VICINO da Ferrara
Con la definizione di «Vicino da Ferrara» Roberto Longhi, nella sua Officina ferrarese del 1934, conferì un nome di comodo alla personalità di unartista attivo all'incirca nella seconda metà del XV secolo, di cui ricostruiva i caratteri stilistici e intorno a cui raccoglieva un insieme di opere accomunate da peculiari affinità (oltre alla celebre Crocifissione nel Museé des arts décoratifs di Parigi, si trattava di un insieme di ritratti e di altri dipinti di soggetto religioso). Vicino mostrava di essere influenzato dalle prime opere di Ercole de’ Roberti, ma con una formazione più antica, basata su un rigore prospettico e una perspicuità derivati da Piero della Francesca. Longhi propose di identificare Vicino con Baldassarre d’Este, pittore nato a Reggio Emilia, figlio naturale di Niccolò III d’Este, attivo a lungo per gli Sforza a Milano e a Pavia tra il 1461 e il 1469 e, in seguito, per quarant’anni, alla corte estense di Ferrara e di Reggio. Baldassarre, alla cui voce relativa si rimanda, è ben documentato dal punto di vista archivistico, mentre poche sono le opere a lui attribuibili con certezza.
Longhi nel 1940 e nel 1956 tornò ancora sulla figura di Vicino/Baldassarre, riconoscendone la mano in alcune teste dell’affresco con la Caccia di Borso a Schifanoia; i documenti affermano infatti che Baldassarre fu pagato per l’«aconzatura» di trentasei teste del duca Borso d’Este in quella sede. Già nel 1956, però, Cesare Gnudi sottolineava come i ritocchi sugli affreschi di Schifanoia dovessero esser stati eseguiti a secco e che il descialbo cui furono poi sottoposti li fece sicuramente cadere, rendendo quindi impossibile valutare l’apporto di Baldassarre.
Nel 1958 Maurizio Calvesi legò alla personalità delineata da Longhi anche l’affresco, firmato da Baldassarre, riscoperto in quegli anni (e oggi conservato nella Pinacoteca nazionale di Ferrara), con le Stimmate di s. Francesco e una donatrice, proveniente dall’oratorio della Concezione presso la chiesa di S. Francesco. Carlo Volpe nel 1961 (ora in Volpe, 1994) evidenziò nelle opere di Vicino la mancanza di riferimenti alle stravaganze taglienti dell’arte di Cosmè Tura, affermatosi a Ferrara negli anni Sessanta. A favore della tesi longhiana, ciò poteva derivare dall’assenza di Baldassarre dalla città a causa dell’attività per gli Sforza.
Daniele Benati nel 1982 ampliò il corpus longhiano delle opere di Vicino, accettando con cautela l’identificazione con Baldassarre, per quanto fosse difficile riconoscere le influenze lombarde distinte da Longhi (Vincenzo Foppa e Ambrogio da Fossano detto il Bergognone). Inoltre, lo studioso eliminava definitivamente la possibilità di riconoscere la mano dell’artista negli affreschi di Schifanoia per i motivi già espressi da Gnudi. Nel corso degli anni, ampliando a più riprese il catalogo di Vicino (per esempio con il vibrante Cristo dolente del Clark Art Institute di Williamstown), accoglieva ancora, anche se con qualche dubbio, l’identificazione con l’Este (Benati,1990 e 1992).
Alla fine del secolo scorso si formò in area anglosassone una compagine di studiosi contrari all’identificazione di Vicino con Baldassarre. Joseph Manca, in particolare, in due contributi del 1984 e del 1993, affermò che lo stile delle opere caratterizzanti il «corpus di Vicino» fosse tipicamente ferrarese nella resa delle fisionomie e dei panneggi e assai più affine alla cultura «turiana». Il suo modo di dipingere risultava più aspro e tagliente di quello di Baldassarre, caratterizzato invece da «un tocco di movimento morbido di influenza tardogotica» (1993, p. 75). Anche secondo Kristen Lippincott (1989), lo stile delicato dell’autore dell’affresco con le Stimmate di s. Francesco non poteva coincidere con quello «goffo e sgraziato» di Vicino (p. 116).
In Italia l’identificazione ha incontrato in anni più recenti diversi dissensi. Già Edoardo Arslan, nella biografia di Baldassarre d’Este stilata nel 1963 per questo dizionario, espresse un parere contrario, sottolineando il contrasto tra le figure fragili e calligrafiche di Vicino (influenzato da Ercole de’ Roberti) e quelle dense e corpose di Baldassarre.
