VERCELLI (Οὐερκέλλαι, Βερκέλλαι, Vercellum, Vergellae)
La città moderna del Piemonte, situata sulla destra della Sesia, occupa il luogo dell'antica.
Non è ben chiara l'origine del nome della città. Si è pensato al prefisso gallico ver e al latino cellae (la città delle celle) richiamandosi anche al nome antico di Biella (Bucella, o a verc-celt: la città dei Celti). I primi abitatori del territorio vercellese sarebbero - secondo Tolomeo - i Libici o Libii, gente di stirpe probabilmente ligure - che, più tardi, come Livio ricorda (v, 35, 2), avrebbero subito l'invasione da parte dei Galli Salii provenienti da Marsiglia (Vercellae Libicorum ex Salluis ortae: Plin., Nat. hist., iii, 124).
È probabile che dopo i Salii anche i Cimbri siano entrati nel territorio della città prima di essere definitivamente sconfitti nella battaglia dei Campi Raudi nel 101 a. C. Tale località è stata, da qualche storico, identificata nel territorio tra Rovasenda e Gattinara nelle immediate vicinanze di Vercelli. Il dominio dei Galli Salii è documentato anche dal ritrovamento di tesoretti monetali dove sono frequenti le monete di imitazione massaliota.
Poche testimonianze archeologiche si hanno in V. del periodo preromano. Probabilmente nell'89 a. C., come accadde a tutti i Transpadani amici di Roma, la città fu dichiarata colonia latina e iscritta, come dimostrano le numerose iscrizioni ritrovate - alla tribù Aniensis. Più tardi divenne Municipio. Ma si può arguire che soltanto la conquista romana fece di V. una vera città che andò sviluppandosi soprattutto per la sua ubicazione. Infatti l'importanza di quello che Tacito (Hist., i, 70) ricorda tra i firmissima Municipia della Transpadana, è dovuta alla sua posizione di nodo stradale. Qui infatti passava la via che da Piacenza andava ad Ivrea spingendosi fino ad Aosta e traversando le Alpi sul Piccolo e sul Gran San Bernardo. Attraversava V. anche la grande arteria che da Milano andava verso la capitale dei Taurini e che, proseguendo verso la Valle di Susa, raggiungeva la Gallia.
Poche le testimonianze della città romana; tuttavia si è tentata una ricostruzione dell'antica topografia cittadina. Così è stato riconosciuto nell'odierna piazza Cavour il Foro al centro dell'incrocio delle due strade, via Gioberti e via Verdi. Meno certa la ricostruzione del tracciato delle mura urbane. Si è tentato di ricostruire una pianta quadrata come i centri che derivano dall'antico castrum ma tale particolare non sembra rafforzato da testimonianze archeologiche. È invece provato un ampliamento dei limiti della città nel periodo longobardo. Tra i monumenti romani trovati a V. va ricordata una costruzione a pianta ellittica in cui si è voluto riconoscere un serbatoio per l'acqua. La città andò decadendo nel III e IV secolo. Massenzio la distrusse e Costantino la riedificò.
Bibl.: L. Bruzza, Iscrizioni antiche vercellesi, Roma 1874; G. Radke, in Pauly-Wissowa, VIII A i, 1955, cc. 980-981, s. v. Vercellae.