TRIGONA, Vespasiano Maria
– Nacque il 20 febbraio 1692 a Egira, in provincia di Enna, da una nobile e antica famiglia dell’aristocrazia feudale di Piazza Armerina, che ebbe un ruolo importante anche nella vita ecclesiastica siciliana, potendo annoverare tra i suoi membri un numero cospicuo di religiosi.
Venne ammesso nella Compagnia di Gesù a Palermo all’età di ventuno anni, il 3 dicembre 1713, piuttosto tardi rispetto a quanto avveniva solitamente e con già alle spalle gli studi di filosofia. Il 31 luglio 1716, appena terminato il noviziato, indirizzò ai suoi superiori la richiesta di invio nelle Indie nonostante non avesse ancora concluso gli studi di retorica, ma forte del suo bagaglio pregresso («Ne credo ostacolo tanto potente l’esser tuttavia applicato allo studio della Retorica, di cui ho studiato presso che un’anno, giacché mi trovo, per la Dio grazia, haver studiata tutta intera la filosofia»; Archivum Romanum Societatis Iesu, Fondo gesuitico, 750, n. 376). La littera indipeta rappresentava una pratica spirituale prima ancora che vocazionale molto comune tra le giovani leve dell’antica Compagnia di Gesù. Dio ha voluto, scrive il giovane Vespasiano, «communicarmi una grazia sì grande, che dopo quella della santa vocazione Religiosa, altra non so ripensarne di ugual peso [...]. Questa è un vivo, e ardentissimo desiderio di portarmi operario in quella tanto per altro degna Vigna del Signore, vuo’ dire, nell’Indie, ed ivi a prò di quell’Anime, redente anch’esse col sangue d’un Dio umanato, spargere in fadighe Appostoliche coi sudori, anche, qual’ora il Sig.re così, non guardando il mio sommo demerito, volesse, il sangue, e la vita» (ibid.). La richiesta non venne però accolta.
Dopo la retorica, a partire dal 1717, studiò teologia. Il suo primo incarico di insegnamento arrivò nel 1721: gli venne affidata la cattedra di umanità nel collegio di Piazza Armerina, che tenne fino al 1723; successivamente iniziò la terza probazione a Palermo. Tra il 1726 e il 1728 insegnò filosofia a Marsala, e fu proprio qui che il 2 febbraio 1728 fece professione di quattro voti. In questo periodo si cimentò anche nelle missioni popolari, che effettuò per un paio di anni.
In seguito, Trigona cumulò una serie di incarichi di insegnamento e di governo di notevole prestigio. Insegnò a Messina tra il 1728 e il 1732 e a Palermo tra il 1732 e il 1734. A Palermo fu anche socio del padre provinciale (1734-37), professore di teologia presso il collegio Massimo (1740-42), rettore e maestro dei novizi presso lo stesso collegio (1742-49), padre spirituale del collegio e consultore della provincia (1749-52). Fu un percorso in ascesa che lo portò, nel 1752, a essere eletto provinciale di Sicilia, carica che ricoprì fino al 1755, anno in cui il nuovo generale, Luigi Centurione, lo nominò assistente d’Italia, incarico che comportò il suo trasferimento a Roma, dove finì per godere della stima di papa Benedetto XIV prima, e di Clemente XIII poi, i quali lo vollero come esaminatore dei vescovi in sacra teologia. Un anno prima della nomina, nel 1754, con il permesso del generale Ignazio Visconti, aveva adattato la Ratio studiorum del suo Ordine ai recenti sviluppi delle conoscenze scientifiche, ai fini della docenza della filosofia in Sicilia. Risultato fu la pubblicazione della Ratio tradendae philosophiae in Scholis Provinciae Siculae Societatis Jesu. Fu per tre volte deputato alla Congregazione dei procuratori e alla Congregazione generale del suo Ordine.
