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venuta

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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venuta

Alessandro Niccoli

È " l'atto del venire, del giungere " in un luogo.

Amore spiega a D. che a Giovanna, la donna amata da Guido Cavalcanti, è stato imposto il soprannome di Primavera per questa venuta d'oggi (Vn XXIV 4), cioè perché in quel giorno era venuta incontro a D. precedendo immediatamente Beatrice (e, a suffragare questa interpretazione mistica, aggiunge che anche ‛ Giovanna ' vale ‛ prima verrà ' in quanto deriva dal nome di quello Giovanni lo quale precedette la verace luce).

Il termine ricorre a proposito dell'incarnazione di Cristo (Cv IV V 4 la sua venuta nel mondo; altro esempio al § 9), del viaggio di D. (If II 35 se del venire io m'abbandono, / temo che la venuta non sia folle: qui, più che " atto del venire " vale " atto dell'andare "; Pg I 79), e del sollecito ingresso di Provenzano Salvani nel Purgatorio vero e proprio (XI 132 come fu la venuta lui largita?). Altri esempi in Rime L 63, LXXXV 12.

Può essere anche riferito al venire di un periodo di tempo, e a quest'accezione si collegano i due esempi del Fiore. In CXLVI 5 i' fu' /... trapiacente in mia venuta, vale " al mio momento ", " al mio bel tempo " (Parodi), cioè " nella mia giovinezza " (Petronio). In LIX 8 ricorre la locuzione avverbiale di venuta, " sulle prime ", " al primo impeto " .

Vocabolario
venuta
venuta s. f. [der. di venire]. – 1. a. Il fatto di venire, di arrivare in un luogo, riferito a persona: aspettiamo con ansia la tua v.; sono costretto a rimandare la mia v. costà; ne parleremo alla tua prossima v.; se del venire io m’abbandono,...
venire
venire v. intr. [lat. vĕnire] (pres. indic. vèngo [ant. o poet. vègno], vièni, viène [poet. ant. vène], veniamo [ant. vegnamo], venite, vèngono [ant. o poet. vègnono]; pres. cong. vènga [ant. o poet. vègna], veniamo [ant. vegnamo], veniate...
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