VERRIO Flacco (Verrius Flaccus)
Figlio di liberto, visse sotto Augusto e Tiberio e fu uno dei più rinomati maestri di grammatica. Augusto gli affidò l'istruzione dei nipoti Gaio e Lucio. Tenne lezione nel palazzo imperiale. Fu anche filologo e scrisse molte opere con le quali mirava a illustrare l'origine e il significato di antiche istituzioni: così si occupò dei Saturnali, degli Etruschi, ecc., distinguendosi perciò anche negli studî di carattere archeologico. Della sua vasta e complessa produzione ben poco è però rimasto, perché il De verborum significatu ci è giunto in compendio, e solo si hanno frammenti dei Fasti Praenestini. Morì sotto Tiberio. Per le sue qualità di polistore e poligrafo rassomiglia a Varrone.
I frammenti dei Fasti Praenestini, calendario inciso sul marmo e posto nel foro di Preneste, riguardano i primi quattro mesi e il dicembre. Vennero fuori negli scavi del 1770. Non si sa se essi, quali ora si hanno, siano l'originale, ovvero un estratto dell'opera. Servirono indubbiamente di fonte a Ovidio.
L'opera principale di Verrio Flacco, De verborum significatu, una specie di lessico, o opera glossografica in cui erano registrati tutti i vocaboli più oscuri con le loro accezioni, ed era passato in rassegna un ricco materiale di erudizione linguistica, culturale, politica, giuridica, ecc., disposto in ordine alfabetico, per quanto non sempre rigorosamente rispettato, fu compendiato in 20 libri da Pompeo Festo. Dal trovarvi menzionato il tempio della Concordia si ha ragione di ritenere che V. Flacco abbia composto quest'opera sotto Tiberio. Per la compilazione di essa egli dovette attingere a varie fonti, quali le Antiquitates rerum humanarum et divinarum di Varrone, gli scritti di Elio Stilone, di Aurelio Opimio e di altri.
Bibl.: De V. F. glossarum interprete, Halle 1898.