vergine [plur. vergine; v. Rohlfs, Grammatica § 366]
Come aggettivo o come sostantivo indica donna che non ha conosciuto uomo: Cv IV XXVIII 14 Marzia fu vergine, e in quello stato si significa l'adolescenza; [poi si maritò] a Catone, e in quello stato si significa la gioventute; XXV 8 quando Aceste, nutrice d'Argia e di Deifile... le menò... ne la presenza de li due peregrini, cioè Polinice e Tideo, le vergini palide e rubicunde si fecero; altro esempio al § 7.
Piccarda dice di essere stata nel mondo vergine sorella (Pd III 46); il Mattalia commenta: " nel mondo mi feci monaca (sorella) in ancor giovane età (vergine) "; più plausibilmente in vergine dovrà esser vista un'allusione al voto di castità pronunciato dalla gentildonna fiorentina nel momento di entrare nell'ordine delle clarisse.
In particolare sono ricordate la vergine Cammilla (If I 107) del poema virgiliano (cfr. Aen. VII 803-806), la vergine cruda (XX 82), cioè l'" innuba Manto " di Stazio (Theb. IV 463) e l'undici milia vergini (Fiore XCVI 1) che, secondo la leggenda, furono martirizzate insieme con sant'Orsola a Colonia dagli Unni nel 418. Vada qui anche l'invocazione alle Muse: O sacrosante Vergini (Pg XXIX 37).
La v. per antonomasia è naturalmente la Madonna, Maria Vergine (Cv II V 2), ricordata per la sua misteriosa maternità: Pd XIII 84 così fu fatta la Vergine pregna; XXXIII 1 Vergine Madre, figlia del tuo figlio. V. MARIA VERGINE, e anche VIRGO.
Più genericamente, vale " giovane donna ": come sorge e va ed entra in ballo / vergine lieta.., per fare onore / a la novizia (Pd XXV 104); vergine e caste donne gir portando / cotte... di colore (Fiore XCV 13); e così Pg XXVIII 57. In particolare, l'altre vergini (XXXIII 7), le sette donne-Virtù apparse a D. nel Paradiso terrestre.
In senso figurato, l'acqua appena sgorgata dalle sorgenti del Nilo è detta la vergine onda (Rime CIV 49), perché ancora " intatta ", " non contaminata dall'uomo ".