VESCICATORÎ
. L'empiastro vescicatorio tipico è quello di cantaride (v.). Si prepara fondendo a mite calore cera e colofonia nella trementina, si aggiunge poi olio di oliva e infine la polvere di cantaride. Il miscuglio, mantenuto fuso per alcune ore, poi raffreddato, forma una pasta che viene distesa su tela. Varî sono gl'impiastri cantaridati. Le mosche di Milano si preparano distendendo 2 gr. di pasta cantaridata su un disco di taffetà del diametro di 4-5 cm.
Gli empiastri vescicatorî vennero largamente usati in passato. Mercuriale di Forlì ed E. Sassonia professore a Padova furono nel sec. XVII fra i più entusiasti difensori di questi medicamenti che M. Malpighi, A. Vallisnieri, L. Tozzi credevano pericolosi e da abbandonarsi. L'indicazione dei vescicatorî era basata sui due aforismi seguenti: Dolor dolorem trahit e Duae evacuationes simul stare nequeunt e quindi si usavano nei morbi dolorosi come la sciatica, nelle febbri intermittenti, nei catarri e soprattutto per attirare la materia artritica retrograda. A questo scopo s'usavano anche come rivulsivi le cauterizzazioni col ferro rovente, le fontanelle, e i setoni. Oggi i vescicanti sono adoperati talvolta nelle polmoniti, per ottenere un'energica revulsione.