via (sost.)
È vocabolo di buona frequenza in tutta l'opera dantesca, nella quale ricorre praticamente in ogni accezione del linguaggio proprio e figurato, spesso peraltro compresenti, particolarmente nella Commedia (v. oltre).
Come sinonimo di " strada ", con specifico riferimento al tracciato di essa, il sostantivo costituisce nella Vita Nuova uno degli elementi topografici principali della città in cui D. ambienta la vicenda amorosa narrata nel libello: in III 1 indica infatti il luogo (una via, appunto) nel quale, nove anni appresso il primo apparimento, Beatrice passando... volse li occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso e salutoe molto virtuosamente; in XL 1 la via nella quale alquanti peregrini passavano è topograficamente più determinata in rapporto alla pianta della città, in quanto quasi mezzo de la cittade ove nacque e vivette e morio la gentilissima donna; mentre è localizzata in mezzo de la via che D. percorreva fuori de la sopradetta cittade, per raggiungere quelle parti dov'era la gentile donna ch'era stata la sua difesa, l'apparizione di Amore... / in abito leggier di peregrino (IX 9 3); e ancora di " strada " si tratta - in connotazione ai limiti della locuzione avverbiale, tuttavia afferibile al medesimo ambiente - in XIX 9 32 quando va per via, / gitta nei cor villani Amore un gelo, / per che onne lor penero agghiaccia e pere; XXVI 1 quando passava per via, le persone correano per vedere lei (analogo ‛ topos ' prettamente stilnovistico in Detto 233 E quando va per via, / ciascun di lei ha 'nvia); nel sogno premonitore della morte di Beatrice (XXIII 5; e al v. 47 della canzone Donna pietosa, § 23, corrispondente al passo della prosa), D. vede donne andare scapigliate piangendo per via, in un luogo oniricamente nebuloso (cfr. XXIII 5 io non sapea ove io mi fosse; 23 45 esser mi parea non so in qual loco).
La stessa accezione sarà registrabile anche per Rime LXX 6 Deh, gentil donne, non siate sdegnose, / né di ristare alquanto in questa via, se si considera col Contini (Rime 74) che il sonetto è praticamente " una vera e propria redazione secondaria " di Voi che portate la sembianza umile, entrato nel corpus lirico della Vita Nuova (XXII 9-10; si noti in particolare la corrispondenza del v. 9 piacciavi di restar qui meco alquanto, col v. 6 del sonetto Onde venite, in cui il generico avverbio di luogo è sostituito da via). Analoga accezione, quella di If XXIII 3 n'andavam l'un dinanzi e l'altro dopo, / come frati minor vanno per via.
Determinabile in modo indiretto è anche la via - quella di Emmaus, " castellum, quod erat in spatio stadiorum sexaginta ab Ierusalem " (Luc. 24, 13) espressamente richiamato da D. - sulla quale Cristo apparve a' due discepoli (Pg XXI 8); e occorrerà notare che il vocabolo si trova qui in vera e propria locuzione, in via, che con ‛ essere ' forma una perifrasi equivalente a " camminare ", " spostarsi da un luogo a un altro ": osservando che tuttavia l'uso locutivo non ha intaccato, come invece accaduto in altri casi (v. oltre), il riferimento concreto al tracciato di una strada, per l'esplicito richiamo al passo evangelico.
Più specifico il riferimento nell'occorrenza di If III 91 Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia, dove Caronte allude al percorso del più lieve legno carico di anime e guidato dall'angelo nocchiero dalla foce del Tevere alla piaggia del Purgatorio (cfr. Pg II 100-105): altra via dunque rispetto a quella che D. è ora costretto a percorrere se vuol uscire dal loco selvaggio (cfr. If I 91-93), altra via perché riservata alle anime che vanno in Purgatorio, non alle dannate, che sulla barca di Caronte varcano l'Acheronte ed entrano nell'Inferno. Riferito a corpi celesti, indica il percorso che essi compiono nello spazio, la loro " orbita ": Cv II XIV 5 li Pittagorici dissero che 'l Sole alcuna fiata errò ne la sua via; III V 16 per la medesima via [il sole] par discendere altre novanta e una rota e poco più; Pg XIX 6 quando i geomanti lor Maggior Fortuna [la figura divinatoria detta " fortuna maior "] / veggiono in orïente, innanzi a l'alba, / surger per via che poco le sta bruna, in quanto subito dopo nasce il sole.
