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VICEDOMINI

di Pietro Vaccari - Enciclopedia Italiana (1937)
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VICEDOMINI

Pietro Vaccari

. L'ufficio ebbe origine nella costituzione della Chiesa; fin dai primi secoli le chiese avevano adottato il costume di affidare a economi, scelti nello stesso clero, il governo dei beni temporali e questi economi avevano assunto in Occidente nome di vicedomini o visdomini. Essi facevano parte del clero, avevano la cura delle fabbriche e della coltivazione dei fondi; questo ufficio divenne obbligatorio con i Carolingi e fu regolato negli stessi capitolari. La diffusione delle immunità ecclesiastiche aveva fatto sorgere la necessità di dare veste pubblica ai funzionarî vescovili, investiti dei poteri di amministrazione e di giurisdizione; i vicedomini dovevano essere eletti dai vescovi o abati, ma col concorso del conte e del popolo ed erano soggetti al controllo degli ufficiali regi. Non è certo che essi, già nell'età carolingia, avessero effettivo potere di giurisdizione, che invece conseguirono gli advocati, sì che i due uffici del visdomino e dell'avvocato furono generalmente distinti, benché talora cumulati in una sola persona; ma, comunque, anche i vicedomini col tempo e col progresso dei poteri vescovili, conseguirono l'esercizio della giurisdizione.

Nei secoli X e XI in Italia, l'ufficio di vicedominus passò ai laici e divenne ereditario nell'aristocrazia cittadina: i visdomini rappresentarono uno degli elementi più vivi e attivi della cittadinanza, parteciparono al governo vescovile amministrandone i beni temporali e la stessa città, parte centrale del patrimonio e del dominio, collaborando col capitolo nel caso di vacanza della sede.

Una trasformazione analoga avvenne in Francia; gli uffici dei visdomini (vidamies) passarono a signori laici e questi ebbero la rappresentanza del vescovo nell'amministrazione della giustizia, l'assistenza negli atti più importanti, la difesa militare, con un'autorità che, di libera collazione dei vescovi in antico, diventò in seguito vitalizia ed ereditaria. Essa diede luogo, con lo sviluppo arbitrario dei diritti e delle pretese dei visdomini, a frequenti conflitti col potere vescovile, sì che la carica fu via via ristretta entro confini più modesti e assunse carattere soprattutto onorifico; la rivoluzione infine nel 1790 l'abolì.

Bibl.: F. Senn, L'institution des vidamies en France, Parigi 1907; S. Pivano, Stato e Chiesa da Berengario ad Arduino, Torino 1908, p. 300 seg.; G. Volpe, Per la storia delle giurisdizioni vescovili, in Studi storici, 1913.

Vedi anche
conte Titolo nobiliare che nella gerarchia araldica segue quello di marchese. ● A Roma, nell’età repubblicana, il conte (comes) assisteva e consigliava i magistrati preposti al governo delle province. Con Costantino il termine indicò una serie di pubblici funzionari: alcuni dirigevano importanti uffici centrali ... Carolingi Dinastia reale franca (752-987) che successe ai Merovingi e per prima salì sul trono del Sacro romano impero (800-924), realizzando una larga unione di domini, popoli e culture, e restituendo all'Europa la fisionomia politica e il prestigio perduti con la fine dell'Impero romano. Il principale artefice ... vescovo Nel cristianesimo primitivo e in molte Chiese cristiane non cattoliche, il capo di una comunità di fedeli, in posizione più elevata rispetto agli altri ordini del ministero ecclesiastico. Nella Chiesa cattolica, prelato che, sotto l’autorità del romano pontefice, ha il governo ordinario di una diocesi, ... popolo In generale, il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l'unità e l'indipendenza ...
Vocabolario
visdòmino
visdomino visdòmino (o vicedòmino) s. m. [dal lat. tardo vicedomĭnus, comp. di vice «in luogo di» (v. vice-) e domĭnus «signore»]. – Chi, nell’età medievale e rinascimentale, teneva le veci del «signore» o del titolare di una carica civile...
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