VENEZIA GIULIA (XXXV, p. 90; App. II, 11, p. 1098)
Il problema politico della Venezia Giulia, formalmente risolto dal trattato di pace del 1947 con la divisione della regione fra l'Italia e la Iugoslavia e con la costituzione del Territorio Libero di Trieste, rimase tuttavia aperto ancora per alcuni anni per il mancato accordo delle potenze interessate sulla nomina del governatore del neocostituito Territorio. Dopo complesse vicende politiche e diplomatiche (v. trieste, in questa App.) i governi di Italia, Iugoslavia, S.U.A. e Gran Bretagna sottoscrissero il 5 ottobre 1954 il Memorandum d'Intesa di Londra, che sancì il passaggio dell'ex Zona A all'amministrazione civile italiana. Da allora il Territorio di Trieste è stato gradualmente reinserito nella vita nazionale e viene ormai considerato parte integrante dello Stato Italiano. La Venezia Giulia rimasta all'Italia ha così ora una superficie di 690 km2, corrispondenti al 7,7% della regione prebellica, ed una popolazione di 436.176 ab. (cens. 1961; 430.553 al cens. 1951). Tale regione è suddivisa amministrativamente fra le province di Gorizia e di Trieste, che fanno parte, con la prov. di Udine, della nuova regione autonoma a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia, prevista dalla Costituzione della Repubblica Italiana (v. friuli-venezia giulia). La Venezia Giulia passata alla Iugoslavia, abitata prevalentemente da Sloveni e da Croati, è stata suddivisa fra le repubbliche federate di Slovenia e di Croazia, che si sono assunte recentemente anche l'amministrazione dell'ex Zona B, cosicché il loro confine attraversa l'Istria settentrionale fra il M. Nevoso ed il Vallone di Pirano, seguendo il corso della Dragogna. Le minoranze etniche rimaste nelle due Zone dell'ex T.L.T. sono tutelate da uno statuto speciale, allegato al Memorandum di Londra. Lungo tutto il confine italo-iugoslavo della Venezia Giulia il traffico delle persone e delle cose fra le zone di frontiera è agevolato da particolari accordi, stipulati a Udine nel 1955.