Particolare occorrenza è quella di Cv II XIV 1: la via di Sa' Iacopo è il nome col quale lo vulgo chiama la Via Lattea (" quelle stelle che volgarmente i laici chiamano la via di san Iacopo ", Giordano da Pisa Prediche inedite, a c. di E. Narducci, Bologna 1867, 173).
Con sfumatura più generica, il sostantivo è presente in alcune similitudini: come colui che non sa per qual via pigli lo suo cammino, e che vuole andare e non sa onde se ne vada, Vn XIII 6; Cv IV XII 15 Come peregrino che va per una via, e 18 come d'una cittade a un'altra di necessitade è una ottima e dirittissima via; XXIV 12 come quello che mai non fosse stato in una cittade, non saprebbe tenere le vie sanza insegnamento di colui che l'hae usata, e 13 se lo re comanda una via e lo servo ne comanda un'altra, non è da obedire lo servo; e If XXV 81 Come 'l ramarro... / folgore par se la via attraversa. Vale, ma con approssimazione, " rotta di una nave ", in Cv IV IV 5 come vedemo... una nave... prendere... desiderato porto per salutevole via. A non meglio determinate aspre vie montane e innevate si allude in Rime dubbie VII 5; mentre genericamente a una strada si riferisce l'occorrenza di Cv IV XXVIII 12 lo buono mercatante... benedice la via che ha fatta, e quella di Vn XIX 14 68 Canzone... / ingegnati, se puoi, d'esser palese / solo con donne o con omo cortese, / che ti merranno là per via tostana, per la via più breve (o anche, considerando per via tostana locuzione avverbiale, " velocemente ", come in Cv IV I 10).
Accompagnato da opportuna specificazione, il vocabolo indica talora una sezione di cammino: Non era lunga ancor la nostra via di qua dal sonno, If IV 67; Né ancor fu così nostra via molta, Pg XXIX 13.
A percorsi particolari si riferiscono altre occorrenze: a quello che Matelda si apre in mezzo alla gran variazïon d'i freschi mai... cantando e scegliendo fior da fiore / ond'era pinta tutta la sua via (Pg XXVIII 42), a quello delle formiche nella similitudine di Pg XXVI 36 così... / s'ammusa l'una con l'altra formica, / forse a spiar lor via e lor fortuna, al percorso che nell'aria compie il suono dell'alto corno di Nembrot (If XXXI 14); ai raggi di ciascuno cielo che sono la via per la quale, secondo la teoria medievale delle influenze celesti, discende la loro vertude in queste cose di qua giù (Cv II VI 9).
Riferito a cose, vale " via d'uscita ", come in If XXVII 13: il non aver via né forarne / dal principio nel foco impedisce alle parole grame di Guido da Montefeltro di assumere l'articolazione propria del linguaggio umano e di divenire così intellegibili a D.; così come gli atti disdegnosi e feri della sua donna... han chiusa al poeta la via / de l'usato parlare, gl'impediscono cioè di continuare a comporre liriche d'amore (Cv IV Le dolci rime 7).
Per estensione, l'immagine della v. è afferita talora a un percorso temporale, nel corso del quale sia possibile tracciare un arco di sviluppo o di regresso: è la v. che le cose naturali corruttibili... cotidianamente compiono (Cv II XIV 10); è l'essere in via nella similitudine di Pg XXV 54, dove D. per bocca di Stazio espone il problema della generazione umana: Anima fatta la virtude attiva / qual d'una pianta, in tanto differente, / che questa è in via [cioè è ancora un " ens incompletum ", è ancora perfettibile] e quella è già a riva, è già sviluppata completamente (si noti l'immagine di un viaggio per mare alla quale D. ricorre per delineare il progressivo sviluppo del feto fino alla perfezione).
