VIBO VALENZA (Ηιππώνιον; Vibo Valentia)
Cittadina del Bruzio, sul Mar Tirreno, la cui area, delimitata dai resti dell'antica cinta fortificata, è stata riconosciuta su una collinetta a N dell'antica Monteleone (Catanzaro), che ha ripreso da poco il nome latino di Vibo Valenza.
Per concorde testimonianza delle fonti (Thucyd., v, 5, 3; Ps. Scymn., 308; Strab., v, 5, C. 256) deve la sua fondazione a genti di Locri; sorse nelle vicinanze di un abitato preellenico (Torre Galli) di cui si è ritrovata una necropoli. Disputata tra i Siracusani e i Bruzi, fu distrutta da Dionisio nel 389 e occupata dai Bruzî nel 356. Vi fu dedotta una colonia latina nel 192 (Liv., xxxv, 40, 6) col nome di Vibo Valentia e nel nuovo organismo si fuse la comunità greco-bruzia. All'epoca della guerra civile fu stazione della flotta di Pompeo e poi di Ottaviano; municipio fiorente dopo le guerre sociali, dovette la sua prosperità alla sua posizione sulla strada per la Sicilia.
Gli scavi hanno messo in luce importanti resti delle mura greche, poderosa cortina bastionata, in opera isodoma di calcare tenero, interrotta a distanze regolari da torri semicircolari su zoccolo quadrato; un tempio dorico peripetero in antis della fine VI-principio V sec. a. C. sulla collina del Belvedere grande (o Telegrafo); sull'altipiano di Cofino gli incassi delle fondazioni di un tempio ionico e poco lungi i resti di altri due templi dorici; numeroso e importante il materiale rinvenuto costituito da elementi architettonici in terracotta e in calcare, terrecotte figurate e anche un pinax locrese; accanto al tempio arcaico si è di recente identificato un deposito di terrecotte che ha dato interessante materiale del VI e V sec. a. C.
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