinista, frequentatore di palestre - il che sollevò scandalo nella classe professorale del tempo - e gran giocatore di scacchi). L'I. contribuì pertanto alla formazione di un'intera generazione di filologi e di insegnanti. In quel periodo, sebbene avesse ricevuto un'educazione religiosa molto severa (da ragazzo aveva perfino pensato di farsi prete ed era arrivato a ricevere gli ordini minori), il trentino S. Larcher lo convinse a iscriversi alla massoneria milanese nella loggia Insubria di palazzo Durini; ma vi restò solo per un anno, nel 1864-65, divenendo "dormiente" per non aver pagato, nonostante i solleciti, il "quotizzo", e quindi uscendone definitivamente.
Nel 1866 l'I. partecipò con entusiasmo alla guerra per la liberazione del Veneto arruolandosi nel II battaglione dei bersaglieri volontari di Garibaldi comandato da N. Castellini, e il 4 luglio si distinse a Vezza d'Oglio, quando, senza accorgersi che la sua compagnia si era ritirata, continuò a combattere e salvò la vita a un commilitone, A. Zinis, ferito gravemente, per poi mettersi al sicuro attraverso i monti che separano la Valcamonica dalla Valtellina, mentre lo si era ritenuto morto. Per queste eroiche azioni fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare. Nell'agosto seguente fece parte dei volontari trentini che con l'approvazione di Garibaldi penetrarono in Val Giudicaria nonostante l'armistizio, nel tentativo di sollevare contro l'Austria quelle popolazioni: l'azione fu poi bloccata dall'ordine di lasciare il Trentino cui Garibaldi dovette ottemperare.
Alla fine della guerra riprese l'insegnamento e gli studi, scanditi regolarmente dalle vacanze estive a Fondo. Alla terra di origine della sua famiglia egli rimase sempre molto legato e le dedicò diversi studi di carattere storico o sentimentale, che fra il 1883 e il 1912 pubblicò in alcune riviste trentine (Archivio trentino, Rivista tridentina) e nei Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, gran parte dei quali confluì poi in forma organica nel volume Storia delle Valli di Non e di Sole nel Trentino dalle origini fino al secolo XVI (Mori 1894; poi Trento 1905), che fu giudicato un modello del genere.
Seguirono: Le antiche iscrizioni romane della Val di Non (Fondo 1894), Il nome della Valle di Non, i Tuliassi e i Sinduni (Trento 1898), Ilcastello e la giurisdizione di Castelfondo… (ibid. 1900), Nuove spigolature d'archivio Dambel dell'Anaunia (ibid. 1901), Altre spigolature d'archivio (ibid. 1903); nonché, pubblicati postumi, Le Carte di Regola dell'Alta Anaunia (in Arch. trentino, XXVIII [1913], pp. 129-190), I vecchi ritratti di famiglia (nella raccolta Dai tempi antichi ai moderni, per nozze Scherillo-Negri, Milano 1914, pp. 771 ss.), e Fondo e la sua storia (Rovereto 1931).
Tuttavia la fama dell'I. è legata ai suoi studi filologici sulla lingua e la letteratura greca, che si concretarono in oltre sessanta pubblicazioni, alcune delle quali vennero ristampate per decenni e adottate come libri di testo nelle scuole superiori di mezza Italia: fra tutte si ricorda, in particolare, la Grammatica greca per le scuole, I-II, edita per la prima volta a Milano nel 1869-70, continuamente ristampata e adeguata, che contribuì a riformare in modo sensibile lo studio di quella lingua.
