VESPILLONI
. Si dicevano presso i Romani vespillones o vespae quelli che esercitavano l'ufficio di trasportare e seppellire i cadaveri di persone di bassa condizione, che per la loro indigenza non potevano sostenere le spese di un decoroso trasporto funebre (funus). La voce vespillo non è probabile derivi, come potrebbe far credere l'assonanza, da vespa insetto; sono altrettanto malsicure le etimologie varie proposte da antichi e da moderni. Servio (ad Aen., II, 143) annota che si dissero dapprima vesperones e poi vespillones; e fa derivare la voce da vestis e spolia, quasi si volessero additare quali spoliatori dei morti. È noto il salace epigramma di Marziale (I, 48): Nuper erat medicus, nunc est vespillo Diaulus, Quod vespillo facit, fecerat et medicus. L'edile Lucrezio fu per scherzo denominato Vespillo per avere di sua mano gettato in Tevere il cadavere di Tiberio Gracco, privandolo della sepoltura. Il cognome passò ai suoi posteri, fra i quali Lucretius Vespillo, marito della virtuosa Turia. La salma di Domiziano fu racchiusa in una semplice bara di legno (sandapila) e trasportata da vespillones.