Più spesso, e particolarmente nelle prime due cantiche della Commedia - ove il cammino di D. procede in un paesaggio accidentato, e dove il sovrasenso allegorico è teso a figurare il graduale ritorno dell'anima a Dio, suo primo principio -, il vocabolo è usato in notazione analoga alla più consueta di ‛ cammino ' (v.), quella cioè in cui non è fatto specifico riferimento al tracciato di una strada o di un sentiero, ma si evidenzia piuttosto come spazio percorso o da percorrere. È questa, senza alcun dubbio, l'accezione più frequente, data anche l'ampiezza d'ambito e le risonanze che la connotazione assume da una pressocché costante e praticamente inscindibile bivalenza di significato letterale (" strada " e " percorso ") e inoltre dalla compresenza del sovrasenso allegorico o figurale in assidua tensione con il senso letterale, particolarmente nella Commedia appunto, dove il vocabolo, accanto agli equivalenti ‛ cammino ' e ‛ viaggio ' (v.), è posto al centro stesso della struttura narrativa e figurale del poema.
Di calco scritturale, ma anche ‛ topos ' di notevole frequenza non soltanto in scrittori ecclesiastici ma in poeti provenzali, oitanici e italiani (citati e discussi da F. Mazzoni in Saggio di un nuovo commento alla D.C., Firenze 1967, 32-34), la figura della via indica infatti il percorso compiuto da D. dalla selva all'Empireo attraverso i tre regni ultraterreni; e, allegoricamente, il cammino spirituale dell'uomo ‛ sbandito ' di paradiso, però che si torse / da via di verità e da sua vita (Pd VII 39), dal peccato alla redenzione, da servitù a libertà (XXXI 86), dal male al bene: opposizione tra le immagini scritturali " via veritatis " e " via impiorum tenebrosa " - ambedue puntualmente riprese nell'aggettivo diritta (If I 3), nel via non vera di Pg XXX 130 (e cfr. anche Cv III XV 18 e IV VII 9, dove D. traduce Prov. 4, 18 e 19) e nell'insistita citazione delle tenebre che avvolgono la selva - evidenziata da D. immediatamente all'inizio del poema: diritta via... smarrita, verace via ‛ abbandonata ' (I 12). La v. che D. imbocca e poi percorre fino alla visione di Dio, principio de le nostre anime e ultimo desiderabile (Cv IV XII 14 e 17), è dunque un cammino catartico, che viene offerto eccezionalmente ed esemplarmente a D., novello Adamo peccatore, perché possa recuperare il Paradiso; un cammino parallelo (A te convien tenere altro vïaggio, gli dice Virgilio, in If I 91) all' " iter rectum " scritturale, che si propone al liber uom come scelta alternativa alla morte spirituale, cui conduce la via non vera (Pg XXX 130); la via di salvazione sulla quale l'uomo può tornare con la forza della fede (If II 30), abbandonando la via torta che 'l mal amor fa apparire quella del bene (Pg X 3; e si noti l'antitesi istituita fra via torta e la diritta via di If I 3): essa è dottrina veracissima di Cristo, la quale è via, verità e luce [cfr. Ioann. 14, 6]: via, perché per essa sanza impedimento andiamo a la felicitade di quella immortalitade (Cv II VIII 14).
Di questo percorso, D. ripetutamente evidenzia lunghezza e difficoltà: la via lunga ne sospigne (If IV 22); la solinga via, / tra le schegge e tra ' rocchi de lo scoglio (XXVI 16); la via è lunga e 'l cammino è malvagio (XXXIV 95); via... sì aspra e forte (Pg II 65; notare lo strettissimo richiamo a If I 5, dove la coppia di aggettivi qualifica la selva selvaggia); lunga via (Pg V 131); erte vie... arte (XXVII 132); difficoltà complessiva cadenzata inoltre in una somma di insistite difficoltà episodiche che rappresentano lungo tutto il poema, ma particolarmente, è naturale, nelle prime due cantiche, i nodi da superare, i gradus, le progressive conquiste del peregrinus, cui Dio concede con le vie sue di riparar... a sua intera vita (Pd VII 103; stesso concetto ripetuto ai vv. 109-111 e in XXXI 85-87): di recuperare cioè il Paradiso, compiendo a ritroso e gradatamente il precipite cammino di Adamo cacciato dall'Eden, lo stesso di ogni uomo che, imagini di ben seguendo false, percorre le vie del secol (Pg XXX 105; cfr. Ierem. Proph. 18, 15).
