Vedi VERGHINA dell'anno: 1966 - 1973
VERGHINA (Βεργίνα)
Odierno nome di una località macedone ricca di notevoli resti archeologici (v. anche palatitza).
È compresa nel territorio dell'odierno distretto di ᾿Ημαϑία che ha come capitale Vena (v.), ma si trova a S di Aliakmon, cioè verso l'antica Piena. La località prese il suo nome odierno dopo il 1922, quando vi furono insediati i profughi della Turchia, dai dintorni del Ponto e del Caucaso. Precedentemente erano esistite povere capanne di due gruppi di pastori, quelli che nel 1855 conobbe Heuzey sotto il nome di Barbes (Μπάρμπες) e di Koutles (Κούτλες). V., secondo la tradizione popolare locale, era una regina che aveva i suoi palazzi a Vena, a N di Aliakmon, mentre la sua residenza estiva (τά παλατίτσια) a S di Aliakmon, che essa raggiungeva mediante un passaggio sotterraneo (questa è forse la spiegazione popolare della serie di tombe a camera sotterranee lungo la strada). La località più vicina a V., distante circa 2 km verso E, si chiama Palatitza, da cui derivò il nome dato dall'Heuzey alle rovine, che divennero note appunto come le rovine di Palatitza, il palazzo di Palatitza, ecc. Più realisticamente esiste un'unica zona archeologica tra V. e Palatitza. Questa zona comprende: a) il palazzo generalmente chiamato di Palatitza, datato agli anni del regno di Antigono Gonata; b) rovine dell'acropoli sopra il palazzo e resti della città intorno ad esso. I più antichi ritrovamenti riguardano oggetti databili ad età preistorica, i più recenti ad età romana. Durante il dominio turco rimase solo il tempietto di H. Triada, sul luogo del palazzo; c) due sepolcri macedoni, costruzioni sotterranee con due camere e tombe al di sotto. Uno fu scavato da L. Heuzey, ma da allora andò in rovina; l'altro fu scavato da K. A. Rhomaios; d) la estesa necropoli esistente su quasi tutto il territorio tra il palazzo, Palatitza e V., e che si allarga verso la pianura per una estensione di diversi chilometri, riconoscibile in superficie per una continua serie di ondulazioni.
Sepolcri preistorici degli inizî della prima Età del Ferro sono distribuiti qua e là, mentre numerosi sepolcri della prima età ellenistica si estendono particolarmente lungo le diverse strade tra V. e Palatitza. Dalle tombe preistoriche della necropoli, che appartengono al periodo trace di Pieria, provengono importanti ceramiche, armi e ornamenti. Vasi di evidente fabbricazione locale costituiscono un punto di partenza per lo studio della decorazione protogeometrica in Macedonia, e dell'uso del "pennello multiplo" nella decorazione ceramica.
Altri ritrovamenti di V., fra cui le sculture ellenistiche, sono custoditi al museo di Vena: un gruppo con un caprone, un cane e i resti di una Atalanta; stele sepolcrali scolpite e iscritte; una stele dipinta.
Bibl.: Sul palazzo di Palatitza cfr. M. Andronikos e altri, Τὸ ᾿Ανάκτορο τῆς Βεργίνας, Atene 1961, con la precedente bibliografia. Sul sepolcro macedone: K. A. Rhomaios, ῾Ο Μακεδονικὸς τάϕος τῆς Βεργίνας, Atene 1951. Sulla necropoli: Ph. Petsas, ᾿Ανασκαϕὴ Νεκροταϕείου Βεργίνης 1961-62, in ᾿Αρχαιολογικὸν Δελτίον, XVII, 196162, p. 218 ss. con la precedente bibl., a cui va aggiunto il libro di V. R. d'A. Desborough, The last Myceneans and their Successors, Oxford 1964. Sulla ceramica locale: Ph. M. Petsas, The multiple Brush ecc., in Essays in memory of Karl Lehmann, New York 1964, p. 264 ss., con la precedente bibl. Sulla stele dipinta: Bull. Corr. Hell., 1962, p. 804, fig. 13. M. Andronikos, V., the prehistoric necropolis and the hellenistic Palace, Lund 1964.