Cáslavská, Vera
Cecoslovacchia • Praga, 3 maggio 1942 • Specialità: Concorso generale
Personaggio di grande spessore sul piano umano oltre che su quello tecnico, Vera Cáslavská è la ginnasta che detiene il record di medaglie vinte in specialità individuali considerando tutte le manifestazioni a cui ha partecipato (nei soli Europei del 1965 e del 1967 aveva già conquistato 10 medaglie d'oro) ed è la seconda donna nella storia della ginnastica (dopo la sovietica Larisa Latynina) ad avere vinto due titoli olimpici nel concorso generale individuale, Tokyo 1964 e Messico 1968. Quest'ultima affermazione è stata certamente la più sofferta e meritevole: nei mesi precedenti l'appuntamento olimpico, infatti, l'atleta era stata confinata per ragioni politiche (aveva firmato un manifesto per una maggiore democrazia nel suo paese) nella remota città di Sumperk, dove non aveva strutture per allenarsi: per tenersi in forma sollevava sacchi di patate, senza avere neanche la certezza che le autorità le avrebbero poi consentito di andare in Messico. Ottenuto il permesso all'ultimo momento e con pochissimo tempo per adattarsi al fuso orario e all'altura della sede olimpica, Vera Cáslavská vinse ancora l'oro, ostentando poi freddezza sul podio verso gli atleti sovietici. Questo atteggiamento chiaramente polemico verso l'URSS le costò caro al ritorno in patria, dove per molto tempo non riuscì a ottenere il lavoro di allenatore della squadra nazionale, e quando lo ebbe subì comunque varie restrizioni (per esempio, il divieto di viaggiare con le sue atlete). Furono le numerose pressioni degli organismi sportivi internazionali sul governo del suo paese a limitare i danni dell'ostracismo a cui era sottoposta, in particolare l'interessamento e i tentativi del presidente del CIO Juan Antonio Samaranch di inserirla nelle giurie tecniche olimpiche. Dopo i rivolgimenti politici dei primi anni Novanta, però, Vera Cáslavská divenne una sorta di eroina nazionale e ricevette varie proposte per ricoprire incarichi prestigiosi optando per la presidenza del Comitato nazionale olimpico. I suoi problemi però non erano finiti: suo figlio fu condannato per avere ucciso, sia pure per disgrazia, il padre e soltanto un successivo atto di clemenza del presidente Václav Havel, in seguito a una campagna condotta da gruppi di cittadini cechi e campioni olimpici, mise fine alla vicenda. Ammessa nella Hall of Fame dei ginnasti, è stata anche classificata da una giuria di giornalisti come la seconda atleta ceca del secolo, dopo Emil Zátopek.