Senso istoriale e senso figurale risultano in pratica sempre compresenti in ognuna delle occorrenze della Commedia, anche laddove quello istoriale sembrerebbe prevalente per una più decisa, quasi esclusiva connotazione narrativa, tesa a sottolineare le difficoltà concrete del cammino, difficoltà ora esplicitamente dichiarate, più spesso evincibili dall'accurata descrizione dei luoghi: come in If VII 105 intrammo giù per una via diversa, XII 9 è sì la roccia discoscesa, / ch'alcuna via darebbe a chi sù fosse, e 28 Così prendemmo via giù per lo scarco / di quelle pietre (via si trova in locuzione: v. oltre), XXIV 31 Non era via da vestito di cappa (dove D. non ha inteso alludere, come molti commentatori ritengono, alle pesanti cappe degl'ipocriti, per i quali era già difficoltoso, per il carco della cappa e per la via stretta [XXIII 84], procedere lungo il sentiero sul quale Caifas, crocifisso a terra, attraversato è, nudo, ne la via [v. 118], e ai quali sarebbe quindi impossibile salire - come poco dopo faranno D. e Virgilio a prezzo di grande fatica [XXIV 43 ss.] - per lo scosceso argine che separa il girone degl'ipocriti da quello dei ladri; ma " che una persona vestita con un abito lungo e impaccioso... non avrebbe potuto salire per la rovina del ponte ": B. Maier, in Lect. Scaligera I 845); e ancora come in Pg XXI 5 pungeami la fretta / per la 'mpacciata via dietro al mio duca, ingombrata dalla turba di anime che affollava la cornice degli avari e prodighi; e in IV 36 " Maestro mio ", diss'io, " che via faremo? "; X 20 ïo stancato e amendue incerti / di nostra via: dove la difficoltà, oltre all'ordine fisico, coinvolge anche l'ambito psicologico. A questo punto si può ricordare l'interessante lectio, diffusa in codici tanto toscani che settentrionali, la più romita via in luogo di la più rotta ruina, in Pg III 50; sulla questione vedi la nota del Petrocchi, ad locum.
Con maggiore o minore evidenza, la polisemia di cui D. carica il vocabolo resta costante in altre occorrenze, nelle quali si definiscono alcuni degli spostamenti direzionali compiuti dal personaggio e dalla sua guida lungo l'immaginato itinerario ultraterreno: l'uscita dal nobile castello, che deve necessariamente effettuarsi per altra via da quella percorsa per entrarvi (If IV 149), se i due poeti debbono raggiungere il secondo girone (il sotteso valore allegorico di altra via è sottolineato dal Landino: " come alla contemplazione degli uomini famosi si procede per la via della virtù, così alla contemplazione de' viziosi si va riconoscendo e' vizii "; si noti inoltre come la locuzione assuma più ampie risonanze se avvicinata ad altro viaggio di I 91, espressione con la quale Virgilio indica l'intero cammino che D. dovrà compiere attraverso i tre regni, non essendovi altra via... per lui campare, Pg I 62); la deviazione verso destra, eccezionale nella cantica, di If XVIII 29 Or convien che si torca / la nostra via un poco insino a quella / bestia malvagia [Gerione] che colà si corca (" La deviazione a destra indica adattamento tattico dei mezzi con cui affrontare la frode ", Mattalia); XIX 126 [Virgilio] rimontò per la via onde discese, cioè su l'argine quarto (vv. 40-42), per proseguire - dopo l'incontro con Nicolò III e l'invettiva di D. - dal quarto al quinto argine con D. a sé distretto (ancora il Landino: " Adunque dimostra che molto sempre piace all'intelletto che nelle operazioni umane e nella vita attiva la prudenzia con gran libertà riprenda e danni e vizii scelerati. E che lui lo riportassi in sul monte dimostra che, poi che la ragione inferiore ha inteso alcun particolare, l'intelletto la riduce a gli universali per via erta, cioè per difficile speculazione; e portando se lo stringea al petto dove sta la cogitazione, a dinotare che la cogitazione de gli universali è quella che ci dà vera cognizione ").
