SALARIA, VIA
È ignota l'origine di questa strada che conduceva da Roma a Castrum Truentinum (Porto d'Ascoli) sul Mare Adriatico, valicando l'Appennino sotto il M. Terminillo e attraversando i territorî dei Sabini e dei Piceni. Il nome stesso indica lo scopo al quale in antico era destinata, cioè quello di agevolare il trasporto del sale: dal Mare Adriatico, per i popoli che guardavano il versante orientale dell'Appennino, dal Mar Tirreno per quelli della bassa Sabina; in tal caso la meta ultima doveva essere il litorale presso la foce del Tevere, dove fino dal tempo dei re esistevano vaste saline. Per il libero commercio del sale da esse prodotto, Plinio racconta che esisteva in antico un trattato tra i Sabini e i Piceni; la via era già in efficienza quando i Galli mossero contro Roma e inflissero ai Romani la sconfitta sull'Allia all'11° miglio di essa.
Il percorso di questa strada si può eseguire quasi per intero, perché corrisponde in molti punti con quello della via moderna dello stesso nome. Usciva da Roma dalla Porta Collina delle Mura Serviane e dalla Porta Salaria delle Mura di Aureliano; rasentava il Tevere fino a Passo Corese, quindi si addentrava nella Sabina, avendo come meta più importante Rieti. Gl'itinerarî (Tabula Peutingeriana, Itinerario di Antonino, Itinerario Ravennate) non sono d'accordo nello stabilire le stazioni e soprattutto le distanze in miglia fra una stazione e l'altra. N. Persichetti ha cercato di conciliare i varî testi dandoci questo percorso: Roma, Fidenae (Villa Spada) m. V; Eretum (Arimane) m. XIX; Ad Novas (Li Massacci) m. XXXIII; Reate (Rieti) m. XLIX; Cutiliae (Bagni di S. Vittorino) m. LVIII; Interocrium (Antrodoco) m. LXIV; Forum Decii (Bacugno) m. LXXVI; Phalacrinae (S. Silvestro) m. LXXX; Ad Martis (Tufo) m. LXXXVIII; Vicus Badies (Fonte del Campo) m. XCII; Ad centesimum (Quintodecimo) m. C; Asculum (Ascoli) m. CXXIX.
Nell'immediato suburbio di Roma esistevano due vie Salarie, una, detta Salaria Vetus, che seguiva l'attuale Via di Porta Pinciana, usciva da detta porta e proseguiva sull'andamento della Via Bertoloni e del Viale dei Parioli, fino a ricongiungersi con l'altra che, costruita più tardi, fu detta Salaria Nova. Punto di unione delle due era il Ponte Salario sull'Aniene, che fu più volte distrutto e rifatto dall'età romana ai tempi moderni (un'iscrizione ricorda il restauro di Narsete), finché nel 1867 fu fatto saltare in aria per impedire la marcia di Garibaldi su Roma e sostituito col moderno, ampliato recentemente.
Delle prime tre città che toccava in Sabina, Fidenae, Eretum e Cures, non rimangono avanzi. A Passo Corese (km. 35) la Salaria piegava a destra, mentre un braccio secondario proseguiva in linea quasi retta da sud a nord fino a Terni. Per alcune miglia la Salaria antica non coincide con la moderna; l'antica via risaliva le colline di Casa Cotta, di Casale Nuovo, S. Antimo e Monte Maggiore, attraversando il Fosso di Carolano, per raggiungere la via statale moderna all'Osteria della Creta, presso Fabbrica Palmieri (m. XXVI).
Circa un miglio dopo detta osteria avviene un altro distacco fra le due strade, per cui l'antica segue un percorso più rettilineo per il ponte Mercato, Osteria di Nerola, Ponte Ponzio e Ponte del Diavolo, fino a ricongiungersi con l'attuale all'Osteria Nuova. Nella località detta Ponte del Diavolo esiste un poderoso muraglione in opera quadrata per sostegno del piano stradale, alto circa 13 m. e lungo quasi 20, con chiavicotto in alto per lo scolo dell'acqua. Al quadrivio di Osteria Nuova si trova un grande sepolcro romano detto Li Massacci, che si compone di un basamento in opera quadrata di circa 20 m. di lato, con una cella coperta da una vòlta a crociera. Altri avanzi di sepolcri che mostrano il percorso esatto della via si osservano poco lontano.
Presso il miglio XXXV si staccava dalla Salaria la Via Cecilia, che passava per Amiterno e raggiungeva direttamente Hadria sul mare (Atri). Il punto di biforcamento è indicato dal vecchio Ponte Buido. Numerosi ponti, alcuni antichi ed altri medievali, si conservano fino a Rieti, tra cui notevoli il Ponte Bruciato, il predetto Ponte Buido, i ponti Sambuco, delle Ruote e Turano. Rieti segna, come si è detto, la prima meta importante della strada e forse il limite del tronco più antico attraverso la Sabina.
Dopo Rieti la via tocca Cittaducale, Borgo Velino, Antrodoco, risalendo il corso del Velino per scavalcare l'Appennino fra le gole del Terminillo, a circa 1000 metri s. m. Dopo il passo, la via discende rapidamente verso l'Adriatico, costeggiando il fiume Aterno. A Civitatomassa, antica stazione di Foruli, s'incontrava con la via Claudia Nova, che proveniva da Pitinum e terminava ad Alba Fucense. Il tratto della via Salaria da Rieti al mare non presenta nulla di notevole, all'infuori di un grande taglio detto il Masso dell'Orso presso Antrodoco e di alcuni ponti, il più bello dei quali è quello sul Garafo presso Ascoli. Con altre XX miglia toccava la costa adriatica a Porto di Ascoli; da qui gli antichi itinerarî la fanno ancora proseguire per Castrum Novum (Giulianova) m. XII, Hadria m. XV e Ostia Aterni (Pescara) m. XVI, compiendo l'intero percorso in circa 170 miglia.
Bibl.: G. A. Guattani, Monumenti sabini inediti, Roma 1827-30; G. Castelli, La via consolare Salaria, Ascoli Piceno 1886; N. Persichetti, La Via Salaria nei circondari di Roma e Rieti, Roma 1910; id., Viaggio archeologico sulla Via Salaria nel circondario di Cittaducale, ivi 1893; id., La Via Salaria nel circondario di Ascoli Piceno, ivi 1904; E. Martinori, Via Salaria, ivi 1931.