FRANCO, Veronica
Rinomatissima cortigiana (1546-1591) di Venezia (la visitò perfino il giovane re di Francia, Enrico III, nel 1574), fu esaltata da letterati e poeti per la sua bellezza fisica e particolarmente per le sue doti intellettuali. Maritata giovanissima a un medico, ma sempre libera di sé, coltissima, fu amica del Tintoretto, che ne ritrasse l'effigie, e si valse spesso dei consigli di Domenico Venier per correggere i suoi versi e le sue prose. Verso il 1580, forse in seguito a un grave processo del Sant'Uffizio (chiusosi favorevolmente a lei) abbandonò la vita che aveva tenuto fino allora, per darsi ad opere di carità, occupandosi fra altro della fondazione d'un ricovero per le donne perdute.
Pubblicò sotto il titolo di Terze Rime (Venezia 1575), dedicandole a Guglielmo duca di Mantova e di Monferrato, un gruppo di capitoli o elegie amorose, fra le quali ne sono mischiate sette d'incerto autore, senza dubbio un innamorato di lei. Piuttosto trascurate e contorte, queste rime rivelano qua e là un sincero accento di passione o una nota di cruda sensualità o di vivace rappresentazione della natura, che rompono l'uggiosa imitazione petrarchesca che le opprime. Più corretti, ma meno espressivi, i sonetti che si trovano sparsi nelle raccolte del tempo. Ampollose e artificiose sono le Lettere familiari a diversi, dedicate al cardinale Luigi d'Este (s. a., ma forse 1580), che hanno qualche affinità di contenuto con le Terze Rime (Rime di Gaspara Stampa e Veronica Franco, a cura di A. Salza, Bari 1913, fedele ristampa dell'edizione 1575, con la riproduzione dei pochi sonetti dispersi nelle varie raccolte).
Bibl.: G. Tassini, V. F., Venezia 1888; A. Graf, Una cortigiana fra mille, V. F., nel vol. Attraverso il Cinquecento, 2ª ed., Torino 1926.