Mentre nelle occorrenze della prima cantica decisamente dominante appare il motivo dell'impedimento, dell'ostacolo che si oppone al cammino di D. (Io ‛ smarrimento ' nella selva; le tre fiere, e in particolare la lupa, che non lascia altrui passar per la sua via, I 95; l'iniziale rifiuto di Caronte a traghettare un'anima viva al di là della trista riviera d'Acheronte, III 88 ss.; l'opposizione dei demoni all'ingresso della città di Dite, la cui porta si aprirà soltanto per l'intervento di un angelo, VIII 82-IX 105; la via... rotta per il crollo dell'arco sesto causato dal terremoto al momento della morte di Cristo [XXI 114] e la falsa indicazione di Malacoda, presso è un altro scoglio che via face, XXI 111; i numerosi, difficili passaggi da un cerchio all'altro, di cui abbiamo già parlato); nel Purgatorio prevale invece l'idea di una salita più agevole, di un cammino più spedito, all'inizio ancora bisognoso di qualche sollecitazione (quella di Catone, ad esempio), talvolta ancora gravato da episodiche incertezze (le già citate occorrenze di IV 36 e X 20), ma via via più spontaneo, più veloce e più facile, anche per il diretto intervento divino, come quello mediato da s. Lucia (Pg IX 57 I' son Lucia; / lasciatemi pigliar costui che dorme; / sì l'agevolerò per la sua via; dove il possessivo sua intende sottolineare l'elezione del D. personaggio e, figuralmente, la precisa volontà divina del ‛ recupero ', per cui è stata appunto disposta la via che riconduce l'uomo a Dio: cfr. Pd VII 89, 103 e 110, XXXI 86): mostratene la via di gire al monte, II 60; quella [l'anima di Sordello] ne 'nsegnerà la via più tosta, VI 60 (e v. 68 la miglior salita); XII 14 buon ti sarà, per tranquillar la via [per rendere il tuo cammino più vario e meno gravoso], / veder lo letto de le piante tue, il suolo della cornice, quanto per via di fuor del monte avanza (v. 24), dove sono figurati esempi di superbia punita; la via schietta, XIII 8; Questo è divino spirito, che ne la via / da ir sù ne drizza sanza prego, XVII 56; XIX 68 si fende / la roccia per dar via a chi va suso, e 80 Se... volete trovar la via più tosto, / le vostre destre sien sempre di fori; XXI 5 pungeami la fretta / per la 'mpacciata via dietro al mio duca; XXII 125 e prendemmo la via con men sospetto / per l'assentir di quell'anima degna, Stazio; XXV 5 come fa l'uom che non s'affigge / ma vassi a la via sua [prosegue il proprio cammino: cfr. anche Detto 297 Va' tua via], che che li appaia / ... così intrammo noi per la callaia.
Nessuna delle sette occorrenze di via presenti nel Paradiso è afferibile a quest'accezione, bensì a quelle estensiva e figurata: D. è infatti ormai giunto alla meta, sicché il suo sguardo può solo volgersi indietro a riguardare il cammino compiuto, riconoscendo finalmente in esso la via per eccellenza, quella della redenzione, voluta da Dio per riparar l'omo a sua intera vita (VII 103; e anche vv. 89 e 110, XXXI 86), quella vita vera che l'anima ha abbandonato quando fu... sbandita / di paradiso, però che si torse / da via di verità (VII 39; si noti tra l'altro l'evidente analogia di questa immagine con quella di If I 3, abilmente sottolineata anche dall'antitesi lessicale tra si torse e diritta).
