vernare
La voce - da ‛ verno ', " inverno " - vale " svernare ", " passare l'inverno ": Pg XXIV 64 li augei che vernan lungo 'l Nilo, / alcuna volta in aere fanno schiera; Rime LXXIII 3 Chi udisse tossir la mal fatata / moglie di... Forese, / potrebbe dir ch'ell'ha forse vernata nei freddi paesi del settentrione (per la lezione e l'uso dell'ausiliare ‛ avere ', v. Barbi-Maggini e Contini, per il quale " vernare è ‛ sostenere lo freddo ', come ha il Buti, dichiarando Inf. XXXIII 135 ").
Nell'interno di un'ampia metafora tratta dall'immagine del mare in tempesta, ricorre due volte nel Fiore, allorquando l'Amante si lamenta che Malabocca gli abbia impedito di visitare Bellaccoglienza: Pianto, sospiri, pensieri e affrizione / ebbi vernando in quel selvaggio loco (XXXIV 2, che riprende l'ivi vernai con molto disconforto, di XXXIII 12).
In senso figurato lo usa frate Alberigo indicando a D. l'ombra di Branca Doria, la quale dietro di lui soffre l'eterno freddo invernale, immerso com'è nella ghiaccia di Cocito: l'ombra che di qua dietro mi verna (If XXXIII 135). È questa l'interpretazione più corrente, secondo la quale mi sarebbe pleonastico o retto da dietro. Diversamente spiega il Torraca: " Ma vernare fu detto anche del canto degli uccelli in primavera; e le anime dei traditori battono i denti in nota di cicogna (XXXII 36)... Perciò mi verna può avere... il senso e l'intenzione ironica di sonar in bocca di Buoso di Duera (XXXII 107) "; questa spiegazione (" mi fa le cantate di uccello in primavera ") è ora accolta anche dal Chimenz, il quale, oltre a trovarla " arguta ", rileva come essa dia maggior rilievo al pronome mi (" proprio a me ", " con tanto mio fastidio ").
Vedi la voce precedente, e SVERNARE.