Vedi VICO EQUENSE dell'anno: 1973 - 1997
VICO EQUENSE
Cittadina della provincia di Napoli situata nella penisola sorrentina tra Surrentum e Stabiae.
Del suo nome originario si conosce il derivato Aequana (Sil. Ital., De Bello Punico, v, 465) la cui etimologia è incerta. Il Mommsen pensò che Aequana fosse il nome del vicus, il Beloch ritenne invece che Aequa fosse derivato al pago in contrapposizione alla catena collinosa (τὰ ὅρη).
Secondo l'ipotesi del Mingazzini e dello Pfister fu molto probabilmente un vicus dipendente da Surrentum, senza amministrazione propria della quale, infatti, le poche iscrizioni rinvenute non fanno alcun cenno (G.I.L., x, i, 763-768). Tale ipotesi tuttavia è stata messa in dubbio da altri studiosi che preferiscono collegarlo a Stabiae.
Sembra plausibile che il primitivo insediamento sia avvenuto nella stessa località ove poi sorse il successivo centro urbano. Quest'ultimo è stato individuato nel sito dell'attuale cittadina ove è riscontrabile un impianto urbanistico con il sistema di cardini e decumani.
La mancanza di fonti scritte rende ardua la ricostruzione della storia più antica. È possibile però risalire fino al VII sec. a. C., sulla base del materiale recentemente venuto in luce nella necropoli, già segnalata fin dal sec. XIX. Le tombe sono a semplice fossa terragna oppure a cassa di tufo con copertura dello stesso materiale. Accanto a fibule di bronzo, prevalentemente del tipo a drago con ghiande, sono frequenti le fibule in ferro. Tra gli oggetti di ornamento ricorrono armille bronzee, anelli in bronzo ed in argento, vaghi di collane e pendagli in ambra ed in pasta vitrea. Gli oggetti di uso domestico annoverano alari, gruppi di spiedi, portafiaccole. Le armi sono limitate a qualche coltello, a cuspidi di lancia e di giavellotto. Il materiale bronzeo comprende ancora calderoni, bacini, situle, oinochòai, òlpai, colatoi e sìmpula. Nella ceramica di impasto sono attestate prevalentemente olle, anforette, brocche, attingitoi. Appare frequente il bucchero pesante con oinochòai, òlpai, kàntharoi, shỳphoi, coppette. Sono inoltre presenti kỳlikes del tipo ionico Villard B 2, ceramica di tipo corinzio, ceramica attica nella tecnica delle figure nere e delle figure rosse.
La fase più antica della necropoli mostra in sostanza una facies culturale analoga a quella di altri centri etruschizzati della regione. La presenza etrusca è confermata peraltro dall'eccezionale rinvenimento di una coppa di bucchero pesante iscritta.
Nel periodo successivo molto probabilmente l'abitato condivise la stessa sorte di altre città campane coinvolte nelle infiltrazioni e nelle occupazioni da parte delle popolazioni sannitiche. Questa fase è contraddistinta principalinente dalla tipologia delle tombe e dalla notevole abbondanza delle ceramiche interamente verniciate con vernice nera, sia di importazione che di produzione locale.
L'abitato conobbe una nuova fioritura a partire dall'età augustea allorchè si svilupparono numerose ville marittime lungo tutta la costa sorrentina. Ruderi di ville e di condotte d'acqua sono evidenti nella piana di Equa e, a mezza costa, sulla marina di Vico. Resti delle prime sono documentati alla marina di Equa, in località Pézzolo, lungo la costa, ed al di sotto della villa comunale di V. Equense. Il complesso idrico di tali costruzioni era alimentato da un cisternone rilevato dal Mingazzini e dallo Pfister. Altre costruzioni marittime si svilupparono sulla collina della marina di V., ma di esse restano soltanto sparuti ruderi. Anche questo gruppo di ville, come il precedente, aveva una rete idrica alimentata da un acquedotto scoperto nella stessa zona.
Le ultime notizie della cittadina, dopo un lungo periodo di silenzio, si riferiscono al saccheggio ad opera dei Goti nell'anno 553.
Antiquarium equano. - È stato provvisoriamente sistemato in alcuni locali dell'Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno per ospitare il copioso materiale della necropoli. Accoglie tuttavia altro materiale archeologico del quale si segnalano due capitelli dorici arcaici in pietra tufacea, un busto acefalo della stessa pietra, numerose anfore provenienti dalla necropoli preromana.
Bibl.: E. De Ruggiero, Diz., I, A-B, p. 296, s. v. Aequana; Hülsen in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 579, s. v. Aequana; G. Parascandolo, Monografia del comune di Vico Equense, Napoli 1858; B. Parascandolo, Lettera I sull'antica città di Aequa, Napoli 1872; Th. Mommsen, C.I.L., X, i, 763-768; J. Beloch, Campanien, Geschichte und Topographie des antiken Neapel und seiner Umgebung, Berlino 1879, p. 268; G. Minervini, Guida Illustrativa della Mostra archeologica di Caserta, Napoli 1879, nn. 365, 434, 448, 459, 461 (Coll. Scognamiglio), 1477, 1724, 1752, 1754 (Coll. Barone); F. von Duhn, Italische Gräberkunde, I, Heidelberg 1924, p. 625; P. Mingazzini-F. Pfister, Forma Italiae, Regio I, Latium et Campania, II, Surrentum, Firenze 1946, pp. 76-77; A. Savarese, Vico Equense romana, in Napoli Nobilissima, III, 1963, fasc. 4, pp. 148-153; A. de Francisci, in Atti del V Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Napoli 1966, p. 183; id., in Fasti Arch., XX, 1966, n. 2542; W. Johannowsky, in Boll. d'Arte, LII, 1967, III, pp. 198-199; M. Bonghi Jovino, La necropoli preromana di Vico Equense, in Archeologia, n. 42, 1967, pp. 2418-422; S. Ferraro, La necropoli preromana di Vico Equense e l'Antiquarium Equano, in Decennale Primo, Vico Equense 1970, pp. 3-11; W. Johannowskj, in Fasti Arch., XXI, 1970, n. 2342.