Varie le locuzioni perifrastiche in cui il vocabolo, unito a preposizione o a verbo, mantiene l'accezione di " percorso " o piega a quello estensivo di " passaggio ": Pg XXIV 98 e io [dopo che Forese si fu allontanato] rimasi in via con esso i due [Stazio e Virgilio] / che fuor del mondo sì gran marescalchi. ‛ Dare, fare v. ' equivale a (" permettere il passaggio ", in If XII 9 la roccia discoscesa / ... alcuna via darebbe; XIV 141 li margini fan via, che non son arsi; XXI 111 un altro scoglio... via face; Pg XIX 68 si fende / la roccia per dar via a chi va suso; in contesto metaforico, Rime CXVI 66 merzé del fiero lume [gli occhi della donna amata, che sono la via che la bellezza corre / quando a svegliare Amor va ne la mente, CXVII 1] / che sfolgorando fa via a la morte. Analogo significato ha ‛ aprire la v. ', in Cv II IX 6 Ne li occhi di costei doverebbe esser virtù sopra me, se ella avesse aperta la via di venire. ‛ Prendere, riprendere v. ' vale " incamminarsi ": If I 29 ripresi via per la piaggia diserta; XII 28 prendemmo via giù per lo scarco / di quelle pietre; XXIV 61 Su per lo scoglio prendemmo la via; Pg XXII 125 e prendemmo la via con men sospetto; ‛ tenere una v. ', " compiere un percorso ": If XVII 111 gridando il padre [Dedalo] a lui " Mala via tieni! " (dove la via è il percorso erroneo seguito da Icaro in volo); e inoltre XI 109, Fiore LXXII 6, Detto 100 (ma nelle due ultime occorrenze via ha il valore figurato di " comportamento ": v. oltre).
Numerose le occorrenze in cui il vocabolo è usato in connotazioni del senso figurato. Ricordando le molte occorrenze della Commedia, nelle quali l'itinerarium spirituale è narrativamente o metaforicamente figurato e comporta dunque la compresenza del sovrasenso - l'intero viaggio dantesco, la via di salvazione smarrita e ritrovata, che sul piano allegorico si configura come v. di verità, v. di Dio (come esplicitamente detto nei passi già ricordati di Pd VII 39, 103 e 110 e XXXI 86) contrapposta alle vie terrene sulle quali il secol ‛ compie i suoi passi ', Pg XXX 105 -, si dovranno aggiungere qui altre occorrenze nelle quali l'immagine scritturale della v. come iter ad Deum è afferita alla sfera morale e intesa come iter perfectionis, ottimale v. del bene; ovvero, sul piano gnoseologico, iter rectae rationis. Evidenziano la metafora i verbi di moto che spesso accompagnano il vocabolo e che costituiscono in pratica l'elemento istoriale dell'immagine, non di rado proposta come similitudine più o meno esplicita. Molti - e non meraviglia - gli esempi nel Convivio: nei quali il sostantivo assume prevalentemente la connotazione di " modo, mezzo per giungere a qualcosa ": a Dio (la divina bontà che 'l mondo imprenta, / di proceder per tutte le sue vie, / a rilevarvi suso, fu contenta, Pd VII 110; Tu m'hai di servo tratto a libertate / per tutte quelle vie, per tutt'i modi / che di ciò fare avei la potestate, XXXI 86), al bene o alla virtù in ambito morale, alla verità in ambito razionale-filosofico; ovvero, come in Fiore CXVI 8 e CXXI 12 a beni materiali. Così in Cv I II 11 salva... la via de la debita correzione... e salva la via del debito onorare e magnificare; IV XII 20 questa ragione... apre la via a la risposta; XVII 8 Prudenza... sia conduttrice de le morali virtù e mostri la via per ch'elle si compongono e sanza quelle essere non possono, 11 perché non anzi si procedette per la via de le virtù intellettuali che de le morali?, e 12 per quella via menarlo [il discente] che più a lui sia lieve; XXII 18 le quali due operazioni [delle morali virtudi e delle intellettuali] sono vie espedite e dirittissime a menare a la somma beatitudine; XXIV 9 questa prima etade è porta e via per la quale s'entra ne la nostra buona vita; XXVI 8 elli [Enea] si partio, per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa, come nel quarto de l'Eneida scritto è (qui