VIETNAM.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato dell’Asia sud-orientale. Secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), nel 2014 la popolazione del V. è stata di 92.547.959 abitanti. Ancora alla fine del Novecento non erano rare famiglie con otto o nove figli; negli ultimi anni si è invece registrata una netta contrazione della natalità (in media circa 1,85 figli vivi per donna), tuttavia nella piramide demografica la popolazione del Paese mostra una forte preponderanza delle fasce più giovani.
Negli ultimi dieci anni il V. ha conosciuto una fase di grande espansione economica (anche per la grande disponibilità dimostrata recentemente nell’accogliere fabbriche delocalizzate da altri Paesi asiatici, come la Repubblica di Corea), che ha attirato grandi masse di lavoratori dai Paesi circostanti: i censimenti rilevano cinquantasei piccole minoranze etniche (nessuna delle quali supera il 2%), con l’etnia principale stimata all’85,7%. Ufficialmente la popolazione si dichiara priva di una religione (80%); risultano 9,3% buddisti e 6,7% cattolici. A metà degli anni Novanta, la popolazione censita come urbana rappresentava poco più del 20% del totale: oggi, invece, costituisce il 28,8%. Questo dato deriva dalla forte concentrazione di attività di tipo industriale attorno alle città maggiori, come la capitale, Hanoi (7 milioni di abitanti), contornata da città densamente abitate nell’ampia valle del fiume Song Hong, la regione un tempo nota come Tonchino; importante è anche la città meridionale di Ho Chi Min (fino al 1976 Saigon, 8 milioni di abitanti) e i distretti circostanti vicino alla foce del grande fiume Mekong, l’antica Cocincina.
Tutti gli indicatori demografici fanno supporre che nel prossimo futuro la popolazione continuerà ad aumentare, con maggiore incremento nelle aree più urbanizzate. Le infrastrutture logistiche sono concentrate soprattutto lungo la direttrice Nord-Sud: sia le strade per il transito su gomma, sia le ferrovie. In questi ultimi dieci anni si è assistito a un netto aumento degli investimenti pubblici su queste vie di comunicazione. Tuttavia gli osservatori rilevano che esistono ancora ampi margini di miglioramento dei trasporti lungo le vie perpendicolari all’asse principale: se il governo investirà in questa direzione, si apriranno ulteriori territori disponibili ad accogliere la prevedibile crescita demografica.
Nello scacchiere geopolitico del Mar Cinese Meridionale, il V. deve confrontarsi con interlocutori piuttosto impegnativi, come la Repubblica Popolare Cinese. In questo senso, i diplomatici vietnamiti non fanno che ripercorrere una tradizione di resistenza plurisecolare, che ha consentito alla popolazione di mantenere una propria indipendenza, anche se con alti e bassi, e un lungo periodo di ‘omaggio’ feudale all’imperatore nel quadro del cosiddetto Sistema dei tributi. Oggi, in particolare, il V. rivendica ampie porzioni del mare antistante (e in particolare le isole Spratly e le Paracels), avvalendosi del supporto diplomatico degli Stati Uniti, in funzione di argine contro le ambizioni di espansione del governo di Pechino.
Storia di Samuele Dominioni. – Il 2007 si aprì con un trionfo diplomatico per il V. che, dopo dodici anni di negoziati, divenne il cento-cinquantesimo membro dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Con l’ammissione all’OMC, il V. mirava a una maggiore integrazione nell’economia globale e a mobilitare verso il Paese i capitali esteri. Nello stesso anno, si verificò un altro importante avvenimento a livello diplomatico: il presidente Nguyen Minh Triet fu infatti il primo capo dello Stato vietnamita a recarsi in visita ufficiale negli Stati Uniti dalla fine della guerra in V. nel 1975. Gli USA avviarono inoltre una collaborazione con le autorità del Paese per fornire assistenza nella bonifica dei siti contaminati dall’agente arancio, un erbicida utilizzato dalle forze statunitensi durante il conflitto.
Sul fronte dei rapporti con la Cina, nel dicembre del 2008 il V. annunciò la risoluzione di una lunga disputa territoriale con Pechino; simbolicamente suggellata dal piano per la realizzazione di una strada di collegamento tra i due Paesi attraverso il territorio di confine conteso.
Sotto il profilo della politica interna, il regime continuò a esercitare un controllo capillare nei diversi ambiti della società vietnamita: la critica pubblica nei confronti del Partito comunista al potere non era tollerata, diversi giornalisti, attivisti per i diritti umani e per la democrazia furono arrestati e condannati; nel 2013 le misure di controllo di Internet furono ulteriormente inasprite, con il divieto di discussione on-line di fatti di cronaca.
Nel gennaio 2011 si tenne l’undicesimo congresso del Partito comunista, durante il quale furono definiti gli orientamenti politici ed economici del Paese per il successivo quinquennio, e Nguyen Phu Trong fu designato nuovo segretario generale. L’Assemblea nazionale confermò invece come primo ministro Nguyen Tan Dung ed elesse Truong Tan Sang presidente della Repubblica. Nel corso del 2012, alcuni scandali di corruzione sconvolsero il Partito comunista, in particolar modo sulla gestione delle imprese statali: il segretario Nguyen Phu Trọng riconobbe la pervasività del fenomeno corruttivo e sollecitò maggiori sforzi per combatterlo. Nell’ottica di una maggiore responsabilizzazione del potere politico rispetto all’opinione pubblica, l’Assemblea nazionale del V. approvò nel novembre 2012 una legge che prevedeva un voto di fiducia con cadenza annuale per alcune delle principali cariche del Paese, tra cui il presidente, il primo ministro e tutta la compagine ministeriale.
Nell’ottobre del 2014, gli Stati Uniti annunciarono una parziale revoca dell’embargo sulla vendita delle armi al V.; Washington negò comunque che la decisione fosse legata a una prospettiva di contenimento della Cina e del suo dinamismo geopolitico nel Mar Cinese Meridionale.