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VIGILIA

di Luigi Giambene - Enciclopedia Italiana (1937)
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VIGILIA

Luigi Giambene

. Con questo vocabolo latino s'indica propriamente la veglia notturna, ma da questo primo significato ne derivarono altri nella terminologia ecclesiastica. Presso molti popoli e in tutti i tempi la notte, per il silenzio e l'oscurità, fu ritenuta molto opportuna per dedicarsi alla preghiera. Per i cristiani vi era inoltre l'esortazione di Gesù: "vegliate, perché non sapete quando venga il padrone di casa, se a sera, se a mezzanotte, se al canto del gallo, se la mattina" (Marco, XIII, 35), e il suo esempio: "andò su di un monte a pregare e stava passando la notte in orazione" (Luca, VI, 12); perciò anche essi adottarono l'uso di vegliare pregando, e ce lo attestano non solo gli antichi Padri della Chiesa, ma anche scrittori pagani (cfr. Plinio il Giovane, Epist., 10). Soprattutto durante le persecuzioni i fedeli vegliavano nelle catacombe. L'usanza divenne comune anche dopo la libertà concessa al culto pubblico, particolarmente nella notte tra il sabato e la domenica e in quelle precedenti le feste del Signore e dei martiri; più tardi fu estesa al sabato delle quattro tempora. Quando nel sec. IV asceti e monaci passavano tutte le notti in orazione, per lo più salmodiando, questa ufficiatura notturna prese il nome di "vigilia", e lo conservò anche quando non le si diede principio che al canto del gallo per terminarla col sorgere del sole, e la veglia dell'intera notte non era rimasta liturgicamente se non nella "madre di tutte le vigilie" (cioè quella di Pasqua) nella vigilia di Natale e in quella di Pentecoste, che forse è la più antica. Tale soppressione, che avvenne verso la fine del sec. IV e il principio del V, va attribuita in gran parte al fatto, che a causa della moltitudine dei fedeli veglianti si erano introdotti degli abusi, tanto che la Chiesa aveva già dovuto prescrivere che le veglie pubbliche si tenessero solamente nelle chiese e che a quelle private non partecipassero le donne. Nel sec. VIII persino la sacra liturgia della vigilia di Pasqua non era più praticata di notte, ma veniva anticipata alle tre del pomeriggio; nel sec. XI si celebrava a mezzogiorno e dal XIV fin dal mattino, come si pratica tuttora. Così, scomparsa del tutto la veglia, fuorché per l'"alma notte della Natività del Signore", per la quale perdura ancora, la parola "vigilia" passò col tempo a significare anche il giorno precedente una festa (profestum).

Complemento delle vigilie, intese in quest'ultimo senso, era divenuto a poco a poco il digiuno, forse originariamente connesso con la Pasqua, e "vigilia" fu chiamato anche tale digiuno e, per estensione, anche il digiuno della quaresima e di altri tempi; sicché "far vigilia" è sinonimo di "digiunare".

Infine, dall'usanza di santificare con la preghiera e con la recita di salmi le veglie che dappertutto si sogliono fare ai morti prima del seppellimento, derivò in molti luoghi l'uso di dare il nome di "vigilia" all'ufficiatura liturgica per i defunti, sebbene essa abbia luogo di giorno.

Vedi anche
quaresima Nelle liturgie cristiane occiden­tali, periodo penitenziale di 40 giorni in preparazione della Pasqua; nel rito romano (l’uso risale almeno al 4° sec.) comincia il mercoledì delle ceneri e si prolunga per quasi 6 settimane: scandita dalle 5 domeni­che di quaresima, è conclusa dalla Domenica delle palme ... domenica Settimo giorno della settimana; nella tradizione cristiana è giorno festivo e consacrato al Signore: il nome, già usato da Tertulliano sul modello del gr. κυριακή [ἡμέρα], fu introdotto da Costantino in sostituzione della più antica denominazione solis dies, «giorno del sole» (tuttora conservata in altre ... Pentecoste Festa mobile che la liturgia cristiana celebra di domenica, 49 giorni dopo la Pasqua, per ricordare la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, sugli Apostoli e la Vergine. È la solennità che corona il periodo pasquale e celebra la nascita della Chiesa quale comunità dei redenti. Come la Pasqua, anche ... santo Marco Evangelista Missionario e compagno degli apostoli Paolo e Pietro, autore del Vangelo che porta il suo nome. Pietro lo chiama suo figlio e tutte le testimonianze antiche lo presentano come suo interprete. Il Vangelo di Marco Evangelista, santo è il più breve ed è ritenuto il più antico. Fu redatto attorno al 70 d.C. ...
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    religione La notte (o l’intera giornata) antecedente a una festa. Essa è dedicata a preparativi rituali (o spirituali) per la celebrazione della festa; nel primo caso, e spesso anche nel secondo, implica riti di purificazione, astinenze ed eventualmente anche veri riti introduttori alla festa; nel secondo ...
  • vigilia
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    vigìlia [Lat. vigilia "veglia"] [MTR] Nell'uso dei Romani di contare le ore del giorno, ciascuno dei quattro gruppi di tre ore in cui erano divise le dodici ore della notte, dal tramonto del Sole al levare del Sole (quindi di durata variabile nel corso dell'anno), chiamate semplic. prima v., seconda ...
Vocabolario
vigìlia
vigilia vigìlia s. f. [dal lat. vigilia, propr. «il fatto di vegliare, vigilanza» e quindi «veglia», der. di vigil -ĭlis «vigile»]. – 1. a. letter. Veglia, notte trascorsa senza dormire, per studio, per dovere, per devozione, per malattia...
vigilïare
vigiliare vigilïare agg. [der. di vigilia]. – Della vigilia, nel senso liturgico: riti v.; messa vigiliare.
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