VIENNE-SAINT-ROMAIN-EN-GAL (Per Vienne v. vol. vii, pag. 1166)
È la Colonia Iulia Augusta Florentia Vienna Allobrogum, impiantata sulla riva sinistra del Rodano, sul posto della città gallica che comprendeva un oppidum (la collina di Sainte - Blandine) e un abitato in pianura (il cono di deiezione della Gère); di contro alla città ufficiale, si stendeva sulla riva destra del fiume un importante quartiere urbano. Un ponte collegava le due parti di questa doppia città.
Le scoperte recenti (dal 1967) hanno messo in luce a Saint-Romain-en-Gal questo nuovo quartiere, ordinato intorno a tre strade principali lastricate, la più larga da N-O a S-E era la continuazione della grande via Lugdunum-Vienna. Un'altra strada è orientata N-S. La terza orientata O-E conduce al ponte romano. Queste tre strade coprono dei grandi canali di scarico assiali, con pozzetti d'ispezionamento in mattoni ben conservati. Da un solo lato, sempre ad O, le strade sono fiancheggiate da un marciapiede sopraelevato, coperto di lastre, sotto le quali è ricavato un profondo canale che serve di drenaggio, destinato a bonificare un terreno vicino al Rodano e soggetto alla umidità. Nel punto d'incontro della strada N-S e della strada O-E, il trivium è stato ornato da una fontana monumentale ad emiciclo (ninfeo?).
Si trovano così definite tre zone di costruzioni dove si hanno insieme abitazioni, edifici ad uso industriale e commerciale e un edificio termale.
Sei case sono state parzialmente scavate; altre sono state identificate. Sono di più tipi. La Casa detta degli Oceani, si sviluppa in profondità, con i vani aggruppati intorno ad una grande sala di ricevimento decorata al centro da un bacino circondato da un mosaico bianco-nero raffigurante quattro teste di Oceano, pesci e conchiglie, e inoltre intorno ad una corte a peristilio con portico e bacino a forma di U. Un'altra casa d'impianto molto differente si sviluppa in larghezza intorno ad una corte a peristilio, con portico e bacino ad U, alla quale si accedeva direttamente dalla strada; i cinque vani che la circondano erano ornati con bei mosaici del principio del III sec. d. C., fra i quali un pavimento richiama una struttura murale e un mosaico di xenia. Una terza casa riunisce queste due piante e reca le tracce di molti rimaneggiamenti. Una quarta casa comprende un bacino di tipo classico di forma rettangolare con esedra. Il bacino di una quinta casa ha servito da vivaio di pesci.
L'architettura di queste case offre alcune particolarità, che in massima parte si spiegano con la necessità di lottare contro l'umidità del sottosuolo: per esempio le fondazioni molto profonde che scendono talvolta a più di 5 m, i muri molto spessi, rinforzati nella loro infrastruttura da archi inglobati, numerosi canali di scarico, canalizzazioni di scolo fra le case, lungo i muri esterni che non sono mal in comune. È anche da notare la forma originale dei bacini ad U, disposizione che non si ritrova in alcun'altra parte della Gallia e che sembra essere un'invenzione di un architetto del luogo. Notevole infine la qualità dei mosaici (circa 400 m2 finora sistemati) che vanno dagli inizî del II sec. d. C. fino all'epoca severiana; la loro ricca policromia, il gusto della decorazione geometrica e la sovrabbondanza di motivi ornamentali li indicano come prodotti caratteristici delle officine della media valle del Rodano.
Accanto a queste case di abitazione si trovano le officine, i negozi, un mercato e un vasto deposito. Tra le officine si nota soprattutto un gruppo di due bacini rettangolari, contigui, che contenevano frammenti di giare, i cui fondi avevano ancora tracce di tinture diverse. L'edificio adiacente molto più importante è uno stabilimento di tipo quasi industriale Di pianta trapezoidale (m 25 × 13) comporta un corridoio assiale che si apre sulle due strade e da ambo le parti di questo corridoio un bacino pentagonale per la macerazione e la pulitura di stoffe o di pelli, due aree per l'asciugamento e un complesso di quattro grandi bacini contigui, le cui pareti conservano tracce di tinture.
Sempre vicino a queste officine si trovano edifici a uso commerciale. Un piccolo gruppo di botteghe si apre, sembra, su un corridoio comune; in uno di questi ambienti, ad un livello inferiore alla soglia d'ingresso ancora in situ, delle grosse giare a pancia sferica, in posizione rovesciata, con l'imboccatura in basso e la punta in alto, costituivano senza dubbio un vuoto igienico destinato ad impedire che l'umidità arrivasse al pavimento ligneo, dove si doveva conservare il grano o il sale. Queste anfore, spesso con bolli, sono di origine iberica. Un altro edificio parzialmente scavato comprende nove grandi ambienti allineati da N a S e aperti su una strada di accesso centrale; nove altri ambienti si contrappongono ad O; si tratta di un vasto magazzino. È per ora impossibile dire se il grande bacino ad U (m 27 di lunghezza) che è adiacente a S appartenesse a questo magazzino o ad una casa, a cui può essere stato collegato in seguito ad un ingrandimento.
Si riconosce infine un mercato, di pianta trapezoidale (m 40 × 23), che comprende un corridoio di circolazione assiale che sbocca sulle due strade e sul quale si aprono da un lato sette, dall'altro cinque botteghe-officina, che hanno restituito un'attrezzatura varia; il dispositivo architettonico indica un grande mercato coperto.
A N della zona attualmente scoperta appare uno stabilimento termale di piccole dimensioni e di pianta classica, con caldarium, tepidarium e frigidarium. Vicino all'ingresso è istallato un bar (thermopolium) presso il quale è stata costruita sulla strada anche una fontana per gli animali.
Da tutte queste costruzioni proviene un abbondante materiale: ceramiche, oggetti di bronzo e di osso, vetri, in particolare un bicchiere inciso del II sec. d. C., decorato con putti che giocano; molte fistule plumbee con marche di officine locali, e molte monete che vanno dal I sec. d. C. al regno di Caracalla.
Quasi ovunque esistono sotto questi edifici del II e III sec. d. C., molti strati di costruzioni anteriori, che permettono di far risalire agli inizî del I sec. d. C. la storia di questo quartiere urbano di Vienne. Questa città, il cui lusso è sottolineato dagli autori antichi, ricavava la sua ricchezza da una attività industriale, ora ben attestata, e da una attività commerciale, documentata fra l'altro dalle anfore iberiche ritrovate in gran numero. Sulla riva destra del Rodano, immediatamente a S del nuovo quartiere scoperto, era stato inoltre ricavato un porto fluviale, di cui si sono ritrovate in questi ultimi anni alcune istallazioni.
Bibl.: H. Stern, Deux mosaïques de Vienne (Isère), in Monuments Piot, LVI, 1969, p. 13 ss.; G. Chapotat, Vienne gauloise. Le matériel de la Tène III trouvé sur la colline de Sainte-Blandine, Lione 1970; M. Le Glay - S. Tourrenc, Saint-Romain-en Gal, quartier urbain de Vienne antique, Lione 1970; M. Le Glay, Découvertes archéologiques à Saint-Romain-en-Gal (Rhône), in Rev. Arch., N. S., 1970, pp. 173-183; Gallia, XXVIII, 1970, p. 489 ss.