vicoleria
s. f. Il mondo, la cultura e lo spirito dei vicoli napoletani.
• A Napoli la Natura è soprattutto il mare, e lui [Luigi Compagnone] diceva che a «un napoletano dell’interno» com’era lui e com’era stato suo padre, della Natura non poteva importar di meno, perché non sapevano neppure cos’era, non avendone fatto mai esperienza. «I napoletani di quartieri, rioni, e strade simili a muraglie, come la Stella, la Sanità, il Pendino, eccetera, di quell’aspra e oscura vicoleria dove non entrò mai la Natura come meraviglia e mediazione, ‒ scriveva arrabbiatissimo ‒ nulla sanno della Natura e mai c’è stato accordo tra loro e la Natura. (Raffaele La Capria, Mattino, 26 marzo 2008, p. 23, Cultura) • Vent’anni di «Storie maledette»: che ha capito? «La lettura del paese attraverso i delitti è interessante: c’è la tipologia del nord. Il caso Olindo e Rosa, a Napoli, la mia città sfigurata dalla camorra, non si verificherebbe mai: da noi c’è la “vicoleria”, la solidarietà del vicolo, una reciprocità per cui il tuo pianto mi appartiene» (Franca Leosini intervistata da Silvia Fumarola, Repubblica, 4 febbraio 2016, p. 38, Spettacoli).
- Derivato dal s. m. vicolo con l’aggiunta del suffisso -eria2.