Pittore (Delft 1632 - ivi 1675). Sono molte scarse le notizie sulla sua vita, e limitato il numero delle opere sicure (meno di quaranta dipinti, e solo tre datati con certezza: S. Prassede, 1655, coll. B. Piasecka Johnson; La mezzana, 1656, Dresda, Gemäldegalerie; L'astronomo, 1668, Parigi, Louvre). La sua fortuna, dopo un breve periodo di celebrità nel sec. 17°, è attestata solo da occasionali riconoscimenti fino alla generale rivalutazione della sua grandezza a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Figlio di un locandiere e mercante d'arte (attività che nel 1655, alla morte del padre, V. proseguì), nel 1653 sposò Catharina Bolnes, di benestante famiglia cattolica di Gouda, e si convertì al cattolicesimo; nello stesso anno era iscritto alla gilda di S. Luca di Delft, nella quale fu più volte eletto decano (1662-63, 1671-72). Non sappiamo nulla della sua formazione, e dal 1655 certamente non lasciò Delft, ma nella sua opera emerge la ricerca di più ampî riferimenti artistici, evidenti nelle scelte tematiche o nelle elaborazioni stilistiche, che tuttavia V. reinterpreta in soluzioni del tutto innovative. I dipinti giovanili (Diana e le ninfe, L'Aia, Mauritshuis; Cristo in casa di Marta e Maria, Edimburgo, National gallery of Scotland, risalenti al 1655 circa), gli unici di soggetto mitologico o biblico, caratterizzati dalla pienezza delle forme e dal vivo colorito, mostrano la conoscenza del linguaggio postcaravaggesco mediato forse dai pittori della scuola di Utrecht (dei quali la suocera di V. possedeva una collezione) e dalle opere di O. Gentileschi; significativo appare inoltre l'influsso dell'arte di Rembrandt, forse appresa anche attraverso C. Fabritius. Poco prima del 1660 gli interessi di V. si orientano verso la sua produzione più caratteristica: scene di interni e di vita quotidiana, incentrate su pochi personaggi o figure isolate (Fanciulla assopita, New York, Metropolitan museum of art; Donna che legge una lettera, Dresda, Gemäldegalerie, entrambe del 1657 circa), che gli consentono di affrontare il rapporto tra luce e spazio. L'uso della prospettiva, l'intensificazione atmosferica ottenuta grazie al sapiente uso delle velature, la resa della consistenza della materia, che come la forma viene dall'artista più suggerita che descritta, contribuiscono a creare un ambiente intimo e allusivo. Nella Lattaia (1658 circa, Amsterdam, Rijksmuseum), dove la luce scorre sugli oggetti e sulle superfici e accentua il collegamento della figura con lo spazio architettonico, predomina l'accordo giallo/blu, che V. predilige. La scelta dei colori o l'accostamento dei toni sono attentamente dosati dall'artista in relazione all'impatto psicologico sull'osservatore; i contorni sono spesso sfumati da un tratto di colore intermedio rispetto al fondo. Nei suoi dipinti, come la Donna con la bilancia (o Pesatrice di perle, 1664 circa, Washington, National gallery of art), Donna con collana di perle (1664 circa, Berlino, Gemäldegalerie), Donna con la brocca (1664-65, New York, Metropolitan museum of art), V. ricrea per mezzo della prospettiva un ambiente realistico, dove l'attenzione è tuttavia puntata sui significati più profondi dell'esperienza umana; le sue composizioni, ricche di particolari simbolici o allusivi, hanno destato, insieme all'attenzione della critica, le difficoltà di un'interpretazione certa e univoca dei suoi quadri. Così la figura assorta della Donna con la bilancia, con i gioielli sul tavolo e un dipinto con il Giudizio universale nello sfondo, è stata di volta in volta spiegata come un'allegoria della Lussuria, o dal punto di vista teologico o morale come immagine di Maria o del giudizio sereno della coscienza. Così l'Allegoria della Fede (1671-74, New York, Metropolitan museum of art) risponde all'immagine della Fede trasmessa dall'Iconologia di C. Ripa, alla quale ci si riferisce anche nell'interpretazione della precedente Allegoria della Pittura (già chiamata Lo studio di V., 1665-70, Vienna, Kunsthistorisches Museum): la figura femminile raffigura Clio, musa della Storia, come ispiratrice o come soggetto dell'arte stessa. Pongono questioni analoghe dipinti incentrati su particolari temi, come quelli della musica o del vino: Lezione di musica (1662-64, Londra, Buckingham Palace); Suonatrice di liuto (1664 circa, New York, Metropolitan museum of art); Donna alla spinetta (1672-73, Londra, National Gallery); Donna seduta alla spinetta (1675, ivi); Il bicchiere di vino (1660 circa, Berlino, Gemäldegalerie); Fanciulla con bicchiere di vino (1659-60, Brunswick, Herzog Anton Ulrich Museum). Che il realismo di V. non corrisponda a un interesse per la riproduzione esatta della realtà si evidenzia nelle due uniche rappresentazioni di esterni, La stradina (1657-58, Amsterdam, Rijksmuseum) e la mirabile Veduta di Delft (1660-61, L'Aia, Mauritshuis), una delle più importanti vedute della storia della pittura, dove l'artista introduce effetti di luce, modifica particolari o dimensioni degli edifici, in modo da esaltare e rendere quasi tangibile il carattere della città, proiettandovi la visione meditativa ed emozionale del pittore ed elevando il dipinto oltre la mera topografia. ▭ Testimonianza dell'apprezzamento dell'arte di V. nel nostro secolo è la produzione di numerosi falsi, tra cui il caso più clamoroso è quello dei falsi dell'olandese H. A. van Meegeren (1889-1947), accettati dalla critica e acquistati da varî musei. ▭ Tav.