VEROLI (A. T., 24-25-26 bis)
Cittadina del Lazio meridionale, in provincia di Frosinone, situata a 570 m. di altezza su uno sprone degli Ernici, che domina largamente la regione collinosa circostante. Le vie si arrampicano sul dosso adattandosi alla sua conformazione; alcune delle più vecchie hanno l'aspetto di scale. La parte vecchia ha conservato un aspetto medievale, con abitazioni tipiche a scala esterna; medievali sono le porte (Porta Romana e Porta S. Croce); un sobborgo moderno si va formando invece lungo il Viale Bisleti e il piazzale Vittorio Veneto. In cima al dosso è il castello di San Lucio; dall'alto, magnifico panorama sulla regione ernica. A Veroli si attribuivano circa 3600 ab. nel 1656, 6000 nel 1701 e oltre 9000 nel 1782. Questi erano ridotti a 8087 nel 1816; poi nel sec. XIX crebbero di nuovo a 10.914 nel 1853, a 11.036 nel 1871. In seguito, la corrente migratoria, iniziatasi prima che altrove in questa parte del Lazio, determinò una diminuzione: 10.276 ab. nel 1881; indi 12.677 nel 1901, 15.096 nel 1921 e 17.585 nel 1931. Ma tutte queste cifre si riferiscono al comune, che è amplissimo (km. 113,75), quasi tutto coltivato a cereali, viti, ulivi, con notevoli aree a pascolo; tre quarti della popolazione (12.912 ab. nel 1931) è sparsa nelle campagne. Il centro ha solo 2901 ab. Nel comune sono altri quattro o cinque centri minori, tra cui Colleberardi e Scifelli. Veroli è congiunta da servizio automobilistico a Frosinone da cui dista 17 km.
Monumenti. - Della città preromana rimangono ancora avanzi considerevoli delle mura in opera poligonale, simili a quelle di Alatri e di Ferentino, ma più diroccate.
Per il periodo medievale Veroli ha monumenti di notevole importanza. La cattedrale di S. Andrea, prossima al palazzo vescovile, in tre navate ricostruite insieme con la facciata nel sec. XVII secondo lo stile romano, ha qualche parte dell'antica struttura del Duecento. Vi si ammirano un bel coro di noce intagliato, libri sacri, una croce argentea proveniente dal monastero di Casamari e un reliquiario di bronzo traforato (1291 circa). S. Erasmo è una chiesa del periodo gotico ricostruita nel Seicento che però conserva una interessante facciata con portico di tipo monastico a tre archi di sesto rotondo. La chiesa di S. Salome, anch'essa ricostruita dopo il terremoto del 1350, ha un bel pavimento e pregevoli pitture a fresco nelle cappelle, un rosone del sec. XIII rimasto inserito nel prospetto barocco. Veroli possiede nella biblioteca Giovardiana una vera ricchezza di volumi manoscritti, di incunaboli, di miniature e disegni.
Storia. - L'antica Verúlae fu città degli Ernici. La sua storia è confusa nei primi tempi con quella della Lega Ernica, insieme con la quale fu a lungo fida alleata di Roma. Non partecipò alla ribellione degli Ernici sulla fine della II guerra sannitica (307); domata la ribellione, la lega Ernica venne disciolta e Veroli rimase città federata di Roma fino alla guerra sociale; ricevette allora la cittadinanza, e fu municipio, governato forse da duumviri: la tribù ne è sconosciuta. Plinio (Nat. hist., III, 64) la enumera fra i municipî della 1 regione augustea; il Liber Coloniarum parla di assegnazioni graccane e di agro restituito da Nerva ai coloni: della quale ultima notizia non c'è ragione di dubitare.
La prima sicura notizia di un vescovo verolano, Martino, risale solo al 743. È molto probabile che la sede vescovile più antica sia stata quella di Frosinone che nel secolo VIII venne traferita in luogo più sicuro a Veroli. La forte posizione della città, lontana dalla grande arteria della Via Latina, e discosta dalla via che portava a Sora, dovette in realtà conferire a Veroli una parte non piccola dell'importanza che in quest'epoca acquista. Occupata dai Goti e liberata in seguito dalla loro dominazione, Veroli fu inclusa da Giustiniano nel ducato di Roma e contro di essa si reiterarono gli assalti di Gisulfo, duca di Benevento, che devastò tutta la regione all'intorno. Fu a fianco del Pontefice nella lotta iconoclastica ed ebbe da papa Zaccaria, nel 743, il titolo di città. Gli assalti dei Saraceni, provenienti dal basso Garigliano, conferirono alla città una maggiore importanza: fu sede dei duchi di Campagna e Marittima. Nell'871 Ludovico II vi si rifugia, reduce dall'infelice spedizione contro Benevento. Nel 1170 Alessandro III, che dimorò a Veroli per un triennio, vi ricevette il vescovo di Bamberga inviato dal Barbarossa, iniziando, alla presenza dei rappresentanti della Lega Lombarda, i preliminari che poi portarono al trattato di Costanza. Legata sempre più agl'interessi della Chiesa, Veroli negò fedeltà a Enrico VI; e Federico II vi ebbe un abboccamento con Onorio III nel 1222 per la crociata in Terra Santa. Nella lotta tra il papato e Federico II, che controllava l'ingresso del Patrimonio dalla parte di Ceprano, Veroli fu la naturale cittadella del pontificato, a continua minaccia del regno dalla parte di Sora. Contro la città vennero eccitati allora i signori di Sonnino che tentarono invano di prenderla. L'esilio avignonese vide le lotte del comune, ora contro i conti di Ceccano, ora contro i rettori della Campagna; finché, col ritorno dei papi da Avignone, la città riprese la sua tradizionale relazione con la Sede Apostolica che, in fondo garantiva la sua autonomia. Carlo VIII si fortificò in Veroli prima di forzare l'ingresso nel regno dalla parte di Sora; e nel 1556 il duca d'Alba, in lotta con Paolo IV, l'assalì. Alla fine del sec. XVI la città dovette reprimere un tentativo di un Caetani che cercò di rendersene signore. Veroli partecipò in qualche modo ai movimenti repubblicani del 1798, e un suo vescovo, Antonio Rossi, prestò giuramento a Napoleone. Col 1870 passò al Regno d'Italia.
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