VEIO (XXXV, p. 14)
In questi ultimi anni il problema della scuola artistica veiente e tornato ad essere di attualità per i fortunati rinvenimenti del 1938-39 (grande torso maschile, statua femminile con bambino) e per i successivi, dovuti agli scavi che a partire dal 1944 hanno mirato alla sistematica esplorazione, tuttora in corso (maggio 1949), dell'area del santuario di Portonaccio.
L'interesse destato dal rinvenimento della statua della Kourophoros ricostruita con paziente opera di restauro, è stato accresciuto dai successivi rinvenimenti fra i quali particolarmente notevoli quello di una testa femminile piena di espressione e che, con ogni probabilità, apparteneva alla precedente statua, e, maggiormente felice poiché ha permesso una pronta opera di restauro, quello del braccio destro dell'Apollo, che ha conferito alla celebre statua un aspetto d'insospettato equilibrio, tale da accrescere il nostro godimento che risulterà ancora più vivo quando, fra non molto, si potranno aggiungere altri frammenti alla tunica del dio, eliminando gran parte del vecchio restauro in stucco. Ma, altri frammenti notevolissimi e tuttora inediti, fra i quali il magnifico torso dell'Eracle facente parte della mitica composizione della lotta per la cerva, e poi altri pezzi ancora, il cui studio deve essere completato e deve progredire con lo scavo essendo le conclusioni subordinate alla fine del medesimo, se lasciano intravvedere indagini veramente suggestive per una più precisa definizione e conseguente valutazione della plastica veiente, è certo che debbono considerarsi una conquista tale da costituire un vero e proprio contributo chiarificatore in un appassionante problema avente un suo duplice aspetto, estetico ed architettonico. Poiché le statue non erano state concepite in sé stesse e per sé stesse secondo la scena mitica rappresentata, ma erano state condizionate alla generale architettura del tempio di cui erano una parte ornamentale, è chiaro che il problema dovrà ormai essere condiderato sotto un nuovo punto di vista, su cui i restauri in corso relativi all'architettura del tempio nella sua parte superiore permetteranno di esprimere un giudizio definitivo. Sono stati recentemente resi noti alcuni pezzi di un certo interesse quali un'antefissa a testa di Menade, proveniente dal più recenti scavi, notevole per il suo vigore plastico, e poi una testina efebica, rinvenuta nei vecchi scavi e databile nella seconda metà del V secolo, prodotto veramente interessante per l'efficace trasposizione di forme greche in etrusche.
Non meno notevoli sono i risultati storici recentemente acquisiti. Oltre al materiale databile al III secolo a. C. hanno recato conferma due iscrizioni in latino arcaico rinvenute a Portonaccio, santuario di Minerva, e ai Campetti, santuario di Cerere: L(ucius) Tolonio(s/ ded(et) Menerva e Crere (o Caere) L(ucius) Tolonio(s) d(edet). A Veio, dunque, non c'è stata una frattura fino al municipium né è da meravigliarsi che vi abbia dedicato ed in latino un discendente dell'illustre gens Tolumnia.
Bibl.: G. Q. Giglioli, Testa fittile vejente del tempio dell'Apollo, in Scritti in onore di Bartolomeo Nogara, 1937, p. 179 segg.; M. Pallottino, Scavo di un'area sacra a Vejo, in Le Arti, I, 1939, p. 402 segg.; id., Le recenti scoperte del santuario dell'Apollo, in Le Arti, II, 1940, p. 17 segg.; P. J. Riis, in Tyrrhenika, 1941, p. 46 segg.; E. Stefani, Scavi archeologici a Veio in contrada Piazza d'Armi, in Mon. Ant., XL, 1944, p. 178 segg.; M. Santangelo, Nuovi frammenti dell'Apollo di Veio, in Arti figurative, I, 1945, p. 156; M. Pallottino, La scuola di Vulca, Roma 1945; E. Stefani, in Not. Scavi, 1946; M. Santangelo, Osservazioni sulle grandi terrecotte vejenti del santuario di Portonaccio, in Emporium, 1948, p. 21 segg.; id., Per la storia di V., in Rend. Acc. Lincei, 1948, p. 454 segg.