CLODIA, VIA
. Su questa via, che metteva in comunicazione la bassa Toscana con Roma, non abbiamo notizie precise. Non sappiamo neppure in quanto differisse dalla Cassia (v.), con la quale aveva un tratto in comune; anzi sembra che, sebbene di fondazione più recente, si fosse sostituita a quella in un certo periodo. Ambedue le strade, Cassia e Clodia, compaiono in età relativamente tarda; la prima è menzionata per la prima volta da Cicerone (Philipp., XII, 9) e la seconda da Ovidio (Epist. ex Pont., I, 8). Potrebbe il cambiamento di nome del tratto della Cassia fra Roma e la Madonna di Bracciano, esser dovuto a una deferenza verso il ramo imperiale dei Claudî, se non pure a restauri eseguiti da Claudio stesso. La confusione fra le due vie durò per tutto il Medioevo. La tabula Peutingeriana ci dà le seguenti principali stazioni: Careias (Galeria) poco dopo il bivio con la Cassia, Vacanas (Baccano), Forum Clodii (S. Liberato?), Blera (Bieda), Tuscana (Tuscania), Materno (pressi di Canino), Saturnia (Saturnia) e Cosa (Ansedonia), dove si congiungeva con la via Aurelia (v.).
Il percorso della Clodia non è sempre chiaro, specialmente fra Baccano e S. Liberato. Presso il ponte di Prato Capanna se ne distacca un ramo, che lascia a destra la città di Bracciano e sale sul colle omonimo, dove era probabilmente la stazione di Foro Clodio, segnata nella Tabula Peutingeriana fra Sabate e Ozera (cioè Blera). Sul colle si vedono notevoli resti di una villa romana con una grande conserva d'acqua. L'altro ramo passa per Bracciano, Madonna del Riposo e Pontenuovo, e quindi si ricongiunge col primo presso Oriolo Romano. Nella località detta La Ferriera, non lungi dal castello Odescalchi, rimangono notevoli tratti del selciato. Di qui la via Clodia proseguiva per Veiano, Barbarano, che è forse l'antica Marturano ricordata da Livio, e Bieda. Fra le due ultime città si trova il famoso passo, detto Porta Canale.
La strada principale di Bieda è rappresentata dalla stessa via antica, la quale passa i due fiumi che circondano la città su due magnifici ponti, quello sul Biedano a tre archi, di cui il centrale a largo sesto e i due laterali più stretti, e quello sul Rio Canale a un solo arco: ambedue a blocchi ben squadrati di tufo, forse d'impostazione etrusca, ma rifatti in epoca romana. Incerto è il tratto fra Bieda e Canino; sappiamo solo che passava per Tuscania, attraversandola da sud a nord; a Canino si staccava un diverticolo che raggiungeva la via Aurelia all'altezza di Montalto di Castro, con un percorso di 19 km. Quindi la via si segue abbastanza bene fino al paese di Saturnia, stazione segnata anche nella Tabula Peutingeriana; di qui la Tabula la fa deviare bruscamente verso O., per andarsi a riunire con l'Aurelia alla stazione di Cosa (Ansedonia), che era il porto di Vulci. Giustamente osserva il Martinori che il tratto fra Saturnia e Ansedonia non doveva appartenere in origine alla Clodia, bensì essere un diverticolo come il precedente, mentre la Clodia doveva proseguire verso nord, in direzione del Monte Amiata, seguendo presso a poco il tracciato della via moderna che passa per Arcidosso, Seggiano e la stazione dell'Amiata, che era forse la stazione ad Mensulas della via Cassia.
Bibl.: A. Nibby, Analisi dei dintorni di Roma, Roma 1849, III, pp. 571 e 576; E. Desjardins, La table de Peuntinger, Parigi 1863, p. 130 segg.; G. Tomassetti, La Campagna romana, Roma 1913, III, p. i segg.; E. Martinori, Le vie maestre d'Italia. Via Cassia e sue derivazioni, Roma 1930, p. 171 segg.