MAGGIOLO, Vesconte
Nacque a Genova da Giacomo e Mariola de Salvo intorno al 1475; proveniva da famiglia borghese originaria di Rapallo, che aveva annoverato nella sua storia numerosi esponenti del notariato genovese.
Non si hanno notizie circostanziate sulla sua formazione, compiuta presumibilmente in una delle botteghe cittadine da lungo tempo attive nella produzione di carte nautiche; tuttavia, gli esordi del M. si possono inquadrare sullo sfondo del rinnovamento tardoquattrocentesco della cartografia a Genova, città "favorita dalla sua posizione nel Mediterraneo occidentale" (ferro, p. 256) nell'acquisizione di fonti e documenti di provenienza europea - in particolare iberica - relativi alle grandi scoperte geografiche.
Proprio a Genova il M. avrebbe composto, forse nel 1504, la prima grande opera, il planisfero di Fano, conservato attualmente nella Biblioteca Federiciana della città marchigiana (Astengo, 1996, p. 10).
Dal 1511 risulta risiedere a Napoli, dove ottenne la cittadinanza partenopea grazie al matrimonio contratto con una donna del luogo. Rendono testimonianza della sua intensa attività di cartografo nautico in questa città due atlanti, composti rispettivamente nel 1511 e nel 1512, tre carte nautiche sul modello del portolano normale, datate 1512, 1513 e 1515, e un planisfero nautico portato a termine nel 1516.
Nell'atlante del 1511, il M. "redige [(] in proiezione conica la ecumene moderna", in quello che è il "primo indiscusso mappamondo corografico redatto da Vesconte Maggiolo" (Baldacci, p. 173). Nonostante le lacune e le incertezze che presentano, soprattutto nella disposizione delle masse continentali e nel profilo costiero dell'America settentrionale, ancora confuso con il continente asiatico, gli atlanti del 1511 e del 1512 si sforzano "di delineare il mondo con visione non più eurocentrica" (ibid.). L'opera del 1516 presenta, invece, forti analogie di contenuto con il planisfero di Fano, "attestando l'esistenza di un prototipo portoghese di data [(] piuttosto arretrata, da cui dipendono varie altre carte giunte fino a noi", il cui contenuto non andrebbe oltre il 1502, ossia, non oltre il secondo viaggio vespucciano (Caraci, p. 249).
Durante la permanenza a Napoli, dove esercitava la sua arte come maestro privato, il M. acquisì notorietà e prestigio notevoli: il suo nome doveva essere ben noto anche a Genova, quando, nel 1518, il doge Ottaviano Fregoso lo invitò a far ritorno nella sua città natale per assumere l'incarico di magister cartarum pro navigando della Repubblica con uno stipendio annuo di 100 lire e l'obbligo di risiedere nello Stato genovese. Ben presto, le condizioni di lavoro, inadeguate alle aspettative maturate con il trasferimento, e le difficoltà burocratiche, connesse alla riscossione dello stipendio, risultarono tanto gravose che il M., in una supplica del 1523 al doge e al Consiglio degli anziani, chiese licenza di allontanarsi da Genova. Nell'esposto lamentava i danni patiti dalla sua attività e dai suoi beni durante il saccheggio di Genova del 1522 a opera delle truppe imperiali, danni ai quali si aggiungeva l'onere di provvedere al sostentamento della famiglia del fratello scomparso. Con decreto del doge Antoniotto Adorno gli furono negati sia il permesso di allontanarsi dal territorio della Repubblica sia l'iscrizione del suo stipendio nel bilancio ordinario dello Stato; in compenso gli veniva assicurato il pagamento dello stipendio vita natural durante. Nel 1529 il Senato gli riconosceva, inoltre, la facoltà di trasmettere il suo privilegio a uno dei figli: Giovanni Antonio - da almeno quattro anni associato alla responsabilità della redazione delle carte - o Giacomo (altrimenti citato anche come Iacopo).
Sopravvivono oggi quindici tra atlanti, planisferi e carte nautiche del Mediterraneo (Astengo, 1996, p. 12) composti tra il 1519 e il 1549 nel laboratorio genovese, mentre una carta e un planisfero nautico - composti nel 1524 e nel 1527 e conservati nella Biblioteca Ambrosiana di Milano - andarono distrutti durante la seconda guerra mondiale.
