ventidue
Il numerale è adoperato in If XXIX 9, per determinare la lunghezza della nona bolgia, che - come dice Virgilio - miglia ventidue... volge.
È ovvio che l'indicazione non va presa alla lettera, trattandosi di " parole poetiche " di cui D. si serve " per adornare la soa overa " (Lana): nel caso specifico, per dare un'idea dell'ampiezza della voragine infernale. Si veda a questo proposito la nota del Porena (alla fine del c. XXX), il quale, ricordando l'affermazione analoga di Maestro Adamo (la decima bolgia volge undici miglia, If XXX 86), riporta l'opinione di alcuni commentatori, secondo i quali D. avrebbe voluto " far intendere che ogni bolgia ha circonferenza doppia di quella che la segue "; ma dimostra l'assurdità di tale opinione e conclude: " costruire un Inferno dantesco in base ai dati aritmetici che il poeta ci dà, anche se ci si potesse arrivare, non ci darebbe il vero Inferno della poesia dantesca, quello che Dante ha di fatto veduto volta per volta nelle sue scene e ne' suoi episodi, e quello che deve vedere con lui la fantasia del lettore " . Cfr. anche il Torraca e la nota del Mattalia a XXIX 9. Della questione si occupò anche il Lucarini (La Geometria nell'VIII cerchio dell'Inferno: cfr. " Bull. " VI [1898-99] 42).
Un'altra occorrenza in Cv II XIV 2, in composizione con ‛ mille ': secondo che li savi d'Egitto hanno veduto, infino a l'ultima stella che appare loro in meridie, mille ventidue corpora di stelle pongono. Come osservano Busnelli-Vandelli (cfr. la nota ad l.), D. attribuisce agli Egiziani i risultati delle ricerche di Alfragano (v.), il quale parla appunto di " 1022 stellae " .