D. segue l'interpretazione medievale dell'iter di Enea come viaggio morale catartico); Rime XLII 7 né per via saggia come voi non voco, non vogo, non navigo; Vn XIII 6 se io pensava di voler cercare una comune via di costoro [i diversi pensamenti che lo combattevano e lo tentavano], cioè là ove tutti s'accordassero, questa era via molto inimica verso me; I XIII 5 questo mio volgare fu introduttore di me ne la via di scienza... lo quale latino poi mi fu via a più innanzi andare; II I 13 questa via di conoscere [cioè, da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene] è in noi naturalmente innata; IV I 9 Ne la quale [canzone: Le dolci rime] io intendo riducer la gente in diritta via sopra la propia conoscenza de la verace nobilitade; XVI 4 per che via sia da camminare a cercare la prenominata diffinizione di cortesia; Pg XXXII 88 e veggi vostra via da la divina / distar cotanto, quanto si discorda / da terra il ciel che più alto festina (cfr. Is. 55, 8-9 " Non enim cogitationes meae cogitationes vestrae, neque viae vestrae viae meae, dicit Dominus. Quia sicut exaltantur caeli a terra, sic exaltatae sunt viae meae a viis vestris, et cogitationes meae a cogitationibus vestris "; passo scritturale cui possono essere accostate anche le occorrenze di Pg III 35 Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone (la via è letteralmente infinita per la limitata ragione umana, che non giungerà mai, per quanto si sforzi, a penetrare il mistero della Trinità); e di Cv IV XXI 6 O altezza de le divizie de la sapienza di Dio, come sono incomprensibili li tuoi giudici e investigabili le tue vie!, traduzione letterale da s. Paolo Rom. 11, 33; Pd XXIX 129 ritorci / li occhi oramai verso la dritta strada [del ragionamento], / sì che la via [la parte ancora da svolgere] col tempo si raccorci, venga esposta più rapidamente. Particolare l'occorrenza di Pg XXI 93 ma caddi in via con la seconda soma: Stazio racconta di non aver compiuto il suo secondo poema, l'Achilleide, per la morte che gli sopravvenne.
Frequente la locuzione per via, " a mezzo ", " per tramite di ", sempre seguita da specificazione: per via di dottrina (Cv I II 14), per via spirituale (III II 8), per via probabile (IV XXIII 2), per via naturale (XXI 10, XXVII 13), per via teologica (XXI 11), per via d'insetazione, d'innesto (IV XXII 12).
Il vocabolo piega alla connotazione di " comportamento " soprattutto morale in Cv IV VII 10 veramente morto lo malvagio uomo dire si puote... che da la via del buono suo antecessore si parte; XXIV 8 ne li quali [costumi e portamenti] l'anima nobilitata ordinatamente procede per una semplice via; XXVII 2 una via semplice è quella de la nostra buona natura (cfr. Cic. Senect. X 33); If XI 109 l'usuriere altra via tene, cioè fa diversamente, non lavora com'è scritturalmente prescritto all'uomo nel Genesì dal principio; XXVII 76 Li accorgimenti e le coperte vie [gl'inganni, le astuzie] / io seppi tutte (e cfr., in tutt'altro contesto, la medesima accezione di " astuzia ", in Rime XCI 86 Canzon mia bella... ti prego che tu t'assottigli [t'ingegni] / ... in prender modo e via che ti stea bene); Fiore LXX 6 se sai alcuna via che sia più avaccia / per Malabocca e ' suo' metter in caccia; LXXII 6 fa che tu tie tenghi questa via; LXXVI 13, CLV 12 e CIX 11 (mala via); Detto 100 non tener sua via.
Particolari le occorrenze figurate di Vn VII 3 1 O voi che per la via d'Amor passate (anticipata al § 2), in cui D. chiama li fedeli d'Amore per quelle parole di Geremia profeta [1, 12] che dicono: " O vos omnes qui transitis per viam, attendile et videte si est dolor sicut dolor meus "; quella di If XI 9, in cui la via dritta dalla quale Anastasio papa... trasse Fotin è l'ortodossia; e quella di Pd III 105 e promisi la via de la sua setta, in cui la via della setta è la regola dell'ordine di santa Chiara abbracciata da Piccarda.