Nell’ambito di un interessante tentativo di ricostruzione della personalità di Baldassarre, Andrea De Marchi nel 1992 definì «drammaticamente induttiva» la proposta di Longhi (p. 1058). All’inizio di questo secolo Vincenzo Farinella, Giovanni Sassu e Marcello Toffanello hanno sollevato dubbi ulteriori sull’argomento longhiano. Farinella, in un saggio sul Salone dei Mesi di Schifanoia (2007), ha rivalutato il ruolo di Baldassarre, proponendolo come regista dell’impresa collettiva; lo studioso, comunque, si è dichiarato possibilista nel riconoscervi Vicino, in base ad affinità stilistiche che devono essere ancora dimostrate con certezza. Sottolineando il ruolo di direzione artistica di Baldassarre a Schifanoia, Sassu (2007) ha invece negato che questi e Vicino fossero la stessa persona: la stessa mano non poteva aver eseguito il Ritratto di Borso del Castello Sforzesco e le opere raggruppate sotto il nome del pittore longhiano. Toffanello, infine, è rimasto dubbioso sull’ipotesi longhiana, che «ha ricevuto nel tempo sempre minor favore» (2010, p. 235).
Di idea opposta è infine Stefania Buganza, che ha dedicato un denso contributo a Baldassarre nel 2006, riordinandone le testimonianze documentarie e il corpus di dipinti. La studiosa, vedendo influenze riconducibili a Foppa in alcune opere come l’Annunciazione Massari della Pinacoteca di Ferrara (dipinto dalla paternità incerta), ha rovesciato il punto di vista sul tema: nelle opere coeve dei lombardi Andrea de Passeris (che fu garzone di Baldassare, su cui si era espresso anche Giovanni Romano, 1982, in rapporto a Vicino) e Gottardo Scotti ha infatti identificato elementi stilistici dell’arte di Ercole de’ Roberti, filtrati dai dipinti di Vicino/Baldassarre.
P. D’Ancona, I mesi di Schifanoia in Ferrara. Con una notizia critica sul recente restauro di Cesare Gnudi, Milano 1954; R. Longhi, Officina Ferrarese, 1934, seguita dagli ampliamenti 1940 e dai nuovi ampliamenti, 1940-1955, Firenze 1956, pp. 65-68, 168 s., 229-231; M. Calvesi, Nuovi affreschi ferraresi nell’Oratorio della Concezione, in Bollettino d’arte, s. 4, XLIII (1958), pp. 141-156; R. Longhi, Un “Cristo doloroso” di Baldassarre d’Este, in Paragone, s. 1, IX (1958), 101, pp. 56-59; E. Arslan, Baldassarre d’Este, in Dizionario biografico degli Italiani, V, Roma 1963, pp. 444 s.; D. Benati, Per il probema di “Vicino da Ferrara” (alias Baldassarre d’Este?), in Paragone, s. 1, XXXIII (1982), 393, pp. 3-26; G. Romano, in Zenale e Leonardo. Tradizione e rinnovamento nella pittura lombarda (catal.), Milano 1982, pp. 80-84, n. 23; J. Manca, Ercole de’ Roberti and Baldassarre d’Este: two portraits in miniature, in Antichità viva, XXIII (1984), 2, pp. 15-20; K. Lippincott, Gli affreschi del Salone dei Mesi e il problema dell’attribuzione, in Atlante di Schifanoia, a cura di R. Varese, Modena 1989, pp. 111-139; D. Benati, Due schede per Vicino da Ferrara, in Scritti in onore di Giuliano Briganti, Milano 1990, pp. 53-59; Id., in La Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Catalogo generale, a cura di J. Bentini, Bologna 1992, pp. 76-81 e 391-395, nn. 81-84 e 429; A. De Marchi, Un geniale anacronista, nel solco di Ercole, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, cl. di lettere e filosofia, s. 3, XXII (1992), pp. 1039-1071; J. Manca, Chi era Baldassare d’Este?: una riconsiderazione e una nuova attribuzione, in Bollettino d’arte, s. 6, LXXVIII (1993), 79, pp. 73-84; C. Volpe, La pittura nell’Emilia e nella Romagna. Raccolta di scritti sul Trecento e Quattrocento, a cura di D. Benati - L. Peruzzi, Modena 1994, pp. 129-140 (in partic. pp. 138 s.); S. Buganza, Intorno a Baldassarre d’Este e al suo soggiorno lombardo, in Solchi, IX (2006), pp. 3-69; V. Farinella, I pittori, gli umanisti, il committente: problemi di ruolo a Schifanoia, in Il Palazzo Schifanoia a Ferrara, a cura di S. Settis - W. Cupperi, I-II, Modena 2007, I, pp. 83-138; G. Sassu, Verso e oltre Schifanoia, in Cosmè Tura e Francesco del Cossa: l’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este (catal.), a cura di M. Natale, Ferrara 2007, pp. 415-425; M. Toffanello, Le arti a Ferrara nel Quattrocento. Gli artisti e la corte, Ferrara 2010, pp. 71-76 e 233-238.