Trigona partecipò attivamente alle polemiche che particolarmente in Sicilia videro gli ambienti ecclesiastici vicini alle nuove tendenze muratoriane scontrarsi con i loro oppositori, detrattori della ‘regolata devozione’ e attaccati a una cultura teologica e devozionale di stampo scolastico e tradizionale. Uno dei terreni di scontro più violenti fu quello sul cosiddetto voto sanguinario, che taluni ordini religiosi – tra cui la Compagnia di Gesù – imponevano ai propri aderenti e che consisteva nel dover difendere, se necessario al prezzo della stessa vita, la dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine.
Nel 1729 padre Francesco Burgio, professore di teologia presso la casa professa palermitana, pubblicò sotto lo pseudonimo di Candidus Parthenotimus uno scritto latino contro Lamindo Pritanio (Ludovico Antonio Muratori) in difesa del voto sanguinario, che Muratori giudicava come superstizioso, fanatico e illecito. Nel 1732 Muratori aveva già pronta la risposta, ma diverse persone del suo entourage lo dissuasero dal pubblicarla e lo convinsero ad attendere tempi migliori. Con l’elezione di papa Lambertini (agosto del 1740), estimatore dell’erudito di Vignola, lo stampatore veneziano Simone Occhi decise però di dare alle stampe lo scritto utilizzando lo pseudonimo di Antonio Lampridio (De superstitione vitanda sive Censura voti sanguinarii in honorem Immaculatae Conceptionis Deiparae emissi, Mediolani 1740). Nell’opera Muratori attaccava Burgio sostenendo l’illiceità del voto in virtù della sproporzione esistente tra la certezza del difendere la vita come sommo bene naturale e l’incertezza (o la certezza di grado infinitamente inferiore) della dottrina dell’immacolato concepimento della Vergine (il dogma sarebbe stato proclamato solo nel 1854). Attribuire a un atto illecito qualcosa di pio, inoltre, rendeva il voto anche superstizioso. Una pattuglia di gesuiti palermitani scese in campo per difendere Burgio. Tra questi, Trigona sotto lo pseudonimo di Pier Antonio Saguas, che nel 1741 diede alle stampe una Lettera indirizzata a Lampridio in cui cercava di dimostrare, attingendo dalle argomentazioni dello stesso Burgio, che le accuse contenute nel De superstitione vitanda erano infondate proprio nella prospettiva di quel ‘buon gusto’ che il suo interlocutore poneva alla base della nuova cultura e religiosità (L.A. Muratori, Riflessioni sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti, Venezia 1708): dal punto di vista dell’erudizione, da quello dello stile (bellezza interna) che un autore deve dare a una sua opera, e infine da quello della ricerca del Vero, per sé stessi e nell’insegnamento agli altri. Tra tutti i vivaci oppositori di Muratori in questa occasione Trigona fu l’unico che si spinse fino ad accusare l’erudito vignolese di essere un criptogiansenista. La disputa ebbe un seguito immediato con la pubblicazione, da parte di Muratori (sotto lo pseudonimo di Ferdinando Valdesio), di una serie di Epistolae di risposta ai suoi avversari (Ferdinandi Valdesii Epistolae sive Appendix ad librum Antonii Lampridii De superstitione vitanda, Venetiis 1743), delle quali la nona e la decima rivolte contro Trigona, cui il gesuita replicò a sua volta, lo stesso anno, sempre come Pier Antonio Saguas. Si tratta dello scontro tra la cultura teologica francese, tendenzialmente antiscolastica e sensibile rispetto alla patristica e all’approccio storico-erudito, e quella spagnola e portoghese; una dialettica che, riportata nel contesto isolano, si traduceva nella contrapposizione tra la ‘Sicilia spagnola’ e la ‘Sicilia continentale’ dei riformatori, laddove Trigona e i suoi compagni sostenevano con forza la supremazia della ‘società dei religiosi’ sulla ‘società dei letterati’. Secondo Trigona il De superstitione vitanda di Muratori era opera indegna persino di essere presente in una biblioteca e, a maggior ragione, inutilizzabile nella formazione dei sapienti.
Trigona morì a Roma, nella casa professa e quando era ancora assistente d’Italia, il 14 gennaio 1761.
