VIENNE (A. T., 35-36)
Città della Francia, nel dipartimento dell'Isère, 32 km. a S. di Lione. Situata in un'ansa del Rodano nel punto in cui la valle si restringe, presso la confluenza della Gère, all'incrocio delle strade che da Arles portano a Lione e dal Massiccio Centrale verso le Alpi, il centro primitivo gallo-romano sorse su alcune alture dominanti la riva sinistra del fiume. In seguito l'abitato occupò il terreno pianeggiante posto tra le alture suddette e il fiume, estendendosi, col sobborgo di Santa Colomba, anche sulla destra del Rodano. Molto decaduta dall'antica importanza, Vienne è oggi uno dei più attivi centri industriali che fanno corona a Lione e un frequentato mercato agricolo. Particolarmente fiorenti sono le industrie metallurgiche e le tessili (filatura e tessitura della lana). La popolazione, quasi stazionaria, contava 25.648 ab. nel 1931 (23.015 nel 1896).
Monumenti. - La città ha conservato importanti monumenti romani. Anzitutto il tempio di Augusto e di Livia, tempio con sei colonne sulla facciata, mirabilmente conservato. Porta le tracce di una ricostruzione eseguita sin dal sec. I dell'era volgare: la facciata occidentale è la più antica. Non lungi vi erano grandi terme, collegate al foro per mezzo di un portico di cui rimangono gli avanzi: le terme prima della loro distruzione erano chiamate Palazzo dei canali, per il grande numero di acquedotti a vòlta che vi si scorgevano. Al disopra si innalzava un teatro più vasto di quello di Orange: le scalinate erano addossate all'acropoli di Pipet, sormontata dalle rovine di una cittadella eretta senza dubbio nel secolo IV, quando la città fu munita di una nuova cinta più vasta. Accanto al grande teatro rimangono le rovine di un teatro molto più piccolo, certamente un odeon. Fuori della città, a sud, vi era un circo: la piramide che ornava il centro della spina si trova ancora al suo posto. Le rive del Rodano e della Gère presentano resti di banchine e della spalla di un ponte che traversava il Rodano. Sulla riva destra si estendevano importanti sobborghi, con ricche ville, che hanno fornito numerosi musaici, e con terme che esistevano ancora al sec. XVIII, ed erano chiamate Palazzo dello specchio.
Risalgono al Medioevo le due chiese di S. Pietro e di SaintAndré-le-Bas, le quali ricordano i due omonimi monasteri. S. Pietro, trasformato nei secoli X e XII, conserva murature del sec. V; ha una vasta navata con collaterali; i grandi archi posano su pilastri a pianta quadrata e sono sormontati da aperture binate, certamente avanzi di antichi matronei; è oggi museo lapidario. L'attuale chiesa di Saint-André-le-Bas (a una navata con abside semicircolare della stessa larghezza), con parti risalenti al secolo X, fu trasformata nel XII; risalgono a quest'epoca i bellissimi capitelli istoriati della navata. La cattedrale S. Maurizio (secoli XII-XIV) è un grande edificio gotico a una navata con collaterali e abside senza ambulacro; la facciata fiancheggiata da due torri ha tre bei portali, purtroppo privati in parte delle loro statue. Notevoli inoltre, fra altri antichi edifici, un certo numero di case gotiche.
Bibl.: O. Hirschfeld, in Corp. Inscr. Lat., XII, p. 271 seg.; H. Bazin, Vienne et Lyon gallo-romains, Parigi 1892; Formigé e Deshoulières, Vienne-sur-le-Rhône, in Comptes rendus du LXXXVIe congrés archéol. de France, 1925; É. Espérandieu, Recueil des bas-reliefs de la Gaule romaine, I, Parigi 1907, p. 249 seg.; A. Blanchet, Les enceintes romaines de la Gaule, Parigi 1907, pp. 144-46; L. A. Constans, Guide illustré des campagnes de César en Gaule, ivi 1929, p. 119 seg.; N. Chorier, Recherches sur les antiquités de la ville de Vienne, Lione 1829; Rey e Vietty, Monuments romains et gothiques de Vienne en Dauphiné, Parigi 1831; A. Alimer e A. de Terrebasse, Inscriptions antiques et du Moyen Âge de Vienne en Dauphiné, Vienna 1875; L. Bégule, Les inscriptions décoratives des cathédrales de Lyon et de Vienne, Lione 1905; id., L'église Saint-Maurice, ancienne cathédrale de Vienne, Parigi 1914; M. Reymond, Grenoble et Vienne, ivi 1907.
Storia. - Fu capitale degli Allobrogi. Cesare vi fondò una colonia con diritti latini, Colonia Iulia Vienna Allobrogum: divenne colonia romana sotto Augusto, o forse soltanto sotto Caligola. Non cessò di svilupparsi sotto l'impero: il suo commercio era fiorente, il suo vinum picatum celebre.