A essa tennero dietro Degli aoristi greci (Torino 1873, in cui, sotto l'influsso del celebre glottologo G.I. Ascoli, suo collega all'Accademia, introdusse il concetto di un aoristo "terzo" derivato dal sanscrito), e Prospetti della coniugazione regolare dei verbi greci (Milano 1873, e Prospetti della coniugazione regolaredei verbi greci e latini, ibid. 1874); Osservazioni sulla teoria della coniugazione greca, in Riv. di filologia classica, I (1873), pp. 149 ss.; Letteratura greca, con ben 36 fra edizioni e ristampe dal 1880 al 1947; Etimologia (Milano 1869, 1883, 1892, 1893, 1894, oltre a una ristampa a Firenze s.d.); Sintassi (Milano 1870, 1875, 1888, 1892, 1894); Intorno all'uso dei dialetti nella letteratura greca (in Riv. di filologia classica, III [1875], pp. 35 ss.); L'Iliade di Omero e L'Odissea di Omero (entrambi Milano 1883); La similitudine nell'Iliade e nell'Odissea (Roma 1887); Crestomazia greca pei licei… (Milano 1887); Antologia dei lirici greci (ibid. 1891, 1896); Poeti melici (ibid. 1891); Filologia classica greca e latina (ibid. 1892, 1894, 1902, 1911); Elegie, giambi, epigrammi (ibid. 1896); I Persiani di Timoteo di Mileto (in Rend. dell'Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, XXXVI [1903], pp. 626 ss.); La poesia di Bacchilide (Milano 1903); Antichità greche: pubbliche, sacre, profane (ibid. 1906, 1908, 1924 e 1976 con 16 tavole e 7 incisioni); Il teatro antico greco e romano (ibid. 1910, 1977, 1979); e poi numerose edizioni critiche di opere di autori greci (specialmente di Eschilo), annotate a uso delle scuole, e di compendi grammaticali e sintattici, nonché, nel genere biografico-necrologico, Commemorazione del prof. comm. Bernardino Biondelli (Trento 1891), In memoria di Emilio De Marchi (Milano 1905), Commendatore avv. Jacopo Baisi Baisini (in Atti dell'Accademia degli Agiati di Rovereto, s. 3, XV [1909], 1, pp. XXVIII-XXXVI). L'ultimo lavoro dell'I. pubblicato in vita fu l'importante, e innovativo per l'epoca, Omero nell'età micenea (Milano 1912).
Oltre che negli studi l'I. si distinse per impegno civile, ricoprendo numerose cariche nella città di elezione, nella quale egli restava comunque un "irredento": fu consigliere comunale, presidente del Circolo trentino, membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, del consiglio d'amministrazione del collegio Calchi-Taeggi e del Consiglio scolastico provinciale, membro effettivo e per due volte presidente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, presidente e poi socio effettivo e presidente emerito della Società ginnica forza e coraggio, e infine vicepresidente della sezione milanese della Dante Alighieri. Irredentista tenace, si preoccupò soprattutto di contrastare la germanizzazione del Trentino: a tale scopo promosse a Fondo l'erezione su un terreno da lui donato di un asilo infantile italiano, per opporsi a una scuola tedesca che era stata aperta nei dintorni.
L'I. si spense improvvisamente a Milano il 12 dic. 1912.
Fonti e Bibl.: G. Oliva, "Grammatica greca per le scuole" di V. I., in Riv. di filologia classica, I (1873), pp. 77, 79, 89; F. D'Ovidio, La grammatica greca di V. I., ibid., II (1875), p. 95 (il lavoro dell'I. viene ritenuto perfino superiore a quelli dei tedeschi E. e G. Curtius); F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, pp. 317 s.; O. Brentari, Il secondobattaglione bersaglieri volontari di Garibaldi nella campagna del 1866, Milano 1908, passim; Id., Il professor comm. V. I. nel 75° anno di età, in L'Adige (Trento), 2-3 dic. 1910; Id., Commemorazione (Trento, Società pro cultura), estratto da Pro Cultura, 1913, f. III, pp. 3 s.; A. Calderini, Commemorazione di V. I., in Annali della R. Accademia scientifico-letteraria di Milano per il 1912-13, pp. 121-140 (con bibl. completa delle opere dell'I., pp. 139 s.); L. Marchetti, Il Trentino nel Risorgimento, Milano-Città di Castello 1913, II, pp. 235-242; V. I. e la massoneria, in La Sera (Milano), 11 dic. 1913; G. Fraccaroli, Necrologia, in Atti dell'I.R. Accademia degli Agiati di Rovereto, s. 4, I (1913), pp. XVIII ss.; G. Zuccante, Commemorazione letta nell'adunanza del 22 maggio 1919 del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, in Id., Uomini e dottrine, Torino 1926, pp. 251-280; Diz. del Risorgimento nazionale, III, Le persone, pp. 297 s. (G. Zimolo).