AMPHIAREO (Anfiareo), Vespasiano
Calligrafo, nativo di Ferrara, vissuto nel sec. XVI, religioso nell'Ordine dei frati minori conventuali. Le notizie che se ne hanno sono incerte e contraddittorie. I più antichi repertori lo dicono morto a sessantadue anni nel 1563, ma ulteriori notizie sulla sua attività propendono a fame, invece, anticipare la nascita verso l'anno 1490.
Sembra provenisse dalla famiglia Albertazzi o Albertacci, che con lui si sarebbe estinta: non è improbabile che il nome di battesimo fosse Alfonso, poiché così lo registra il Franchini; Vespasiano sarebbe il nome assunto in religione e A. un soprannome accademico di chiara ispirazione classica. Lo sdoppiamento che ne fa il Melzi citando un Sebastiano Amfiareo, di cognome Albertacci, monaco cassinese (sic!) da Ferrara, e un Vespasiano Alfianeo, di cognome Albertoni (sic 1), minore conventuale da Ferrara, è certamente frutto di alcuni lapsus reiterati e di confusione di schede.
Ancora giovanissimo l'A. passò ad insegnare calligrafia a Firenze, ma verso il 1518 era già a Venezia, dove svolse la maggior parte della sua attività e dove probabilmente morì. Scrisse: Un novo modo d'insegnar a scrivere et formar lettere di più sorti che da altri non prima c'hora usate: novamente da frate Vespasiano minoritano trovato e da lui pur hora dato in luce,Vinegia, per Curtio Troiano di Navò, 1548, in-4° (con figure xilografiche): due pagine del libro contenevano una dedica a Francesco Donati, doge dì Venezia.
Sei anni dopo, sempre a Venezia, "presso Gabriel Giolito de' Ferrari et fratelli" usciva l'Opera di frate Vespasiano Aniphiareo, da Ferrara dell'ordine minore conventuale, nella quale n insegna a scrivere varie sorti di lettere, et massime una lettera bastarda da lui nuovamente con sua industria ritrovata la quale serve al cancellaresco et mercantesco; poi insegna a far l'inchiostro negrissimo con tanta facilità che ciascuno per semplice che sia lo saprà far da sé. Anchora a macinar l'oro et scrivere con .esso come si farà con l'inchiostro, parimenti ascrivere con l'azuro et col cinaprio, opera utilissima e molto necessaria nell'uso humano (in-4° obl., con figure). Nonostante il diverso titolo, questo secondo opuscolo doveva essere però poco più che una ristampa del precedente, tanto che conservava la dedica al doge Francesco Donati, sebbene questi fosse morto, nel maggio dell'anno prima. Se ne citano in seguito varie edizioni., alcune con indicazione dell'editore, altre senza: 1555, 1556 (per Comin da Trino), 1565, 1572, 1575, 1580 (per Alessandro Gardano), 1583 (per il Cavalcalovo), 1588 (per Gio. Antonio Rampazetto). A partire dall'edizione del 1572 figurano nel manuale due alfabeti in più rispetto alle pubblicazioni precedenti: è verosimile che essi furono aggiunti in questa circostanza dallo. stesso A. e che pertanto la data di morte vada. procrastinata dal 1563 a un anno intorno al 1572. Probabile riduzione della medesima opera è il Metodo et esemplare per lo scrivere in maiuscolo,pubblicato a Venezia nel 1589 e ancora con la dedica al doge Donati, cheil Franchini ricorda come unico scritto dell'Amphiareo. Né fu altro che una nuova presentazione dello stesso libro Il perfetto modo d'imparare a scrivere tutte le sorte di lettere cancelleresche, corsive et moderne, che serve ad' ogni conditione di Persone. Col modo delle soprascrittioni di lettere missive ad ogni grado digente. Il modo di far l'inchiostro bellissimo. Con imparar a macinar l'oro et scriver con esso,ecc., stampato a Venezia, appresso Lissandro de Vecchi, nel 1620.
La fama di cui l'A. godette presso i contemporanei e nei secoli successivi è fondata soprattutto sulla elaborata ricercatezza dei suoi alfabeti maiuscoli di tipogotico, dove l'ornato raggiunge preziosità. incredibili, che finiscono in taluni casi colnascondere le linee strutturali dei singoli. segni. Viceversa maggior merito gli va riconosciuto per l'elegante semplicità della. sua "bastarda", da lui stesso chiamata. "bastarda del Frate", di cui a ragione si vanta: "havendo per arte et industria mia. nuovamente ritrovato una forma et un caractere di lettera, che bastarda si chiama, e la quale quasi un corpo mistico de la natura, di molte participando, mi pare, che ad un medesmo modo, per essere, lunghetta e vaga, posi aconvenirsi al Cancelliero: et per esser corsiva, et espedita, sia buona per lo Mercatante". In essa l'A. fonde con sobria finezza elementi di scrittura mercantile in uso a Firenze con altri in voga a Venezia, ma tenendo altresì presenti i caratteri aldini. Meno originali sono invece le lettere che chiama "di bolle", cioè per atti solenni, e che ripetono le forme della più rigida gotica libraria.
Bibl.: G. Franchini, Bibliosofia e memorie letterarie di scrittori francescani conventuali ch'hanno scritto dopo l'anno 1585, Modena 1693, p. 31, n. XIX; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,I,2, Brescia 1753, p. 621; A. Merino, Escuela de leer letras cursivas antiguas y modernas...,Madrid 1780, pp. 411 s., 414-418, 423 s. e tavv. 55 nn. 1 e 2, 56 nn. 1 e 2, 57 n. 1, 58; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime...,I, Milano 1848, pp. 35 e 45, sub vocibus Alfianeo e Amfiareo; J.-Ch. Brunet, Manuel du libraire...,V,Paris 1864, col. 1153; J. W. Bradley, A Dictionary of Miniaturists, Illuminators. Calligraphers and Copyists...,I, London 1887, p. 31 (assegna per lapsus l'A. al sec. XIV); S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari da Trino di Monferrato, stampatore in Venezia,I, Roma 1890-[1893], pp. 436 s.; J.-G.-Th. Graesse, Trésor de livres rares et precieux,VI,2, Berlin 1922, p. 291, sub voce Vespasiano; G. Medri, Le opere calligrafiche a stampa,II. Frate V. A. da Ferrara,in All'insegna del libro,I(1928), pp. 49-64; H. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium ordinum s. Francisci,III, Romae 1936, p. 153; C. Bonacini, Bibliografia delle arti scrittorie e della calligrafia,Firenze 1953. pp. 22-29.