Opere. Guida fedele alla vera divozione del patriarca S. Gioachino, meditazioni e laudi per nove martedì, Palermo 1726; Copia di una lettera del 5 agosto 1727, in cui si descrive la solennità fatta in Marsala dai PP. della Compagnia di Gesù per la canonizzazione dei SS. Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, Palermo 1727; Ragguagli di feste per la Canonizzazione di S. Luigi Gonzaga e di S. Stanislao Kostka, Palermo 1727; Arte di ben morire e di ben assistere a’ moribondi proposta da un Sacerdote della Compagnia di Gesù, Napoli 1731 (Palermo 1745 e 1751; Napoli 1758); Trattato che contiene la teorica e la pratica delle lettere e de’ biglietti, ad uso del R. Collegio Carolino della Compagnia di Gesù, Palermo 1740; Lettera di Pier Antonio Saguas ad Antonio Lampridio in cui si dimostra che il suo libro intitolato «De superstitione vitanda seu Censura voti sanguinarii, etc.» troppo si opponga alle leggi del buon gusto già con plauso stabilite da Lamindo Pritanio, Palermo 1741 (Napoli 1742); Esercizio di divozione per la Novena precedente alla solennità della Nascita di N. Signor Gesù Cristo (cavata dalle antifone maggiori, che in tal tempo si cantano), Palermo 1742 (Roma 1793); Lettere critiche contro Antonio Lampridio impugnatore del generoso voto di sangue in difesa dell’immacolato concepimento di Maria Vergine, Palermo 1742; Lettere di Pier Antonio Saguas al Signor Ferdinando Valdesio in cui si dimostra, che le pistole raccolte nel libro intitolato: Ferdinandi Valdesii Epistolae, etc. Non sieno atte a difender Lampridi dalle opposizioni del Saguas, e molto meno a sostenere, che sia superstitioso il voto di difender col sangue immaculata la concezion di Maria, Palermo 1743; Esortazione domestica fatta nel Collegio Massimo dei Studii di Palermo nella Vigilia dell’Assunzione di Maria alli 14 Agosto dell’anno 1749 e recitate dal P. [...] della città di Piazza (manoscritto conservato in Roma, Biblioteca Peter-Hans Kolvenbach); Ratio tradendae philosophiae in Scholis Provinciae Siculae Societatis Jesu a Vespasiano Maria Trigona ejusdem Provinciae Moderatore Professoribus omnibus praescripta, a R.P.N. Ignatio Vicecomite Societatis ejusdem Praeposito Generali pro Sicula Provincia approbata, Panormi 1754.
Fonti e Bibl.: Archivum Romanum Societatis Iesu, Sic. 168-174, 176-177; Rom. 107-108; Fondo gesuitico, 750, n. 376.
Menologio di pie memorie d’alcuni religiosi della Compagnia di Gesù che fiorirono in virtù e santità raccolte [...] per Giuseppe Antonio Patrignani e continuate fino ai dì nostri per Giuseppe Boero della medesima Compagnia, I, Roma 1859, pp. 270 s.; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VIII, Bruxelles-Paris 1898, coll. 245 s.; C. Capizzi, Il casato piazzese dei Trigona e la Compagnia di Gesù, in La cultura scientifica e i gesuiti nel Settecento in Sicilia, a cura di I. Nigrelli, Palermo-São Paulo 1992, pp. 153-177; F. Salvo, Diccionario histórico de la Compañía de Jesús. Biográfico-temático, IV, Madrid-Roma 2001, s.v., p. 3839; F. Santi Fiasconato, Il pensiero immacolista di Ignazio Como, OFMConv. (†1774) nella controversia con L.A. Muratori sul ‘voto sanguinario’, Palermo 2004, pp. 25, 33; P. Stella, Il giansenismo in Italia, II, Il movimento giansenista e la produzione libraria, Roma 2006, pp. 25, 291 s.; G. Bentivegna, Dal riformismo muratoriano alle filosofie del Risorgimento. Contributi alla storia intellettuale della Sicilia, Napoli 2009, pp. 101 s.