VENCESLAO IV re di Boemia e di Germania
Nacque nel 1361, primo figlio dal terzo matrimonio di Carlo IV. Il padre nel 1376 gli procurò l'incoronazione a re di Germania e nel 1378 gli lasciò l'eredità dell'impero dei Lussemburgo. A soli 17 anni salì al trono in condizioni politiche sommamente difficili. Il grande scisma della Chiesa occidentale aveva proprio allora diviso l'Europa in due campi ostili. Interessi particolari e la diplomazia di Urbano VI e dell'Inghilterra (nel 1382 egli sposò Anna sorella del re Riccardo II) decisero V. a schierarsi contro il papa francese. La Francia però riusci a sua volta a impedire che V. intraprendesse il viaggio a Roma per esservi incoronato imperatore. A ciò contribuì anche il fatto che la potenza della famiglia si trovò in quel tempo in grave rischio a causa delle grandi difficoltà che incontrò la candidatura del fratello minore di V., Sigismondo, al trono d'Ungheria dopo la morte di Ludovico d'Angiò (1382). Alla fine V. dovette nel 1386 recarsi personalmente con l'esercito in Ungheria per assicurare la corona al fratello. Con ciò tramontò però definitivamente la possibilità di un suo viaggio a Roma, il che a sua volta indebolì sostanzialmente la sua posizione nell'impero.
In Germania V. si ridusse presto a una posizione di passività, barcamenandosi indeciso fra i principi e le città, i cui contrasti proruppero nuovamente in guerra aperta. Le città dell'impero per difendersi contro i principi formarono le potenti leghe di Svevia e del Reno, mentre i principi cercarono di coinvolgere il re nella guerra per distruggere le leghe. Il re cercò la soluzione con l'istituire i cosiddetti Landfrieden, i quali dovevano sanare i dissensi per mezzo di un compromesso ed ebbero relativamente buona riuscita (Landfriede di Eger del 1389). Ma, nonostante ciò, la situazione di V. nell'impero andò sempre peggiorando, specialmente perché dal 1387 egli non si era più recato in Germania sempre più preoccupato com'era per gli affari interni della corona di Boemia.
Gl'insuccessi lo scoraggiarono; ben presto trascurò anche i suoi doveri di sovrano dedicandosi alla caccia, e più tardi anche al bere, che gli riuscì fatale. Le rivalità dei parenti (egli non aveva avuto figli dai suoi due matrimonî) scatenarono alla fine la lotta in famiglia, che condusse alla guerra civile in Boemia.
Anche in Boemia d'altronde il governo di Venceslao generava molto scontento. Il re, personalmente assai cordiale e dal popolo amato, lasciava sempre più il governo in mano dei ministri, alcuni dei quali cercavano mantenersi nelle grazie del re favorendone i piaceri e le passioni capricciose. I conflitti fra il re e la nobiltà aumentavano così di anno in anno, e infine la nobiltà cercò soltanto un'occasione propizia per rivoltarsi. E questa occasione fu data dal conflitto del re con l'arcivescovo di Praga, Giovanni di Jenštein. Dopo molte schermaglie, nel 1393 il conflitto proruppe apertamente. Il re per diminuire almeno l'arcidiocesi, volle erigere in essa un nuovo vescovato che voleva dare al suo favorito Venceslao Králík da Buřenice. Giovanni di Jenštein riuscì a sventare questo progetto; ma l'ira del re, il quale non osò metter la mano sull'arcivescovo, membro di una famiglia nobile, colpì i principali consiglieri di questo. Il loro capo, il vicario generale Giovanni da Pomuk, fu sottoposto a torture e annegato. L'indignazione per quest'atto crudele creò un'atmosfera adatta per un attacco contro il re. Nel 1394 il margravio di Moravia Jošt cugino di V., assalì insieme con i nobili signori il re in una tenuta di campagna e con ciò scoppiò la guerra. V. fu liberato dalla prigionia dal fratello Giovanni di Gorlice, ma in seguito dovette fare grandi concessioni alla nobiltà. Quando più tardi ritirò tali concessioni, la guerra scoppiò nuovamente e si fece più violenta quando V. chiamò come mediatore l'avido e intrigante Sigismondo, suo fratello. E questa fu la causa del tracollo completo della posizione di V. nell'impero.
L'opposizione degli elettori, alla cui testa si mise l'arcivescovo di Magonza Giovanni, costrinse nel 1397 con un ultimatum il re V. a recarsi nei territorî dell'impero. V. obbedì; si servì di questo viaggio anche per abboccarsi con il re Carlo VI di Francia a Reims, ove si associò nel 1398 alla politica franco-inglese della neutralità nella questione dello scisma. Con ciò accrebbe però il numero dei suoi nemici, a cui s'unì anche il papa Bonifacio IX, il quale trovò un'alleata potente nella signoria di Firenze irritata per il fatto che V. nel 1395 aveva venduto il titolo di duca a Gian Galeazzo Visconti. Solo le difficoltà che l'opposizione incontrò nella scelta di un suo candidato alla corona rimandarono la deposizione dall'impero di V., che ebbe luogo solamente il 21 agosto 1400 in favore di Ruperto conte palatino. Questo scacco riuscì a risvegliare i Lussemburgo, ma solo per poco tempo. Nel 1401 la Boemia subì l'incursione degli eserciti di Ruperto e dei suoi alleati di Misnia e nel 1402 V. fu nuovamente fatto prigioniero, questa volta a opera di Sigismondo, il quale occupò la Boemia e fece rinchiudere il fratello a Vienna. V. si salvò con una fuga solamente un anno e mezzo dopo: allora finalmente si spense la guerra civile in Boemia. Però V. non riuscì a riacquistare l'impero; ottenne solamente il riconoscimento del suo titolo da parte del concilio di Pisa e del papa ivi eletto (1409), ma morto il re Ruperto (nel 1410), V. dovette cedere l'impero al fratello Sigismondo. Fu d'altra parte dal 1408 quasi escluso dal governo, perché colpito da paralisi.
L'inazione degli ultimi anni di V. contribuì molto allo sviluppo dell'ussitismo. L'alleanza con l'Inghilterra e numerosi conflitti fra lo Stato e la Chiesa sotto il regno di V., nonché il conflitto con Bonifacio IX, il quale alla fine (nel 1403) approvò la deposizione di V., facilitarono l'accettazione dei principî antipapali di Wycliffe in Boemia e rafforzarono l'antica tendenza locale per la riforma della Chiesa. La reazione antiussita della corte provocò il 30 luglio 1419 lo scoppio di una rivolta, che causò la morte di V., avvenuta a Praga il 15 agosto 1419.
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