L'opera del M. rispecchia la duplice esigenza di fornire strumenti per la tradizionale navigazione nel Mediterraneo del naviglio genovese e di illustrare l'avanzamento complessivo delle conoscenze geografiche. Il primo atlante redatto a Genova nel 1519 sembra dipendere da un prototipo diverso da quello utilizzato per le opere del periodo napoletano, senza peraltro discostarsene per l'aggiornamento dei contenuti (Caraci, pp. 259 ss.).
Dopo tre carte del Mediterraneo degli anni 1520-25, seguì, nel 1527 - sostanzialmente replicato nel mappamondo del 1531 - l'esecuzione del planisfero nautico, perduto, ispirato a un modello immediatamente successivo alla spedizione di F. Magellano, nel quale viene tracciato il periplo atlantico del Nuovo Mondo e in cui "rimaneva ancora aperto il problema dell'esistenza di un presunto stretto che tagliasse l'istmo dell'America centrale: Vesconte lo disegna [(] ma scrivendo streito dubitoso" (Baldacci, p. 173). Il planisfero del 1527 riveste ulteriore interesse per gli studi colombiani, perché riporta nella carta dell'America meridionale la dicitura "Terra nova descoperta per Christoforo Colombo Ianuensem" (Ferretto, p. 67). Si ritiene che questi planisferi si avvicinino a un modello che il M. forse allestì per un'opera a stampa, mai venuta alla luce, da pubblicare con l'editore degli Annali di A. Giustiniani, Lorenzo Lomellino, secondo l'esempio della Carta marina di M. Waldseemüller pubblicata a Strasburgo nel 1516, e per la cui stesura il M. si era già impegnato con un contratto nel 1534. Intanto, nel 1535, egli inaugurava l'uso di inserire nelle carte nautiche il disegno in miniatura dell'orbe conosciuto. Gli atlanti del 1548 e del 1549 segnano un marcato ritardo rispetto allo stato complessivo delle conoscenze geografiche, dovuto forse alle difficoltà e al costo di reperire informazioni recenti: ciò a causa sia del progressivo situarsi di Genova ai margini delle grandi vie marittime e commerciali, sia - come ritiene l'Astengo - per la politica di segretezza delle nuove terre scoperte perseguita con determinazione da Spagnoli e Portoghesi nel corso del XVI secolo.
Tutto ciò non impedisce di individuare nell'atlante del 1548 alcune interessanti peculiarità, come quella di essere la più antica carta datata a contenere il toponimo Rio de Amaxones, a riprova della sensibilità del M. per l'evoluzione della toponomastica americana.
L'ultima opera del M., l'atlante in quattro carte, datato 1549, con la descrizione delle aree di tradizionale interesse per la marineria genovese - il Mediterraneo, e in particolare il Mare Egeo, e il Mar Nero - insieme con la carta della costa atlantica europea e africana e il planisfero, rappresenta la summa delle conoscenze del cartografo genovese; il planisfero, in particolare, può considerarsi l'ultima sintesi delle conoscenze geografiche del M., che morì presumibilmente a Genova, tra il 1549 e i primi mesi del 1551.
