EMILIA, VIA
La tracciò nel 187 a. C. il console M. Emilio Lepido dopo aver sottomesso i Liguri, per riunire il loro territorio con la via Flaminia. Livio (XXXIX, 2) dice appunto che Emilio Lepido costruì una nuova via da Piacenza a Rimini, mentre Strabone parla soltanto del tratto fra Bologna e Rimini. Per evitare allagamenti, la via fu rialzata con un piano artificiale, quello stesso su cui passa la via moderna, per un percorso di circa 265 km. E tale fu la sua importanza per il territorio che attraversava diagonalmente e sempre in linea retta, che la regione, già chiamata Gallia Cisalpina, prese poi il nome di Aemilia e divenne l'VIII regione augustea (Marziale, III, 4, 2; VI, 85, 6).
Le città principali che sorgevano lungo il percorso erano: Placentia, Fidentiola (Borgo S. Donnino, Fidenza), Parma, Regium, Mutina, Bononia, Forum Cornelii (Imola), Faventia, Caesena e Ariminum, in totale un percorso di 177 miglia, secondo l'itinerario d'Antonino, che corrisponde nell'insieme a quello della Tabula Peutingeriana, salvo qualche variante nelle cifre intermedie.
Nell'età imperiale la via proseguiva da una parte fino ad Augusta Praetoria (Aosta) per altre 168 miglia, passando per Milano, Novara, Vercelli, Ivrea (Eporedia) e Verrès (Vitricium); e dall'altra fino ad Aquileia, per Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Altino e Concordia, che ne costituivano le principali stazioni, a circa 30 miglia l'una dall'altra. Esistevano poi altri rami secondarî, uno da Bologna ad Aquileia, un'altro da Piacenza a Tortona, e un terzo da Piacenza a Susa per Pavia e Torino.
Non sappiamo se anche queste diramazioni secondarie portassero il nome di Emilia e non sappiamo neppure quando esse furono costruite, poiché scarse e incerte sono le notizie che abbiamo.
Strabone ci parla anche di un'altra via Emilia, tra Pisa e Dertona, costruita dal censore M. Emilio Scauro nel 109 a. C., la quale nei tempi posteriori fu assimilata con la via Aurelia, e perciò non si trova più nominata. La via Emilia fu una strada strategica di prim'ordine e si può dire che costituisse nell'antichità la spina dorsale di tutto il sistema stradale dell'Italia settentrionale.
Bibl.: E. Desjardins, La table de Peutinger, Parigi 1873; K. Miller, Itineraria Romana, Stoccarda 1916.