VELARIO
Il velarium (παραπέτασμα) era un grande tendaggio disteso sul recinto dove si davano gli spettacoli teatrali. In Italia questo sistema fu dapprima adottato nella Campania; in Roma fu introdotto da Q. Lutazio Catulo nel 69 a. C. Dapprima si usarono velarî di lino, poi di stoffe a varî colori, l'uso dei velarî si estese anche agli anfiteatri. Una vasta rete di cordami reggeva il telone, diviso a segmenti di forma triangolare; i punti di attacco erano disposti su di una linea di pali alla periferia della cavea e al sommo della scena. La manovra del velarium era piuttosto difficile e complicata, tanto più se si doveva eseguire durante lo spettacolo. Nell'anfiteatro di Roma era fatta dai componenti i distaccamenti di marinai delle flotte di Ravenna e del Miseno, di stanza permanente in Roma.
Più faticosa era la manovra se veniva impedita dal vento. La funzíone del velarium, oltre di riparare dal sole e dalle piogge leggiere, era anche di rinforzare le onde sonore, senza creare l'eco, e in genere di favorire l'acustica. Spesso i velarî erano riccamente decorati. Plinio (Nat: Hist., XIX, 24) ricorda che Marcello, nipote di Augusto, essendo edile, fece ombreggiare con velarî tutto il Foro Romano, per proteggere i frequentatori dei pubblici dibattimenti giudiziarî.
Bibl.: F. Wieseler, Theatergebäude, Gottinga 1851, p. 38, segg., fig. 5; G. Müller, Griech. Bühnenaltertümer, Friburgo in B. 1836, p. 42, n. 1; E. L. Tocco, Del velario e delle vele negli anfiteatri, 1908 (e cfr. L. Friedländer, Darstellung aus Sittengesch. Roms, 8ª ed., II, 1910, p. 548 segg.); O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiq. gr. et rom, V, pagina 677 seg.