Fu la capitale dell'effimero impero delle Gallie (258-273), poi centro della loro prefettura. Vi soggiornarono gl'imperatori Costantino II e Valentiniano II, il quale ultimo vi fu assassinato dal franco Arbogast nel 392. Vienne fu eretta in vescovato da S. Crescenzio, erroneamente confuso con un discepolo di S. Paolo. Nel sec. IV la città divenne capoluogo della provincia di Viennoise, della diocesi della Gallia meridionale che fu detta delle cinque, e più tardi delle sette provincie.
Fu anche la capitale del primo regno borgognone, dopo Chalon; e Godegiselo, avversario del fratello Gondebaldo, fu ivi ucciso. Nel 534 San Avito, vescovo di Vienne, preparò ai Franchi l'occupazione della città. I Longobardi vi entrarono nel 558, i Saraceni nel 737. Nell'879 fu la capitale del regno di Provenza di Bosone, poi del regno di Arles, formato dall'unione del regno di Provenza con il regno di Borgogna. Il vescovato si trasformò in arcivescovato che aspirò, contro Arles, alla giurisdizione sui Galli. All'epoca del grande smembramento feudale, fu disputata tra i conti d'Albon, gli arcivescovi della città e i conti di Zähringen. Infine, i conti d'Albon ebbero il sopravvento; ma la vita della contea viennese fu di breve durata, poiché, divenuta delfinato, fu unita alla corona di Francia verso la metà del sec. XIV. Nel 1311-1312, ebbe luogo a Vienne il XV concilio ecumenico, presieduto dal papa Clemente V, che condannò i Templari (v. appresso). Nel 1562, gli Ugonotti del barone des Adrets, mutilarono i monumenti cattolici; nel 1592 Enrico di Savoia-Nemours vi prese dimora come governatore della lega, nella speranza di crearsi un principato, ma morì nel 1596. L'arcivescovato di Vienne fu soppresso nel 1792.
Bibl.: Mermet, Histoire de la ville de Vienne de 438 à 1039, Lione 1933; id., Histoire de la Ville de Vienne de 1040 à 1802, Lione 1853.
Il concilio di Vienne. - Ebbe luogo negli anni 1311-12 ed è considerato come il XV ecumenico. Clemente V annunciò il concilio con la bolla Regnans in coelo, del 12 agosto 1308, secondo la quale il concilio avrebbe dovuto aprirsi il 1° ottobre 1310. Ma, con nuova bolla del 4 aprile 1310, l'apertura fu rinviata al 10 ottobre 1311. Nella bolla Regnans in coelo era specificato che il concilio aveva lo scopo di prendere provvedimenti nei riguardi dei Templari, di discutere varie questioni relative alla fede cattolica, alla Terrasanta, al miglioramento della Chiesa e delle persone ecclesiastiche. Una speciale bolla fu diretta, l'8 agosto 1308, all'ordine dei Templari per ingiungere al gran maestro e agli altri capi dell'ordine di presentarsi al concilio. Il quale, in effetto, è in stretta relazione con il conflitto fra la Santa Sede e Filippo il Bello durante il pontificato di Bonifacio VIII. L'atteggiamento incerto, nei riguardi di Filippo, seguito da Clemente V soprattutto nel famoso processo dei Templari, rappresenta in sostanza una vittoria del re di Francia e dello stesso concilio nel venir incontro alla volontà di Filippo di vedere soppresso l'ordine. Clemente si recò a Vienne da Avignone nel settembre del 1311, e il concilio fu solennemente aperto il 16 ottobre nella chiesa metropolitana della città. Naturalmente la questione più importante discussa fu quella dei Templari. Di fronte alle incertezze del concilio, Filippo il Bello (febbraio 1312) fece la sua comparsa a Vienne, e domandò esplicitamente (2 marzo) la soppressione dell'ordine. Il 22 marzo il papa annunciò "non sine cordis amaritudine et dolore" la soppressione, ma "non per modum definitivae sententiae, sed per modum provisionis seu ordinationis apostolicae". La decisione fu comunicata a Filippo e ai suoi tre figli nella seduta inaugurale della seconda sessione del concilio (6 aprile), e promulgata con la bolla Vox clamantis datata al 22 marzo. Verosimilmente durante questa seconda sessione del concilio fu dichiarata la legittimità del pontificato di Bonifacio VIII, e costui assolto dalle accuse formulate contro di lui. L'ultima sessione, di chiusura, ebbe luogo il 6 maggio. Il concilio si occupò anche della crociata, ma la questione era oramai pregiudicata: la crociata stava diventando, per Filippo, un pretesto per estorcere denari, e del resto la stessa soppressione dei Templari pregiudicava gravemente l'impresa. Il concilio emanò anche due decretali dottrinali, la Exivi de Paradiso e la Fidei catholicae fundamento, relative alla questione della povertà, agli spirituali e a tre errori dogmatici rimproverati a P. G. Olivi (v.). Fra gli altri provvedimenti del concilio ricordiamo la riforma del procedimento nei tribunali dell'Inquisizione, varî provvedimenti di riforma monastica ed ecclesiastica e la condanna dei beghini e dei begardi.
Bibl.: Per la bibliografia, le fonti e la storia del concilio, l'opera più recente e fondamentale è Ph. E. Müller, Das Konzill von Vienne 1311-1312. Seine Quelle und seine Geschichte, Münster in W. 1934.