VELITI (velĭtes)
Al termine rorarii, con cui ancora all'età di Plauto s'indicavano i soldati romani armati alla leggiera, si sostituì nel sec. II a. C., quello di velites (sing. veles-itis, da velox: per analogia con pedes ed eques). Una legione normale di 4200 fanti contava 1200 veliti, scelti fra le reclute più giovani delle classi inferiori per censo; essi erano assegnati in numero di 40 a ciascuno dei 30 manipoli della legione. Armati di giavellotti (Polibio li dice perciò γροσϕμάκοι) e, almeno da un certo tempo, anche di spada, essi si schieravano dinnanzi alle tre linee della legione e aprivano il combattimento. Nell'accampamento essi stavano lungo il vallo e prestavano servizio di guardia alle porte. Con l'aggregazione di auxilia stranieri di armati alla leggiera agli eserciti romani, i veliti cittadini scomparvero nella prima metà del sec. I a. C. La notizia di Livio (XXVI, 4, 10) che i veliti sarebbero stati istituiti nel 211 per combattere con i cavalieri romani contro la cavalleria campana, è dubbia.
Bibl.: F. Fröhlich, Die Bedeutung des zweiten punischen Krieges für die Entwicklung des röm. Heerwesens, Lipsia 1883, p. 37; E. Meyer, Kleine Schriften, II, Halle 1924, p. 255; J. Kromayer e G. Veith, Heerwesen und Kriegführung der Griechen und Römer, Monaco 1928, p. 309.