L'eredità del M. fu assunta dal figlio minore Iacopo, il quale, già dal 1544, godeva del medesimo privilegio accordato al padre. La prima carta pervenutaci a firma di Iacopo risale al 1551 e inaugura un'attività di quasi mezzo secolo. È certo che egli percepì il medesimo compenso ricevuto dal padre fino alla morte, avvenuta nel 1605, quando da vari anni non esercitava più direttamente l'arte della cartografia. La produzione cartografica comprende per lo più carte nautiche del bacino del Mediterraneo caratterizzate da grande ricchezza di miniature e illustrazioni; anche lavorando al di fuori da questi spazi Iacopo dimostra di conoscere fonti aggiornate e di non dipendere esclusivamente dai modelli paterni. Non avendo eredi, furono i figli di Giovanni Antonio, Baldassarre e Cornelio, a proseguire l'arte di famiglia, fin da quando Iacopo era ancora vivente e operante. In particolare Cornelio, nel 1611, ottenne l'incarico che era stato del M., in un contesto professionale, però, radicalmente mutato per le ridotte prospettive economiche e per l'affermarsi delle carte nautiche a stampa. Ancora nel 1617 il figlio minore di Cornelio, Nicolò, fu nominato magister, ma a condizioni ancor meno vantaggiose di quelle concesse ai suoi predecessori. Un anno dopo la sua morte, nel 1650, il figlio di Nicolò, Cornelio iunior, ultimo cartografo della famiglia, non riuscì, neanche, in considerazione del suo nome, a ottenere l'incarico che a Genova, per 132 anni e con poche brevi interruzioni, era stato appannaggio esclusivo dei Maggiolo.
Fonti e Bibl.: G.F. Galeani Napione, Della patria di Cristoforo Colombo con giunte, documenti, lettere diverse ed una dissertazione epistolare intorno all'autor del libro De imitatione Christi, Firenze 1808, p. 163; G. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, IV, Genova 1826, pp. 282 s.; M.G. Canale, Storia del commercio, dei viaggi, delle scoperte e carte nautiche degl'Italiani, Genova 1866, pp. 215-218, 478 s.; C. Desimoni, Elenco di carte ed atlanti nautici di autore genovese, oppure in Genova fatti e conservati, in Giorn. ligustico di archeologia, storia e belle arti, II (1875), pp. 52-56, 58; M. Staglieno, Sopra Agostino Noli e V. M. cartografi, ibid., pp. 71-81; Id., Due nuovi cartografi della famiglia Maggiolo, con una nota di C. Desimoni, ibid., pp. 215-218; C. Desimoni, Nuovi documenti riguardanti i geografi Maggiolo, IV (1878), pp. 81-88; P. Amat di S. Filippo - G. Uzielli, Studi biografici e bibliografici sulla storia della geografia in Italia, II, Mappamondi, carte nautiche, portolani ed altri monumenti cartografici specialmente italiani dei secoli XIII-XVII, Amsterdam 1967 (rist. anast. dell'ed. Roma 1882) s.v.; V. Bellio, Notizia delle più antiche carte geografiche che si trovano in Italia riguardanti l'America, Roma s.d. [ma 1892], s.v.; A. Ferretto, I cartografi Maggiolo oriundi di Rapallo, in Atti della Soc. ligure di storia patria, LII (1924), pp. 53-83; G. Caraci, La produzione cartografica di V. M. (1511-1549) ed il Nuovo Mondo, in Memorie geografiche, IV (1958), pp. 221-289; Der Seeatlas des V. M. vom Jahre 1512, a cura di G. Grosjean, Dietikon-Zürich 1979, pp. 10-14; C. Astengo, I discendenti di V. M.: una dinastia di cartografi a Genova, in Annali di ricerche e studi di geografia, XLVII (1991), pp. 59-72; G. Ferro, Cartografi e dinastie di cartografi a Genova, in Cristoforo Colombo e l'apertura degli spazi. Mostra storico-cartografica, Roma 1992, I, pp. 245-261; O. Baldacci, Atlante Colombiano della grande scoperta, Roma 1993, pp. 63-66, 173-175, tavv. XIII e XXXIX; S. Conti, una particolarità delle carte nautiche "oliva", in Esplorazioni geografiche e immagine del mondo. Atti del Convegno, 1993, a cura di S. Ballo Alagna, Messina 1994, pp. 83 s.; C. Astengo, Der genuesische Kartograph V. M. und sein Werk, in Cartographica Helvetica, 1996, n. 13, pp. 9-17 (al quale si rimanda per l'elenco aggiornato e l'ubicazione delle opere del M.); Id., La cartografia nautica mediterranea dei secoli XVI e XVII, Genova 2000, pp. 80-88 e 149-192, (al quale si rimanda per la bibliografia relativa alla scoperta e alla datazione del planisfero di Fano); Tooley's Dyctionary of Mapmakers, III, Riverside 2003, pp. 187, 189.